Wednesday, April 16, 2014

sulle belle sensazioni di momenti che sono bastardi ['belle' è eufemisticante amaro-ironico]

eccola qui, una di quelle serate da tempesta perfetta. una sequela di momenti bastardi. quella dove non torna più nulla. quella dove si incrociano suggestioni che tirano da parti opposte, e a provare a farci una sintesi non si riesce. ci si arrovella, ma è come unire le facce di un cubo in una quadridimensione. è un processo sensa stato finito, che s'alluppa, DoS, sbiellatura di pulegge. è una questione di dinamica, oltre che di consunzione che sta per arrivare mentre si è già sfiniti. come il lenzuolo che lo tiri nella globalità in direzioni opposte e lo solleciti localmente, si strappa, si lacera, si lide: un bel "sette" coi lembi dagli estremi con bene in vista le fibre traumatizzate.

si è arrivati al dunque, dunque. anche se sarà un passaggio del dunque verso chissà quale dunque. sarà che le sinapsi si sono adeguate, e rompere lo status quo è un gran fottuta rottura di coglioni. sono in apprensione verso un futuro che chissà che cazzo vuol diventare, ed io fatico a provare ad immaginarlo. è un cazzo cazzo cazzo cazzo dura. volevo stordirmi di qualcosa. non l'ho fatto, perché fosse punizione e stordimento il rimanermene lucido e molto ben presente a me medesimo e al mio amaro, di quelli che impastano la bocca e disgustano e straziano il naso.

quel fiato corto, quelle improvvise tachicardie non erano piccoli attacchi di panico. ma sono prese d'atto di consapevolezza.

e allora affffanculo la consapevolezza, voglio tenermi le mie piccole crisi d'ansia.

anche se sfanculandola, la consapevolezza, rimango nell'alveo intruffabile di lei medesima, la consapevolezza dico. consapevole. che però ora mi centrifuga in maniera anisotropa tutto, dentro. però è consapevolezza, quindi è meglio così che il contrario.

faccio finire questa giornata e questa serata insopportabile. il post è già financo troppo lungo, ha già procastinato oltre lo scibile, consapevole e non. speriamo almeno nel sonno. anche se non oso nemmeno immaginare l'orgia violenta onirica che mi si spalancherà innanzi.

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