Tuesday, October 21, 2014

che cos'è la psicanalisi, e sticazzi. [e cronaca di una seduta destabilizzante]

ho testé finito un libercolo. si intitola "che cos'è la psicanalisi", di pier dacò, psicanalista di fama mondiale mi racconta la quarta di copertina.

l'avevo intravisto nella vetrinetta della biblioteca dell'hometown, sezione saggi. stavo registrando la mia dose compulsiva di prestiti, più overdosica del solito: dovevo partir per la vacanza sicula, pensavo avrei letto molto. - fermo lì - ho intimato al mio spacciatore di fiducia - piglio anche questo, anche se in copertina ci sta freud e non jung - . sguardo perplesso dell'amico bibliotecario.

naturalmente ho cominciato a leggerlo con avidità. anche se con sentimenti contrapposti, anzi diciamolo: zeligghianamente schizofrenici. già perché io divento un po' zelig quando fruisco i libri. mi immedesimo esistenzialmente nella cifra stilistica-evocativa dell'autore. il fatto è che coi romanzi la cosa funziona in un certo modo. sui saggi in un altro. sui saggi in ambito psicologicoEtAlter è un gran casino. e quindi a 'sto giro ero quello che contemporaneamente:
  • si sentiva addosso tutte le nevrosi che leggevo raccontare;
  • inspirava l'odore d'ambrosia del paziente che scopre la sua personalità e libera le energie psichiche;
  • partecipava in distaccata e commossa emozione ad ammirare l'aura dell'analista, ruolo complicatissimo, tremendissimo e altissimo allo stesso tempo.
poi per fortuna ogni tanto tornavo nella vita reale, ricordando la mia congiuntura strutturale, scetticamente fiduciosa e nel contempo psicopipponicaappppallla [e non sarà schizofrenia, però...]
  • da una parte non avevo ben chiaro cosa avrei potuto trovarci di così epifanico, anzi;
  • dall'altra [piuttosto che] cercavo il grimaldello che avrebbe potuto aprirmi lo scrigno di quel che stavo facendo, nel mio piccolo, con odg ed il percorso analitico con lei.
e quindi è stato un susseguirsi di letture intervallate da momenti di una cosa che può approssimar bene la riflessione. poi, il mare, la vacatio, il caldo coccolante, l'idea di una cena con un qualche manicaretto pescioso ha fatto il resto. naturalmente ho continuato a pensare a che punto fossi nella mia analisi, dei punti da sbloccare, e quel che ne sarebbe venuto.

e poi c'è stata la seduta. quella vera. quella dove mi son messo sulla mia sediolina, e non il classico ed iconografico lettino. ed odg non stava alle mie spalle acciocché io non potessi coglierne le reazioni [l'analista è apparentemente neutro, e non deve farsi travolgere dall'impeto emozionale del paziente, né tanto meno darne evidenza, per questo se ne sta alle spalle], bensì di fronte e me, con la scrivania importante di legno lavorato, come sempre. e difatti quando ho cominciato e le ho detto: "sto leggendo un libro, l'ho intravisto nella vetrinetta della biblioteca dell'hometown, sezione saggi. stavo registrando la mia dose compulsiva di prestiti, più overdosica del solito: dovevo partir per la vacanza sicula, pensavo avrei letto molto. - ferma lì - ho intimato al mio spacciatore di fiducia - piglio anche questo, anche se in copertina ci sta freud e non jung - . sguardo perplesso dell'amico bibliotecario" [[auto]cit]... ecco, lei ha inequivocabilmente fatto una faccia da "occcazzzo, ti sei lasciato abbindolare di nuovo. ci sei cascato come una pera cotta che cade dall'albero". d'altro canto se lei ce l'ho davanti, mica alle spalle, le reazioni le colgo. e penso per ragione della mia componente femminile elevata ["al di qua dell'eterosessualità" ho sempre affermato "avrò mica una omosessualità latente?" ho pensato durante la lettura] certe cose mi appaiono chiare, chiarissime. e forse ella stessa, odg dico, si fa carico di nascondere le sue reazioni, ma fino ad un certo punto.

