Sunday, March 3, 2019

de[h] itsohniani genetliaci

dopo un piccolo confronto feisbucchiano sul concetto [vergognoso, a parer mio] di disuguaglianza, mi scrisse in privato d'essersi scordato del mio genetliaco. troppo scosso per il suo capo che se ne diparte, e per la giravolta faivstarrrrrrrre di graziare quello che comanda nel governo [ancor ripenso, disgustatamente ammirato, alla forgiatura della post verità: il sequestro di persona che diventa 'ritardo nel far sbarcare', miserrimi capziosi cangianti la realtà]. a dir di altre realtà, in realtà, al mio di genetliaco le cose mi erano parimenti scosse, per ben altri motivi: quindi sarebbe stato un altro cui non avrei ringraziato per gli auguri.
il fatto è che non passano nemmeno due settimane tra i due genetliaci, il mio e il suo. solo che tredimarzo fa già un po' più primavera, suvvia. in particolar modo questo di anno, che la primavera già entrò sicura senza bussare [semicit.], quanto meno dal punto di vista delle temperatura da climate change.
vabbhé.
e quindi ci ho un po' ripensato, all'amico itsoh. che è un po' un quasi unicum nel mio personalissimo palmarès relazionale. già ci scrissi sopra, in altri post e/o blogggggghe. ma poiché invecchiamo, gioco la mossa del cavallo all'arteriosclerosi, che avvamperà, avanzando imperiosa. anticipandola quindi, l'arteriosclerosi dico. così rinnovo alcune ditteggiature di ritratto di come me lo ritraggo dentro, l'amico itsoh dico.
lo conobbi a primavera avanzata, a casa del pasquali, appartamento sopra il teatro carcano, che ri-aveva indietro i soldi delle tasse dell'iscrizione all'università in quanto - tecnicamente - nullatenente, mecojoni [e come ostentava, flap-flap, svolazzando il pezzettino di carta che glielo ratificava, quasi dovesse prendere il volo come libero augello. lo svolazzava davanti a me, che ogni volta dovevo chiedere al genitore l'equivalente fio per le sopracitate tasse, che non tornavano mica indietro, mi sentivo in colpa. poi uno dice che non tengo 'sti gran ricordi di 'sto nullatenente abbientissimo] [vabbeh, ormai 'sticazzi]. insomma lo conobbi lì e fu baluginio di aver di fronte una codina della gaussiana. per quanto non lo idealizzai mai [ecco, la storia dell'idealizzazione delle persone. cosa che  soprattutto con le donne, mannaggia, mi è venuto di fare spesso: infausti i rotolamenti a valle degli effetti, fino a sfiorare la iattura in alcuni casi. forse uno delle cose che più contentamente ho imparato a non far più, grazie al lavoro fatto con odg, soldi investiti bene. a ripensarci bene non è un caso che le persone, con cui la relazione affettiva è uno dei [pochi] sensi a questo peregrinare terreno, sia intreccio con donne e uomini che non mi scivolarono sul terreno dell'idealità. idealità che, come iperuranio dei poveri, è un concetto della mente. e morta lì. insomma. un itsoh codina della gaussiana [alta], senza che mi si trasfigurasse innamorevolmente sia pure in maniera platonica [a proposito di iperurani]. ed il fatto non riuscisse ad essere del tutto in sincrono coll'incedere fragoroso degli esami non riuscivo a spiegarmelo, ovvero un contrattempo risolvibilissimo. ma nulla a che spartire con il tocco di classe empatico della madre del pasquali che, con laicissimo e psichiatrissimo tatto, gli spiattellò, con voce calma ma da ditino dritto puntato, che bisognava conchiudere il percorso nei tempi stabiliti, e che gli esami mica si provavano, si passavano e morta lì [se non si era capito 'tocco di classe empatico', di cui appena prima, era sardonico. sto infarcendo lo stilema, rendendolo meno leggibile per celia. considerato le evoluzioni pirotecniche della forma di cui stia leggendo, proprio in questi giorni, di una suggestione feisbucchiana dell'amico itsoh, roba da folgorazione ex-ante. stilemi e forma, tipo ramo del kiwi attorno alla pergola, che io scimmiotto, ovvio. ma mi diverto]. insomma, 'stu quagliuncello sembrava di una pasta che non avevo [ancora] conosciuto. non era solo una questione di formazione, di riferimenti culturali e attrezzatura conoscitiva