Wednesday, March 8, 2017

il banchetto delle mimose, mezzanino della metropolitana

volevo discettare [criticandolo] di renzi. però poi ho pensato che ci sarebbe pure qualcosa di più bello. e anche per delicatezza nei confronti del mio amico itsoh: un po' mi disturbava farlo proprio dopo il piccolo post [suo] genetliaco.

uscendo dai tornelli della metropolitana ho visto i banchetti di mimose. sono sul pezzo i dispacciatori, cominciano prima. non so quanto sia tatticamente ineccepibile la scelta di tempo. però se lo fanno è perché conviene loro farlo: io mi frustro in un lavoro d'ufficio piuttosto tedioso, non vendo gli oggetti alla bisogna del momento nei mezzanini delle metropolitane. che vorrò mai saperne.

di primo acchito mi ha fatto un po' di leggera tristezza. vedere  quei rametti di mimosa pronti all'uso, veloce, rapido, all'occorrenza. domattina i prezzi saranno piuttosto elevati. ora di sera le mimose rimaste si venderanno a prezzo di saldo. lì, così già disposte, sembravano avessero un sapore di consuetudine. che forse non ha spessore. un po' come il post che pensavo avrei scritto.

cioè. non è che sapessi cosa sarei andato a scrivere. così come non l'ho ancora mica in mente del tutto in questo momento in cui scrivo "in questo momento". intuivo però rischiasse di essere poco pregno, abulico, scontato, financo banale. ovviamente c'è di mezzo lo zeitgeist personalissimo di queste settimane. ed è piuttosto patetico debba infilare le mie contumelie anche qui, in un post sulla festa della donna. perché una cosa del genere o che le si approssima, se non lo si era ancora capito, vorrebbe essere questo post qui. [e comunque avevo la sensazione ci avrei infilato la contumelia dello zeitgeist, anche molto prima di scrivere "in questo momento"].

ed in ogni caso intuivo il piccolo scoramento nel ragionare di come, in questo personalissimo zeitgeist, sarebbe stato oltremodo difficile sintetizzare qualcosa di veramente originale e veramente nuovo: ansia da prestazione ex-ante. poi sì, ovvio, c'è un po' il percepito generale che - di nuovo - in questo periodo non corra il rischio di sopravvalutare nulla nel campo del positivo. giusto per usare un eufemismo.

e non solo. non tenderei ad escludere che questa personalissima e circostanziata buchetta, per quanto persistente e noiosetta [altro eufemismo], si sia generata anche per responsabilità delle donne. anzi no: del mio non riuscire a concretizzarci nulla, nonostante un desiderio che ha ricominciato a respirare quasi a pieni polmoni. quindi non è colpa di nessuno, se non della mia timida incertezza e del [fottuto] contesto.

però ho già scritto troppo della buchetta. dovrei tornar su e cancellare almeno trequarti di quello che ho già buttato giù, e buttarlo via. ovviamente non lo farò.

quindi c'è un po' di questo anelito di irraggiungibilità: quasi pratica, fattiva. nel senso che io non riesco a raggiungerne quasi niuna. e che si unisce a tutto quel complesso di cose che le rende uniche. tecnicamente meno banali degli uomini. dev'esser per questo che mi incazzo ancora di più quando ho a che fare con un'idiota, e questa è donna. perché ovvio esistono le campane della gaussiane anche per loro. però c'è un lato irrazionale, o inevitabilmente innamorevole di me, che si dimentica di questo. una specie di minusolo rapimento emotivo in cui si incunea lo stupore agghiacciato: tu sei donna, non puoi esser stupida, lasciala a noi uomini 'sta cosa.
ed in questa inspiegata perplessità credo ci finisca un po' di tutto. anche se non so quanto del tema portante di "ciao maschio", visionario e spietato film di ferreri che ci vedeva lungo sulla decadenza del maschio. quanto dello zeitgeist di cui  [troppo] sopra. quanto di qualcosa totalmente non gestibile e che le rende intimamente inafferrabili, per noi uomini, persino quelli con componente femminile elevata.

e a voler anche buttarci dentro una delle cose più brutte, la violenza di genere - in tutte le sue forme e gradazioni - credo ci sia un po' di questo. il non riuscire ad arrendersi a questa intima inafferrabilità, per quanto percepita forse al di sotto del conscio. talmente spiazzante che di controbalzo fa fare il fallo di reazione. anche se è, né più né meno, una reazione da bestia ferita.

a lasciarle andare, invece, in quella loro intima inafferrabilità si può solo sperare di intuirle: osservandole da un'altra parte rispetto a dove se ne stanno loro. anche quelle nella parte bassa della campana, savàsadannnidddiiir.

e provar a raccontarselo, farsi [ri]attraversare da quello stupore mi fa trasfigurare il ricordo delle mimose sul banchetto, nel mezzanino della metropolitana. che il valore non sta in dove si prendono per regalarle. ma nel fatto che quella mimosa la si dona per celebrare anche [o soprattutto?] quell'inafferabilità. che noi uomini avremo comunque sempre qualcosa da imparare da loro.

quand'anche, e soprattutto, dovessi mai incrociarne una in particolare.

e a culo pure lo zeitgeist.

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