Monday, November 9, 2015

sulle epifanie del primo ricordo della propria esistenza [financo, a volte mi vien da pensare, con poco senso]

leggevo, sulla filovia.

"l'orgoglio di andare in quella scuola cambiò Birju. Assunse un'andatura rilassata. Quando entrava in una stanza sembrava che pendesse all'indietro. Quando si rivolgeva a me, mi guardava come se avesse di fronte qualcuno di sorprendentemente stupido"

il fatto è che mi si è spalancata di fronte la cosa, come se mio fratello avesse potuto scrivere questo di me. soprattutto l'ultimo periodo. e mi son sentito venir meno, oltre che sopraffatto da una commozione pentita che levati.

come se fosse venuto giù una specie di diaframma. così, sbrrrammm. all'improvviso.

non credo sia del tutto casuale, non foss'altro per il fatto che mio fratello oggi compie gli anni.

e mi è pure sovvenuto che oggi ricorre quello che, verosimilmente, è il primo ricordo ho della mia infanzia. mio padre che chiude la porta di casa, io intirizzito dal fresco della mattina, oltre che moderatamente rincoglionito dal sonno [non dicevo, né tanto meno scrivevo parolacce, ai tempi]. e poi vagamente qualcosa in ospedale, la vestaglia rossa di mia madre [ma forse questo è un ricordo mediato dalle foto], quella specie di sapone che quel bambino aveva in testa.

il problema è che mi si è scatenata dentro la gelosia del bimbo che non sarà più centro dell'attenzione. che mi ha attanagliato per anni, et anni, et anni. più ci penso e più mi convinco che sia stato già l'epifenomeno di un qualche problema di sicurezza e/o di autostima.

il problema era che oltre che geloso poiché insicuro, ero financo un po' stronzo. e questo mi ha fatto mancare un po' il fiato sulla filovia. come se mi si fosse parato di fronte tutto quel campionario di affetto condizionato, e tutto il bene che non sono stato capace di dargli. e via, via, via giù fino al mancato rapporto, sbriciolatosi millemila anni fa.

c'è voluto giusto la malattia di mio padre - esattamente dieci anni fa - per improvvisare una qualche forma di condivisione e afflato fraterno. peraltro poi lasciato andare, con ancora l'aculeo del lutto che doleva.

mi son tornate alla mente un paio di episodi dell'infanzia, dove l'ho portato a farlo piangere, quasi con soddisfazione gratuita, e nel contempo con l'intuizione stessi facendo una cosa bieca e stupida. così come quando, anni dopo, lo chiamavo "zappaterra", mentre studiava da perito agrario: ben altra cosa rispetto al mio corso elettronico. poi, figurarsi, io addirittura mi sarei pure laureato. difatti lui ora è stimato et riconosciuto fisioterapista, che ama il suo lavoro e gli riesce fottutamente bene. io sono un ingegnere frustrato, che ha inanellato una serie di pezzottatissimi tentativi di combinar qualcosa di decente. stipendi medi degli ultimi dieci anni compresi [giusto per dare un qualche addentellato materialistico].

mi ha fottuto la gelosia, dovuta all'insicurezza, oltre che la paura di perdere l'attenzione di mammmmà e del babbo [che giù sentivo meno sintonizzato sulle mie eccentriche esigenze affettive]. ed in fondo a tutto questo rimango pure convinto che lui mi abbia voluto molto più bene di quel che io sono riuscito a voler a lui. come se avessi avuto una specie di freno a mano tirato. e di ciò, sinceramente, mi sento colpevolmente dispiaciuto. aver perso un'occasione. le cose vanno e passano. le esistenze pure. la mia pare scorrere senza molto senso, in questi mesi. per quanto intuisco qualcosa si possa fare, all'uopo.

tornando a lui ed al mio rapportarmi da fratello maggiore, mi son sentito in bocca una sensazione amarissima. senza che nessuno abbia nessuna colpa, io mi sento in tremendo difetto. oltre che di aver avuto modo di esalare un'innocente stronzaggine.

sono rincasato molto scosso. ed ho riverberato pesantemente per qualche minuto. mi era pure venuto in mente di scrivere di getto un post, e di inviarglielo, come presente genetliaco assolutamente inaspettato. come se fosse inevitabile ed impellente il fatto di fargli sapere tutto quello che mi stava ciondolando dentro. ho tardato a chiamarlo al telefono per fargli gli auguri, temendo di bloccarmi con un groppo alla gola sincero, di bene strozzato, ma amarissimo.

poi l'ho fatto. la sua è stata la solita reazione di cordiale distacco atarassico. probabilmente un po' imbarazzato pure lui: serenamente e cordialmente indifferenti. come ci si è strutturati nel relazionarsi negli ultimi anni. del subbuglio che ci avevo dentro - ovviamente - non ha percepito nulla. e forse non lo saprà mai.

però intanto, il post, l'ho scritto.

1 comment:

Anonymous said...

Grazie per questo post, ha fatto riverberare alcune cose del rapporto che ormai ho con mio fratello. Ci sarebbe da parlarne davanti a una birra... ToeflExpired