Wednesday, May 14, 2014

a reduzione, sempre più ridotto

la settimana scorsa mi son trovato ad attraversare via larga che, coerentemente il nome è piuttosto larga. ero lontano dai semafori ed avevo una certa fretta. ho fatto caso, quasi non l'avessi mai notato, che è relativamente facile e poco pericoloso farlo. dapprima si attraversa la corsia delle auto, che arrivano da una sola direzione, e solo da quella parte bisogna prestare attenzione. si arriva così alle corsie centrali dei tram, mezzi pubblici e taxi: sempre relativamente più vuote. dopodiché c'è l'altra corsia delle auto, che ancora viaggiano in una sola direzione, l'altra, ed ancora solo di quella bisogna curarsi.

stamani dovevo memorizzare per qualche secondo il numero di fornitura del gas, visto che ne ero "qualora in possesso" sono stato invitato dalla voce registrata a "digitarlo prima di essere indirizzato al nostro operatore". inizia per 700 e finisce per 28, lo ricordo ancora dopo qualche ora [però, per sicurezza, ho controllato], in mezzo ci sono altre cinque cifre: che però per me sono stati altri due numeri, uno di tre cifre, ed uno di due.

sono due esempi banali di approccio reduzionista. dato un problema - attraversare una strada larga e trafficata lontano dai semafori senza essere invesiti, memorizzare un numero lungo per digitarlo sulla tastiera del telefono - lo si smonta in problemi più piccoli e più semplici da risolvere. mettendo insieme la soluzione di codesti si ottiene la soluzione del problema iniziale.

è l'approccio che ti incul[c]ano ad ingegneria. perché l'ingegnere, fondamentalmente, deve far funzionare le cose, o farle stare ragionevolmente stabili e in piedi, massimizzando il rapporto qualità/costo.

ora.

vivo giorni piuttosto complicati, senza un elemento precipuo di seria e/o oggettiva difficoltà [la salute, comunque, c'è, vivvvaddddio]. complicazioni un poco più robuste dell'attraversare una strada trafficata lontano dai semafori, o memorizzare per pochi secondi un numero di dieci cifre.
però mi chiedo se può funzionare l'approccio reduzionista al problema.
e più ci penso e più i sotto-problemi si ingarbugliano.
provo a ridurre la complessità e mi trovo ridotto a qualcosa che vede ogni problema troppo complesso.
riduco, e nel contempo mi sento ancora più ridotto.
non penso ci sia un nesso causuale tra le due cose. è solo il tempo ingarbugliato che passa.
c'è solo da aver fiducia del fatto che il tasso di riduzione dei problemi sia più rapido di quello di riduzionamento del mio percepirmi sempre più ridotto. e possa cominciare a risolverne qualcuno, di problema. giusto per dire: toh, questo l'ho fatto.

ancora una volta è un concetto dinamico, come determinare la soluzione dei nell'analisi matematica. c'è sempre di mezzo un verbo [azione] coniugato in gerundio.

5 comments:

Anonymous said...

ecco il "gerundio" che ritorna...
Prova a scomporre il tempo invece dei problemi. Pensa prima al mattino, poi ora di pranzo, poi pomeriggio e sera. Non si riduce il problema in se stesso, ma il numero sì. Devi pensarne a meno per volta, come attraversare la strada a tratti.
Anche se non scrivo ci sono sempre. Ma questo spero tu lo sappia

Anonymous said...

Hei, ma se sono anonymous come fai a sapere?
Mo

odisseando said...

si chiama cifra stilistica... :-)

Unknown said...

Quindi? Lo stai facendo?

PS: Non ho paura di volare, ma quando l'aereo entra in fase di atterraggio, se sono seduta dalla parte del finestrino (e se non ci sono seduta, cerco di conquistarmi il posto), mentre guardo la terra avvicinarsi, non posso fare a meno di pensare a cosa accadrebbe se l'aereo dovesse cadere.
Siccome viaggio quasi sempre sola, ad un certo punto per farmi coraggio tanti anni fa ho cominciato a pensare questa cosa qua: che se cado, cado un metro alla volta, e cadendo da un metro, difficilmente potrei farmi un gran male, e questa cosa me la ripeto per tutto il tempo dell'atterraggio, fino all'ultimo metro di altezza. Adesso io lo so che sto barando, perché non tengo conto del fattore velocità, però questo sistema funziona, quantomeno a gestire l'ansia (sugli effetti di un eventuale impatto dovrei invece verificare).
Ecco, tutto questo preambolo per dire: ma sto forse usando un approccio rEduzionista (e perché non "rIduzionista?) senza saperlo?
Del resto non ho mica fatto ingegneria io!

odisseando said...

reduzionismo perché possiamo financo permetterci di usare termini poco frequenti.
e comunque la storia dell'aereo non funziona perché metro dopo metro il problema mica si risvolve reduzionandolo, bensì nell'immarcescibile trasformazione di enegria potenziale in energia cinetica, ogni 'nticchia di tempo di porta appresso l'eredità cinecità di quella precedente. e si rischia di non uscirne al meglio. tipo che uno mette la pezza al problema precedente, e il risultato è un problema ancora maggiore.
intanto tu sei atterrata? posto sia mai decollata per un qualche posto.