Saturday, February 2, 2019

un qualcosa sulle candelore ed il baffo della nike

quindi mi è sovvenuto quel ricordo dell'evocar di matreme. raccontò, una volta, che quell'anno, nei giorni in cui ero lì lì per nascere, si fece tutte le candelore del circondario. un po' per far passare il tempo, i giorni di attesa tutti uguali, in attesa arrivasse quello più uguale di tutti gli altri. un po' - penso - come gesto apotropaico, che a crederci lo si eleva a momento di devozione e soprattutto richiesta di protezione alla madonna. un po' - forse istintivamente - a secernere prostoglandina [mi pare si chiami così], l'ormone che favorisce le contrazioni, quindi il travaglio, quindi la nascita del pargolo. ['sta storia della prostoglandina la raccontò l'amico omar. eravamo nella stanza dei carbonari, vent'anni fa, dall'altra parte della strada di là dentro, dove io ristò con qualche serenità in più, ma con convinzione mai troppo radicata. allora l'amico omar ci erudì col fatto che in campagna, quando la donna era lì lì per partorire, o la si mandava a far fieno o qualche altra attività un po' faticosa, o la si trombava. la prostoglandina è secreta dal corpo umano con lo sforzo, oltre che presente nello sperma. non ho mai approfondito. però mi è rimasta in mente, 'sta cosa].
dicevo.
le candelore che si fece matreme.
mi son tornate alla mente perché ne ho viste passare almeno un paio, nei rapidi feisbucchiamenti di oggi. la cosa più interessante è chi l'ha condiviso, e con quale aura di contorno. donne non proriamente religiosisssssssssssime, anzi. e rappresentazioni molto sincretiche, evocanti paganamente il mito della madre terra. nel senso di femmine che germinano, e queste femmine sono rappresentate sotto terra. e sopra la candela. che è un po' fuoco che ha purificato la terra, con tutti i falò di sant'antonio di un paio di settimane fa, un po' luce, visto che finalmente le giornate si sono allungate di un po', e un po' devozione a qualcosa che ci sovrasta, non foss'altro perché ci sappiamo mortali et finiti. il fatto ci sia arrivata la madonna mi sembra un'interessante ri-brandizzazione di qualcosa di più ampio, antico, fondante. oltre che ricordarsi che si è usciti vivi dall'inverno. cosa che oggi ci sembra tutto sommato normale. ma che così scontata non lo era, da queste latitudini in su, fino a non molto tempo fa: il tempo, per l'umanità, conta con ben altri clock.
sì. sarà che invecchio. sarà che non scopo. sarà che si può esser scettici razionalisti, ma quel intuire l'eco di quello che ci portiamo dentro da tempi immemori, è qualcosa di emozionante. o forse necessario. o forse strutturante nel suo essere rasserenante. come se si capisse meglio. come se si risuonasse più armonicamente. una cosa non molto diversa dalla storia dell'albero di kiwi, e il cogliere dei suoi frutti. kiwi che peraltro ora sono dolcissimi, che è un piacere mangiarseli.
come se le intuizioni di tutti quelli che ci hanno preceduto, ognuno il suo granellino, si fossero ammassate, condensate, macerate, raffinate. per poi distillarsi in una specie di tintura madre che e lì, e basta saperla intuire. o riuscire ad avere quella serenità ad ascoltarne i riverberi flebili, ma convinti.
e a valle di questa specie di pre-psicopippa ho anche pensato che forse - forse - c'è pure una qualche relazione con un altro aspetto. che poi è il fatto che, secondo me, questi sono giorni molto interessanti, come tutto quello che si porta appresso un qualche paradosso. perché questi giorni dell'anno sono - mediamente - i più freddi. forse l'effetto accumulo dell'inverno, che detta i suoi rigori da due mesi o più. che ha suggestionato, in tempi andati e da una parte, la tradizione popolare, e suggerito l'invenzione dei giorni della merla; in tempi più recenti, e dall'altra parte, il constatare del picco delle influenze. nel senso che prima si moriva senza domandarsi troppo sul perché.
però sono giorni, appunto, dove le giornate ormai conquistano convinte minuti di luce, inesorabili. e poi - mediamente - tutto volgerà al meglio in maniera molto più rapida. l'inverno non è ancora finito, anzi, se ne sente tutto il peso proprio ora. ma poi sarà cosa veloce accorgersi che se n'è venuti fuori. quindi questi sono i giorni della svolta. per questo sono interessanti. come sapere di un cambiamento, quel frangente prima accada. e venga fuori il gomito. quella cosa che dopo esser sceso lento ed inesorabile, molto più tosto torna a guardare verso l'alto, in un guizzo.
ho qualche dubbio ci abbiamo mai pensato apposta. ma mi è venuto in mente, a quel punto del vagolar coi pensieri, il baffo, il logo delle nike. che poi è rubato dal greco, Nίκη, la vittoria.
probabilmente è un caso.
o fore l'eco archetipo. flebilissima, ma persistente.

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