e difatti la prima cosa che ha sottolineato è stata una mia sottolineatura. io non sto facendo psicanalisi, ma della psicoterapia. la psicanalisi è altra roba. a partire dal fatto ci vada ogni quindici giorni. e non almeno due volte la settimana: cazzo pretendi? [parentesi 1: non ha detto esattamente "cazzo, pretendi", però la sensazione del "ciccio, quella è roba diversa, io faccio altro" me la son sentita addosso, per quanto forse legata ad una mia difficoltà a far certe figure un po' barbine, unitamente la mia ossessione perfezionistica. parentesi 2: ecco perché in quel libro non emergesse mai la difficoltà, da parte dei racconti dei pazienti, ad affrontar la spesa dell'analista, che invece io sento eccome. e per forza, in analisi ci va chi è ricco, e ha un sacco di tempo a disposizione. io ho solo quest'ultimo, mentre posso andarci, appunto, ogni quindici giorni, di più diventerebbe oltremodo oneroso]. dopo tutti questi millemila mesi insomma è confortante aver le idee così chiare: lo sto dicendo con amara ironia, se non si era colto. e poi lei ha proseguito, altre considerazioni di grande buon senso sulla mia congiuntura che s'innesta in qualcosa di decisamente più pragmatico, fattuale, legato all'agire, al mettersi in gioco. qualcosa che pareva essere il punto nodale su cui lavorare: il mio sentirmi bloccato a non capire che cazzo far della mia vita, a valle di questa specie di sferragliante disastro aziendalino mio. mentre io pensavo fosse quello che invece bloccava il lavoro psicanaliticocheinrealtàerapsicoterapico.

a dire il vero non ha detto esattamente così. ma d'altro canto non è il caso riporti precisamente cosa accade in uno studio, al terzo piano di un palazzo, ad una cinquantina di metri da casa mia.

però il succo, concentrato, è stato un po' quello: smetti di farti le psicopippe. delle pippe senza psico non parleremo probabilmente mai, perché non è questo il punto. si tratta di scendere pragmaticamente al livello della strada delle cose che bisogna fare. insomma, un meno suggestivo muovere il culo. e sentirsi dare dello rococochissimo psicopipponico dalla propria terapista di scuola psicodinamica son soddisfazioni per nulla da ridere [senza dimentiacare il fatto sia terapista, mica analista: coglioncello [il coglioncello è mio, ovvio. un po' di sarcastica reprimena. che il sarcasmo è sopportabile, se non è fatto con cattiveria]].

è stata una seduta complicata. tanto  che la testa ha riverberato per un bel po'. la sera mi sono stordito a birra e saccottino con dentro lo spinacio. perché ho percepito una sensazione di spingimento al bordo. come se fossi giunto ad una specie di estremale, e più in là non si potesse andare. che quel che si poteva fare si è fatto. ed ora sono istanze pragmatiche che devo sbrigarmi io. e che la psicopippa, con la suggestione dei miti e degli archetipi junghiani, serve solo a dilazionar il tempo e il momento della scelta. e che però mi sparo addosso come falso bersaglio, oppure ottimo diversivo. forse sono giunto, veramente, ad un punto importante: da cui non c'è insconcio con rimozioni e nevrosi conseguenti che tengano. non ci interessano più: ora si gioca su di un altro campo di gioco. dev'esser questo che mi ha fatto stringere - figurativamente - il buco del culo dallo spavento.

il fatto è che ci sono arrivato con l'ennesima psicopippa, esalata in un logorroico post, a fronte di un libro che - dopo quella seduta, ça va sans dire - ho finito con un distacco un po' annoiato, roba da inversione ad U su strada con doppia linea continua. e allora vuoi dire che quel cazzo di libercolo qualcosa di epifanico, seppure in maniera sui generis e in collaborazione con odg ed una succosa fattura a fine seduta, ha prodotto?...

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