Sunday, January 13, 2019

piccolo post veloce /6 - sull'efficienza enertica [emotiva]

non amo l'autunno. da sempre.
da prima di capire non amassi il freddo. da prima che i ricordi si facessero rovi. e nonostante sia poi riuscito a derovizzare un bel po'.
no. è la luce, che viene meno, giorno dopo giorno.
occhei, anche d'estate, ma l'eco della pienezza illumina comunque.
mentre d'autunno, quando la luce si fa più rada, è come se mancasse qualcosa. fin quando il tramonto non fosse tornato a spingersi un po' più in là.
accadeva così riuscissi a sentirmi risarcito, contendo di luce, solo a pasqua, che è dentro un bel pezzo alla primavera.
poi, anno dopo anno, mi sono accorto di una cosa. di come anticipassi quella sublimazione di felicità.
così già all'inizio di marzo sentivo odore buono, figurativamente ovvio.
e poi.
la sensazione che si potesse ovviare all'ansia del genetliaco, con il nodo del tramonto già così a nord, una specie di sorriso.
e poi.
il cielo che ancora balugina incendiato alle sei di sera, l'inizio di febbraio: un nuovo regalo gradito.
e poi.
il chiarore, quando si esce per la marcia, il uichend della merla, è celia garrula a chiedersi: ma che lo porto a fare il lanternit?
fino ad arrivare a questi giorni, quest'anno. che ogni tramonto è un pezzettino avanti. e ne ho contezza. così da ammonticchiare, tramonto dopo tramonto, quella roba lì, di qui sopra. già ora.

è una cosa tipo le piante grasse. che basta pochissima acqua. e con grande efficienza sfruttano le singole stille. e non mollano.
a 'sto giro, con la luce, funziona allo stesso modo. come se, ogni giorno, fosse luminosissima quella manciata di minuti in più. ed io vedo chiaro, a sentirmi rischiarato. roba che illumina, dentro, tanto.

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