è stato un anno faticoso. molto faticoso. e se [mi] ripenso a dodici mesi fa mi sembra ci sia stata in mezzo tanta, tanta roba.
e soprattutto [mi] sembra lontano il modo in cui osservavo e
interpretavo quello che stava accadendo. o almeno è la percezione netta
che ho in questo momento.
come interagivo con il contesto, io con la mia struttura, sempre molto incuriosita.
e a proposito di struttura credo cominci ad appiccicarsi addosso l'idea,
molto semplice, lineare, forse banale: che un sacchissimo di cose
accadono a prescindere da noi. si tratta di interloquirvi nel modo
migliore possibile. e che spesso sono molto più semplici e lineari di
quel che può apparire a volerci metter di mezzo una struttura molto
incuriosita, titubante e pretenziosa [di primo acchito blogghico mi
sarebbe venuto da scrivere rompicoglioni, per questo post un po' mi
trattengo].
e che io sono io, con tutte le mie piccole e grandi incertezze, le mie
paure, i miei limiti, ciò di cui non è il caso di andar fieri, ma senza
che diventi uno stigma autoflagellante il fatto non ne vada fiero [di
primo acchito blogghico mi sarebbe venuto da scrivere nevrosi, oppure
ossessioni e compulsioni, ma forse spesso li uso un po' a sproposito].
e che sto dando del mio meglio e riesco in quel che riesco, anche a
cominciare dalla necessità di non pretendere che tutto sia ideale o
perfetto: in me e - probabilmente - negli altri o nelle situazioni.
forse se fosse perfetto sarebbe financo un po' noioso. ed anche
prevedibile. come questo preciso momento, mentre scrivo con scott joplin
che esce dall'impianto stereo e che sovrasta il giusto lo sciabordio
del mare, qualche piano sotto le finestre. solo, in una situazione non
del tutto ideale, a cominciare dal fatto abbia lo stomaco un po'
sottosopra e probabilmente arrendendosi all'idea che con un'altra
compagnia sarebbe decisamente meglio.
sono consapevolezze, rasserenate, che mi sono conquistato un pezzo per
volta. anche e per merito del divenire di questo anno faticoso, molto
faticoso.
ho appena finito di leggere un libro. parlava di psicologia dell'età evolutiva. roba
divulgativa, ovvio. la tesi fondante è che i bambini applicano gli
stessi paradigmi degli scienziati per comprendere via via quello che
capita intorno a loro. anzi sono gli scienziati che fanno come i
bambini. visto che siamo programmati - tutti - ad affrontare e imparare
risolvere nei primissimi anni di vita i tre grandi problemi: il fatto
esistano altre menti, che esista un mondo esterno, e che si debba
imparare un linguaggio per interagire. adattano via via il modello che
comincia a formarglisi in testa, praticamente da subito. quando le cose
non tornano, si modifica il modello. e grande è il piacere della
scoperta, di quando le cose tornano, ed il paradigma funziona [senza
sapere cosa sia un paradigma, ovvio].
ecco. non faccio di mestiere [ahime?] lo scienziato. non sono [più solo]
un bambino. però il piacere quasi epifanicamente orgasmatico della
scoperta sì. anche il piacere dell'approcciarsi in modo analitico. sono
un po' di anni che sto mettendo un po' in ordine la struttura molto
incuriosita. non è solo "merito" mio. succede anche perché il contesto lo
favorisce. e perché qualcuno mi sta dando una mano. cui capita di ascoltare alcune istanze oggetto di alcuni post dall'altra parte del tavolo del suo
studio - per come ha impostato il suo setting. questa volta potrebbe
accadere il contrario, e che legga addirittura un post. roba un po' fuori dal setting.
ma non credo caschi il mondo, giammai. è tutto molto più semplice e
genuino. anche il desiderio di ringraziarla, tipo ora. [ecco perché mi sono un po' trattenuto dal primo acchito
blogghico].
rimangono alcune cose da capire. o forse semplicemente da affrontare
senza troppa paura - tipo quella della piacevole compagnia, del desiderio che nego intrappolato dall'idealità [?]. ma d'altro
canto la fine di un anno è una pura convenzione. ne inizia un altro.
si va.
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