Sunday, July 10, 2016

struggimentismi

il viaggio è parte della meta.
e non sempre il percorso più rapido è quello da imboccare necessariamente.
così oggi mi son goduto un pezzo di viaggio. solo che non ho seguito la litoranea del lago, ma quella a mezza costa. è una specie di tragitto che mi capita di fare, ogni tanto, come una piccola specie di coccola personale [oggi anche dalla caldazza pure lacustre]. e non solo per il lago che si vede da su.

che poi lo so che si passa nei pressi di quella chiesetta. ed è sempre il momento più suggestivo. solo che oggi ho voluto suggestionarmi parcheggiando il camioncino carico di oggetti transazionali per matreme su cui sarebbe curioso indagare [ie cucine, ma devono essere usate]. e quindi me ne sono andato a riguardarmela da vicino. tecnicamente è stata costruita su di un piccolo pianoro, una specie di balcone naturale. ora ci sono case sparse qua e là, che si rimirano il panorama del lago, e non è cosa da poco. quando la costruirono doveva essere qualcosa di ancora più rarefattoriamente toccante.

curiosamente solo oggi ho realizzato sia dedicata a sant'agata. che, poveretta, tagliarono le zize alla martire. ma il nome, greco, è uno di quelli che mi titilla da millemila anni. [poi sì, ovvio che un'agata  in passato l'ho pure incrociata. era piuttosto presa. io me ne accorsi, ma forse nemmeno troppo].

il fatto è che lì cominciò la mia discreta carriera di grattuggiatore di corde di chitarra acustica in ambito parrinaro. "laudato sii", quello con il giro di DO. roba facile. però avrò avuto boh, 16 anni, e c'era una discreta pattuglia di regazzini che veniva dietro la ritmica della mia chitarrina. il prete si sollevava, per un attimo, sulle punte dei piedi in alcuni momenti di acme del canto: che però sapeva solo lui quand'era. ed io, nel mentre, dreenddrennddrenndrrenredrendrendendendendrè. che poi io ora sarò pure agnostico. ma la figura di francesco, come dire, ha sempre un certo significato: non foss'altro per il fatto mi sia reso di conto di cosa avrebbe potuto rappresentare per me la letteratura ascoltando la lezione della professoressa magistrini, che commentava, appunto, il cantico.

peraltro, non so perché, ma ho la netta sensazione sia stato un venticinquediaprile. che è data che, per me, ha sempre un certo significato.

insomma, un coacervo di coincidenze ed elementi significativi.

e poi il ripensarci, lì, oggi. mentre sentivo salire la caldazza del pavimento di cemento ruvido della piazzetta accanto, e sbirciavo il lago. e mi è preso per un attimo un senso di stordente struggimento. roba da sentire l'inebriante profumo di primavera di allora. quando le cose dovevano ancora compiersi, ed erano lì, in potenza, in possibilità di manifestarsi. quando era un po' tutto ancora davanti da mettere in pratica, con lo scalpitare di mente, anima, cuore, polmoni che doveva solo arrivare la prima occasione per dir loro: occhei, partite, e dateci dentro a far succedere cose mirabolanti. forse con la tracotanza di pensare, o pretendere che le cose dovessero andare per forza in maniera mirabolante. e che il meglio sarebbe venuto. come se per il solo fatto di esserci implicasse il diritto che le mirabolanterie si sarebbero dispiegate. come se non ci fosse altra possibilità. come se non potesse essere che così.

però poi capita diverso. perché le traiettorie impazziscono, diramano come la struttura frattale più delirante si possa concepire. e di cose ne vengono altre.
quelle in cui magari prendi coscienza che scalpitavano mente, anima, cuore, polmoni, ma si sublimavano i pantaloni: lo scalpitio, dico. con tutto quello che succede ancora oggi.
dove magari ti rendi conto che quel posto è bellissimo e struggente, ma senza il bisogno di dover tirar in mezzo nessun dio per giustificare la bellezza di quel luogo e la sensazione di pace e serenità che trasmette. o il fatto sia stata regalata alla letteratura mondiale il cantico. o il concetto di bontà che promana dal nome agata. o che i valori del venticinqueaprile siano qualcosa che servono all'evoluzione dell'umanità: tutta.

così poi torni alla realtà che quella giornata - con meno caldazza, di primavera innamorevole - se n'è andata. punto. è stata bella. bellissima. e non solo per la donna angelicata che in realtà era già una nevrosi in essere. resta il fatto è che andata. e si guarda avanti: perché di lì si va. con le speculazioni nella mente, i dubbi dell'anima, il cuore scettico ma empatico, i polmoni che non si prendono le cose con la forza, ma con l'intelligenza. ed anche i pantaloni, che ci sono, eccome se ci sono. [e se quand'anche ci fosse un dio, dubito sia così interessato di prender nota di quello].


4 comments:

Anonymous said...

Che bello questo post... grazie.

ToeflExpired

odisseando said...

il primo commento dopo millemilapost.
però, d'altro canto, ho scelto la solitudine. [che voglio accampare...]

Anonymous said...

Passo di qui tutti i giorni ma le volte che vorrei commentare mi sento inadeguato...

Ti segnalo questo, magari lo sai già:

http://vivimilano.corriere.it/eventi-classica/cum-grande-humilitate/

A presto,

ToeflExpired

odisseando said...

molto what a pity...
non lo sapevo.
ma ci sarei andato ben molto volentieri.
sgrunt...