Tuesday, February 4, 2014

"come mi batte forte il tuo cuore"

piccola recensione et suggerimento.
ho appena finito di leggere "come mi batte forte il tuo cuore", di benedetta tobagi.
racconta la storia di suo padre, Walter, assassinato dalle brigate rosse nel 1980. benedetta, allora, aveva tre anni. vide il cadavere del suo papà disteso per terra. "mamma, papà ha il sangue, chiamiamo il dottore così lo pulisce e lui guarisce". l'eco di quel trauma è il fil rouge di tutto il libro, per quanto l'averlo scritto - probabilmente - l'ha aiutata a renderla meno grumo di piombo che l'avrebbe fatta affondare.
è un libro che a tratti mi ha commosso. a tratti mi è parso [innocentemente] un po' agiografico. per tutte le 300 pagine prova a capire, cerca, si interroga. e nel raccontare quel padre che impara a conoscere - e che mi fa conoscere - grazie a quello che lui ha scritto, emerge la radicalità del "riformismo" di quel giornalista che fu definito - nel delirio brigatista - un agente della "controguerriglia psicologica" dello stato contro le classi operaie.
tobagi era un socialista. poco più che trentenne, penna stimata nel corriere che si sarebbe scoperto eterodiretto dai piduisti. era un rappresentante nel sindacato dei giornalisti lombardi, dove incrociò scazzi e contrapposizioni con la componente comunista di allora, quando i comunisti esistevano ancora. ma si confrontò spesso con il movimentismo, con la sinistra extraparlamentare. provava a capire, a ragionare sulle spinte telluriche che agitavano tutto e tutti. e ci riusciva pure.
allora si sparava e si ammazzavano le persone. erano giorni molto più complessi di quelli di oggi, per certi versi. per altri forse non sono poi così distanti.
ho letto di quell'uomo che allora sentiva ineludibile la necessità di comprendere la complessità delle cose, lo studio, lo scrivere per offrire le proprie chiavi di lettura degli eventi. senza l'arroganza di prevaricare il punto di vista altrui pensando di essere quello apoditticamente nel giusto. ho pensato, specie in questi giorni, come servirebbe un po' a tutti questo tipo di approccio.
una nuova radicalità, insomma. radicalità che peraltro mi appartiene da tempo. il trombonamento dell'estremismo non mi interessa. figurarsi quello surrettizio che fa correre il rischio di dire che è "democratico ciò che dice quello che mi piace" [pag. 167].
leggetelo, il libro dico, ne vale la pena.

2 comments:

Unknown said...

Non l’ho letto, il libro.
Però nell’80 avevo 10 anni, abbastanza per fare ricordo della paura di quei giorni: le perquisizioni in casa, il covo di via Gradoli, i posti di blocco con i poliziotti con i mitra spianati, il rumore dell’elicottero che girava sopra alla testa.
All’epoca mi sfuggiva il senso di tutto ciò, e oggi, che avrei le categorie per comprenderlo, ancor di più mi sfugge.
Ricordare e raccontare e spiegare è oggettivamente l’unico per modo per trasformare le storie di ciascuno nella Storia di tutti.
Brava Benedetta.

Monsterchef said...

L'ho giusto iniziato ieri...