Sunday, June 12, 2016

l'orchestra verdi, le increspature e gli arrangiamenti sulle sinfonie solo nella mia testa [speculativa]

l'orchestra verdi è una realtà interessante di questa cittameneghina. suonano - toh - al teatro verdi, che però sta in largo mahler. el bepìn ci sarebbe rimasto peggio se il teatro verdi, con l'orchestra verdi che ci suona dentro, l'avesso fatto in piazza wagner. ma in piazza wagner, forse per complicità campanalistica ad uno degli aedi del risorgimento, ci han messo un mercato comunale e non un teatro. la zona è piuttosto fighetta, quindi è un mercato comunale non propriamente con i prezzi popolari. altresì la casa di riposo dei musicisti giuseppe verdi, fondata e voluta dall'autore de "Nabucco", "La Traviata", "Il Trovatore", "Rigoletto" e molti altri, è proprio ad un tiro di fionda. da piazza wagner dico, non da largo mahler, dove suona la verdi nel teatro verdi. [anzi. sembra proprio che el bepìn decise di costruirla lì, perché quivi i terreni costavano poco, essendo allora zona periferica, mica quella fighetta di adesso - dove, invero, si sta però proprio bene].

ma meglio non divagare.

dicevo. l'orchestra verdi. è un'orchestra sinfonica, in gran parte di futuri talenti. è verosimile che qualcuno debba affinare un po' le abilità per divenirlo del tutto, talento dico. cioè. intendiamoci. per suonare bene, suonano molto bene. solo che le [piccolissime] increspature che ogni tanto ci infilano dentro, complessivamente, mi riverberano piuttosto chiare, e mi suonano acclarate. d'altro canto sono quasi da sempre stato un emerito rompicoglioni, cosa di cui non vado molto fiero. epppppperò mi son anche reso conto di aver sviluppato una capacità di raffinazione uditiva, di cui potrei andare - questa sì - tutto sommato fiero. forse anche per compensare l'anosmia. il mio amico luca sarebbe, pure lui, fiero. lui che del coacervo bouquetico degli odori sa farne narrazione. poi, verosimilmente, l'amica liude è financo più capace di distinguere i dettagli. ma son dettagli, appunto.

ecco. una cosa del genere invece io ce l'ho con l'udito. udito che è pretenziosamente in ascolto nel fruir musica, meglio se dal vivo. intoniamoci: non ho l'orecchio assoluto che - tanto per cambiare - mi piacerebbe avere. d'altro canto risuono con molte note nella mediocrità della ggggggente normale. quando accetterò finalmente il fatto come una vittoria [semicit.] avrò neutralizzato il cinquantapercento - almeno - delle mie nevrosi. niente assoluto, quindi. ma una più che dignitosamente interessante capacità di discernimento.

forse fa pure un po' il paio con quelle consapevolezze che via via son venute fuori negli ultimi anni. mi accorgo delle increspature. so che ci sono orchestre migliori. così come mooooolto peggiori. e forse è per questo che quando alla fine di novembre la tappa obbligatoria, nella mia hometown, è quella di ascoltare il concerto di santa cecilia della banda dell'hometown: ci si trova per una festa, bel posto neh? ma sono sempre sensazioni stridentemente soffocanti, quindi non propriamente piacevoli. per la festa e per la banda. dall'accordatura degli strumenti, che ognuno va un po' dove gli pare. le dinamiche che mancano: niente forti e piano, solo un quasi forte persistente. l'inesistente personalità nella direzione che appiattisce l'esecuzione: una noia monotona [una sola parola: da leggere sia nella la versione sdrucciola che in quella piana della parola: monòtona monotòna]. come d'altronde è lo zeitgeist che percepisco della hometown, bel posto neh?

ma non solo. mi accorgo sì delle increspature. ma mi accorgo anche di trovarmi intento ad inventarmi incipit di variazioni sulle sinfonie. roba che potrebbe sembrare arrogantella, mi rendo conto. se non fossero solo timide vocine, melodiette, dentro, che non si pongono in modo tronfio. anche perché, naturalmente, non sono in grado di ricordarmele né tanto meno di metterle per iscritto. d'altra parte improvviso con molte variazioni nella mediocrità della ggggggente normale. quando accetterò finalmente il fatto come una vittoria [semicit.] avrò neutralizzato il cinquantapercento - almeno - delle mie nevrosi.

forse fa pure il paio con quelle intuizioni di come potrei andare oltre, con variazioni dalla contingenza lavorativo-esistenziale. magari mettendo decisamente più in uso quel milieu incasinato che ho dentro, ma che trovo più interessante, e più vicino a quel che mi sento essere. ecco. anche in questo caso sono, vocine, melodiette, incipit di possibilità di arrangiamenti. come se intuissi come potermi muovere, come fraseggiare secondo schemi armonici anche piuttosto diversi fra loro. cosa arrivar a poter fare per provarci.

ma dura un attimo. come pensare alle variazioni che prendono un po' di corpo sonoro nella loro evanescenza, ma solo quando a darle vita, nella mia testa bacata, c'è la sostanza della musica che suona vera e reale. musica che non morirà mai, fintanto che ci sarà qualcuno a suonarla.

io posso solo ascoltare e fruire. pace, se non riesco a trovar da che alzare lo sguardo dalla leggera frustrazione che ne segue. quando accetterò finalmente il fatto come una sconfitta avrò neutralizzato il centopercento delle mie nevrosi. nel senso che avranno vinto loro.

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