Wednesday, December 17, 2014

la strage degli innocenti

son talmente stanco che non riesco a metter in fila un paio di idee sensate.

devo pulir i sanitari del bagno per far scattare una mezza psicopippa, in un baluginio di serena proattività.

da un certo punto di vista forse è financo meglio così. anche se, a valle delle criticità che quivi si vanno a definire - di cui ho fatto un psicopipponico detect, non riesce a piccolorilucere come mi par di riuscire a gestirle, le criticità intendo. vabbhè.

in compenso stamani ho ascoltato la rassegna stampa. il fatto è che è stato un quarto d'ora dopo aver ascoltato il causticissimo gianmarcobachi fare il suo personalissimo, e commovente, editoriale sulla strage di ieri a peshawar. la strage di 141 innocenti. e nella rassegna stampa quella notizia scivola piuttosto in basso, troppo in basso.

ora. non avevo davanti i giornali, quindi non so se è una scelta del giornalista che ha fatto la cernita. nel caso che vadaffffanculo quel giornalista. se invece è scivolata nel fastidioso tagliobasso delle prime pagine, allora che vadafffffffanculo mediamente la stampa: così impegnati a star dietro le psicopippe lagnose di questi autorefenziatissimi. [non starò diventando mica grillinico, vero?]

2 comments:

Anonymous said...

cominci anche ti con i vaffa?!!!!!

Unknown said...

ho fatto la stesso pensiero anche io, e pensa che l'altro giorno volevo anche dirtelo, senza che ti avessi letto però.
Credo che sia un discorso che vada affrontato in base a parametri di distanza geografica, etnica e culturale. Incrociando i fattori si ottiene che 140 ragazzi pachistani valgano molto meno di tre studenti israeliani, i quali valgono comunque in assoluto meno di un bambino italiano, se vittima di una delitto efferato compiuto in casa nostra. I naufraghi di Lampedusa valgono di più solo se muoiono in quantità superiore al centinaio, e comunque dalla parte giusta del mediterraneo, e così via.
Il giorno dopo però in treno, che distribuivano il giornale, ho notato che la notizia era in prima pagina sia su Repubblica che sul Corriere.
Probabilmente anche il tempo, lasciando sedimentare la notizia, permette poi di darle il giusto risalto.
Prima ovviamente di portarsela via per sempre via tra le migliaia di cose che cancelliamo per una naturale propensione alla dimenticanza.