Wednesday, April 9, 2014

"le persone di cui si è letto il voto, sono pregati di alzarsi per la proclamazione. [...] dottori in ingegneria"

eh già. come oggi. un bel giorno di primavera anche allora. tecnicamente cazziai l'abbinata giacca e camicia: entrambi con vaghi quadettramenti. non misi la cravatta, convintamente.

fu un bel giorno per i miei genitori. per loro sì, eccome: per questo è un bel ricordo. mio padre pianse, ma non era una gran novità.

e c'è financo da sottolineare che, almeno quella cosa lì, mi è riuscita. senza infamia né lode, neh? ma mi è riuscita. d'altro canto era bastao farsi un po' il culo, e studiare. uhm. a pensarci bene, non so nemmeno quanto possa essere 'sto gran risultato.

a dire il vero la storia della laurea è una cosa che mi son sempre visto un po' estranea. fuori da me. per almeno i tre quarti del percorso studiorum [i latinismi, mica cazzi] non ero così convinto sarei riuscito a finire. poi un docente, quinto anno, mi disse "potremmo farci una tesi, su questo argomento". tesi? allora significa che mi laureerò. toh. al quinto anno. non ci avrei scommesso molto. e per pochi mesi quasi me ne sentii orgogliosamente coinvolto. poi mi impantani nella tesi, nell'ignavia del mio spettabilissimo relatore, uno dei lavori più inutili, proforma, e amenità varie del DEI, del politecnico di milano. il giorno in cui consegnai il blocco dei fogli col frontespizio firmato [con tanto di discussione e minacciamicatantovelata del mio mentoredelisticazzi] capii la grandissima presa per il culo. e me ne ri-estraniai.

quel giorno però, appunto, fu una bella giornata. anche per la vicinanza di tutti gli amici [di allora]. e qualcuno lo è ancora oggi, figurarsi.

[...]

poi c'è un salto di decisamente un po' di anni. tipo oggi. e di mezzo c'è stato un po' di tutto: dalla consulenza pre-informatica, alle antenne col contratto metalmeccanico a tempo indeterminato, il tentativo di rimettersi in gioco e di uscire dal tunèl ingegneristico, fatto oculatamente con un master ridicolo [ex-post], la ri-attrazione allo sviluppo software, le basi di dati facili, la libera professione, il web, la formazione, una disastrosa esperienza piccolo-imprenditoriale da repressione nello stanzino asfittico: dove non ho mai lavorato così tanto per avere solo appena più di nulla.

oggi appunto. stamani mattina sono stato ad un convegno marchetta, di telecomunicazionisti. mi è sembrato una coincidenza interessante, non tanto quanto i mini-croissant salati con il salmone e il burro offerti durante il light lunch finale [credo di averne abusato, tanto che ho digerito, rumorosamente, alle 21.00]. ci sono andato perché a volte spreco il mio tempo così. perché volevo ri-annusare la sensazione di star in mezzo a quei fornitori di non più di PAAS bensì SAAS, che implementano key point in ottica di processi win-win per le soluzioni enterprise che deliverano deploy di multivendor per performare la united collaboration and  comunication, un ultimo follow-up prima di passare alle domande del floor.

mi sono reso conto di una cosa. che tutto sommato inutisco come attraversare tutto lo stack [pila] delle cose che lì sono state comunicate. dal fatto ci fosse come primo relatore un amministratore delegato di un'azienda di telecomunicazioni importante, lì a far una super marchetta alla banca che possiede percentuale impotrante del tuo stock di azioni. ai trucchetti retorici del moderatore per la captatio benevolentia del pubblico. ai fondamentali di comunicazione non verbale per non perdere l'attenzione dei fruitori. alla vuota pomposità dell'assessore regionale di turno, che legge un discorso assemblato copia-incollando e mica troppo amalgamato come cifra stilistica, redatto da un ghost-writer verosimilmente pagato poco, se non nulla. alla grossolaneria estetica dei rettangoloni in alcune slide, che rappresentano un qualche blocco operativo dalla sigla intorcigliata. alla complessità di strutture software che fanno da middleware a sistemi e protocolli di comunicazione che vanno per i cazzi loro. fino a vedermi le pagine di codice, con le intestazioni iniziali commentate col # dove si riportano data e versione ed eventuali dipedenze di altri moduli.

i commenti sui file di testo con il codice sorgente, che tanto avranno fatto peggiorare il karma di chi li ha scritti. una virgola al posto sbagliato e non si compila una beata minchia, e dobbiamo consegnare che poi il responsabile va al convegno dove si mostrano video promozionali di presentazione, con persone truccate che nei film porno il make-up è financo più raffinato. e il responsabile si metterà in bocca sigle per cercare di stupire astanti che aspettano il light lunch. e lì si, finalmente sarà plaga delle esigenze basso livello di ciascun uomo ICT in affari. si stringeranno mani, dopo essersi scrollato dalle mani, piccola frizione sul bavero della giacca, micro-bricioline del croissant salato con il salmone. col bicchiere di prosecco in mano cercheranno di leggere il tesserino appuntato alla tasca vicino al bavero [di cui le bricioline di appena prima], quello con il nome del dirimpettaio, e soprattutto di quale azienda. sono lì per ampliar il business, come magari hanno detto al telefono un attimo prima di entrare nella torre.

ed alla fine ho capito altre cose rapide. che non voglio fare 'ste cose qui. che le vette della sfida tecno-logico-matematica dei corsi che ho seguito è come offesa da tutto questo. che ho comunque studiato cose intellettivamente troppo interessanti per far 'ste cose qui. quindi ho tecnicamente fallito, pure in questo. perché io non sarò mai di questa masnada. ma poiché loro la pagnotta se la portano a casa: ho fallito.
[ovviamente nemmeno oggi avevo la cravatta. bensì i jeans e le clark. e ho appuntato il tesserino con il nome alla tasca del pantalone. girato. e mentre mi gustavo l'enneismo croissant salato col salmone, senza necessità di scrollar le micro-bricioline, ho pensato potesse venirci fuori un post rapido. ecco. appunto. rapido. per dire come non son buono a programmare...]

1 comment:

Unknown said...

Toh! Anch'io ai convegni tendo ad appuntare il tesserino alla tasca dei pantaloni. O alla borsa. O a dimenticarlo sulla sedia del vicino. Brillante lo spaccato sulla fiera delle vanitá del light lunch! (Hai letto Il professore va al congresso?)