Thursday, July 17, 2014

sui momenti [pre-felici] che se ne vanno

sono qui seduto sul bordo, destro, di sette giorni comunque di nuovo diversi. non so se addirittura felici, ma qualcosa che a guardarli dal bordo sinistro mi avevano fatto, sommessamente, accennare un: uau, piccole stille ficosissime stanno arrivando, che bello, mi sento financo fiducioso che si possono rivivere queste sensazioni.

ovviamente bordo sinistro e destro sono disposizioni che smettono d'essere deittiche [posto lo siano mai state] se si prende come figura di riferimento il tempo che scorre, e lo fa come se andasse da sinistra verso destra. e quindi lato destro non significa necessariamente il lato giusto o vero, come alcune lingue s'arrogano a mettere in cattiva luce il sinistro, forse perché i mancini sono in percentuale minore, e quindi un po' bistrattati.

già. perché ora, seduto sul bordo destro sono un po' in rebound. che sfanculizzo 'sto fottuto bordo, che si stava decisamente meglio su quell'altro. che poi è il concetto del prima che le cose accadono, della vigilia della festa, un po' quel baluginio da sabato del villaggio. che se poi il bordo sinistro ti titilla con le cose advenienti che sono così invitanti e liete, magari accade che in effetti così si manifestino: passando dal bordo sinistro a quello destro. quindi nemmeno troppo l'idea e l'attesa del piacere [atarassico, ovvio] che viene è esso stesso piacere. perché poi a passarci in mezzo è piacevolmente piaceristico. e quindi fanculo a 'sto bordo fottuto, che quel passarci in mezzo è passato.

è stato bello, quindi. in maniere diverse, probabilmente nemmeno troppo paragonabili. se non per il fatto di avere come fil rouge la presenza di altri. e le interazioni conseguenti. come a ribadirmi la chiosa ovvia che da soli non si va da nessuna parte. e d'altro canto queste ultime settimane sono state, appunto, un richiudersi su stessi, il bozzolo, l'avvitarsi, la buca: roba che spingeva nella direzione opposta. simbolicamente sospinto dalla parte sbagliata, come non saper leggere le cartine, girate dalla parte opposta.

è stato bello, quindi. ed ora, sul lato destro, col mio rebound, ho financo un po' di paura di ri-finirci immerso in quella direzione sbagliata. solingo a contemplare i brandelli fumanti delle mie personalissime interazioni affettive finite a cazzo, e tutti i pugni di mosca che mi rimangono in mano. e il riflusso dell'idea di non riuscir a far molto meglio: pragmaticamente, dico.

è stato bello. e nella solitudine ambivalente di questo bordo destro non so quale delle due.

se è forse preferibile evitar bordi sinistri e destri, ed il passarci lieto in mezzo, che sennò poi il rebound sul lato destro mi trascina giù nel puzzo dell'acqua stagnante delle cose che, appunto, ristagnano. cioè, meglio non aver sbattuto le ali, se poi finisci col muso che incontra bituminicamente l'asfalto.

se forse è illuminante l'esserci passato in mezzo. e che i bordi servono, ma non sono i punti precipui. perché son lì a tirar la trama del tempo e delle persone che il tempo incammina sul tuo cammino. e l'esserci passato in mezzo: ecco la cosa importante. con la consapevolezza di quel che si stava attraversando. e se si è attraversato, significa che si ri-attraverserà. al netto dei rebound, che possono andarsene per questo affffanculo.

delle due una, o qualcosa in mezzo. [peraltro sono situazioni non necessariamente polari. quindi non una piuttosto che l'altra. e se non sono polari, in linea teorica, si può scegliere per una o per l'altra, ed usare con cognizione di causa l'avverbio assolutamente.]

1 comment:

Unknown said...

Assolutamente! [lo dico di "assolutamente", ma anche di tutto il resto! E quindi lo dico anche un po' metassolutamente].
You are right.
O anche ty prav, come direbbero i russi.
[Tra partentesi y in cirillico si scrive come un 61 e indica un suono vocalico tra [i] e [u] (che, apro altra parentesi, le vocali saranno pure universali linguistici, ma alcune cose sono meno universali di altri.
Ecco perché si parla di universali implicazionali.
Perché gli eventi più rari, implicano sempre quelli più frequenti.
Un po' come passare tra i bordi implichi che si passi più tempo fuori dagli stessi).
Ma di che stavamo parlando? Ho questo vizio di aprire mille discorsi insieme e non concluderne manco uno.
Vabbè, chiudo la parentesi].
E comunque, fuori parentesi, ho perso il filo.
E a questo proposito ... la metafora del fil rouge è veramente geniale!