Thursday, July 5, 2018

sull'agonismo svaporato [post confuso e giaculatorio]

ennnnnnnnnnnnnnnnnniente.
i tempi si fanno foschi ma sto tornando a guardarmi l'ombelico.
forse è la stanchezza. forse certe cose sono ormai cristalizzate da più o meno sempre.
in questi giorni 'sto pensando alla storia del doppio due di picche, ex-ante.
[poi c'è la storia del fenomeno che ha pensato di tenersi per sé, con me, della fazenda fidanzatoria dell'altra. dice di avere le sue ragioni e che dovrei ascoltarle. sono tanto serenamente incazzato che, in questo momento specifico, potrei lasciarmi andare a dirle cose di cui poi chiedere scusa. non so quale delle due cose faccia da moltiplicatore per l'incazzatura all'altra].
e mi è scoppiata tra le mani, figurativamente, la storia della mancanza di agonismo.
che poi è la diretta conseguenza dell'aver paura di perdere. che poi sarebbe il palese magnificarsi del fatto di non riuscire a vincere. che poi sarebbe la ratifica la mia ontologica battaglia con lo strutturarsi dell'autostima [ancora? ennnnnnniente, ancora].
quindi per evitare di stuzzicare quel fronte aperto dell'automerditudine percepita, che potrei smentire vincendo, si fa più forte la paura di perdere, quindi non gioco neanche. e per non correre il rischio: via l'agonismo dalla mia esistenza [al limite, con me medesimo, come una cosa autoimmune].
mi è tornato alla mente una cosa di trentanni fa, più o meno esattamente. ero [nevroticamente] innamorato di un'altra pediatra: allora non lo era mica, ovvio. innamoramento cortese, idealizzato, fuori dal tempo e dal mondo, se non nelle pieghe dello scorrere nella mia testa di una realtà parallela. i giorni in cui entrò a far parte del piccolo cerchio oratoriano, in cui vagolavo come dentro un liquido amniotico, per mesi e mesi, mi sembrarono epici, straordinari, tali da doverne ricordare il particolare, nel ticchettio dello scorrere dei minuti. insomma un distacco dall'ordinarietà ossessiva di 'sto genere.
ennnnnnnniente.
talmente epici che pensavo sarebbe stato sufficiente lei mi conoscesse. il destino avrebbe fatto il resto. almeno: io me l'ero immaginata così 'sta cosa. che altro doveva succedere se non che le si innamorasse di me? tutti gli altri non potevano che essere d'accordo, no? gli altri maschi, soprattutto.
e invece lei non si innamorò di me. e un altro maschio - belloccio, oggettivamente - la si fidanzò, per quel che può valere a quell'età in quel contesto. ricordo financo quando lo scoprii, dov'ero, che facevo, com'era il colore del sole che andava a declinare, le ombre più lunghe, il ventottoagostotttantotto.
naturalmente la notizia in sé mi si parò davanti improvvisa, ma non è che non l'abbia percepita arrivare. come quando capisci ad un certo punto che quello che era così malinconico, era la puzza del sifone dell'acqua reflua che sta per esplodere. e la notizia arrivò quasi beffarda, pure con un filo di compiacimento da parte del gruppo che me lo comunicò. [ecco, tranne il filo di compiacimento, mi sembra il mood dell'altro giorno].
ma il punto di fondo è che [anche] allora non ci provai nemmeno.
zero agonismo. solo il mendico sperare che la cosa accadesse.
non sono mai stato un maschio alfa dominante. è che poi a rimanere indietro si incistano altre paure. che così fanno scalare verso le lettere più basse dell'alfabeto [greco] la propria maschitudine.
poi, aiò, qualcosa di meglio sono anche riuscito a diventare.
ma continuo a non essere un maschio alfa dominante.
quindi niente battaglia per conquistarsi il diritto ad essere scelti [che siano le donne a scegliere, mi pare l'ovvio che etologicamente si possa loro riconoscere [quindi, nella trasposizione erotica, non scopo]].
quindi ci sarà sempre un qualche altro maschio a passare avanti.
non è che non abbia le possibilità, anzi. è che non le uso. quindi tecnicamente è come se scivolassero sull'asse immaginario. e mi lasciassero a pensare dialoghi immaginifici di corteggiamento, che tanto non andranno mai in scena.
io lo intuii già lustri fa: non sono adatto alla riproduzione. per una serie di motivi, uno è questo. quindi giusto così. mi dicevano di non dire cazzate simili. che non era per nulla vero. forse in effetti non lo era. ho finito per crederci.

poi, vabbhé, c'è anche un fottotussimo effetto di bordo. sto cercando di ri-appropriarmi di quel po' di autostima e assertività. quando mi confronto con persone che di assertività me ne lasciano poca - lo fanno tutti in maniera involontaria, sia chiaro - allora per mancanza di agonismo lascio perdere. e le lascio perdere.
difatti sto rimanendo sempre più solo.
[a quindici anni volevo cambiare il mondo. guarda un po' a porsi obiettivi quel filo alti. si finisce per scrivere post molto inutili. e fastidiosamente tristi].

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