a rimorchio. per quanto io avessi la mia, e lui la sua, mi sembrò lo schiudersi di praterie di cui forse vagheggiavo l'esistenza ma poco più [già il parolin me ne fece subodorare il bouquet, ma talvolta con una superiorità di qual forma, che non è che facesse poi tutto 'sto gran piacere. per quanto, al parolin, debba l'epifania, da testata d'angolo del mio essere, fossi di sinistra, cattolico convinto, ma di sinistra. cattocomunista a vederla con ghettizzante ghigno reazionario, invero banalizzante. anche a vederla quel che è ora: non sono più cattolico da mò, e tecnicamente mai stato comunista]. il fatto è che 'sto battipagliese, oltre a provocarmi il primo orgasmo da vellicamento di bocconcino di bufala, che una volta portò dagggggggiù entro quegli scatoli di polistirolo bianco [scatolo: isoglossa da caianiello - compreso - in giù], sembrava unire i puntini tra le cose con inusitata completezza di visione, come inquadrasse con un fottutissimo e luminosissimo grandangolo. di quello che le foto che potrebbero venir fotografate, già partono con quel tocco di vantaggio. e il mood era spesso tra l'understatement ["evabbbhuò, dai"] e la consapevolezza di aver disegnato una spezzata poligonale mica da poco [unire i puntini si creano, appunto, spezzate poligonali], e sono piuttosto convinto di avervi intravisto un mezzo ghigno soddisfatto, mentre inspirava e lasciava andare dei leggerissimi, improvvisi, movimenti del capo.
certo, allora c'era un certo iato tra il fatto lui fosse, boh, possiamo definirlo agnostico, o quanto meno anticlericale? mentre inspiravo a pieni polmoni l'effetto gradevole dell'assenzio, uterino, del mio vivere con fortissimamente intensità la fede cattolica professata, vissuta, praticata. forse è anche per questo che non entrai mai dentro l'auletta brenta, raduno politecnico di una parte del piccolo ma variegato mondo della sinistra dei futuri ingegneri. anche lì sinistra, più o meno scissa, più o meno militante, più o meno di maniera, più o meno radical, più o meno chic, più o meno con la carta di credito del papi [ben prima che il copyright papi fosse scippato, nella vulgata, dalle zoccolette che il satiro silvio foraggiava, bramava, e credeva di aver concupito: facile quando hai potere e soldi]. niente auletta brenta, quindi, per quanto mi stessero oltremodo sui coglioni già allora i ciellini, che con clangore facevano sentire la loro rumorofastidiosa presenza circondandola, l'auletta brenta, su più lati quasi debordandovi dentro in misura di un brentino per almeno dodici-tredici ciellini. niente auletta brenta, quindi, e questo mi ha impedito di conoscere anzitempo il professor ruggieri, che allora non era mica ancora professore, ma son piuttosto certo avrei intuito un'altra capacità di altre spezzate poligonali, altri puntini uniti come pochi sanno fare.
quando l'amico itsoh se ne andò definitivamente dalla casa del pasquali andai a dargli una mano a smontar pezzi di mobili suoi. fu anche l'ultima volta in cui entrai in quell'appartamento, che nemmeno avessi dei nipoti, con l'ascensore sociale in essere, si permetterebbero di poter pensare di permettersi. mi presi in prestito dalla biblioteca di quella magione, tempo di restituzione indefinito, la prima edizione de "il sistema periodico". quindi figurarsi se non son legato a quel libro, che mi ricorda anche quando l'amico itsoh se ne andò da milano.
ci si rivide, come oggi, sedici anni fa. era anche allora il suo genetliaco, ovvio. accadde accanto a stazione termini. erano cambiate un po' di cosine. io ad esempio avevo già capito che di essere un ingegnere non me ne fotteva nulla. ero diventato decisamente agnostico. non mancò il piacere di re-incontrarlo. anzi, per me fu un momento bello assaje.
dubito che allora lui avesse già in fatta contezza sua della svolta a vocazione maggioritaria. quanto meno non esisteva ancora il piddddddì, e lui non aveva ancora lasciato l'italia, a proposito di cervelli in fuga. quindi non si erano ancora verificate alcune condizioni, che ci hanno dis-unito quel cicinino, nell'interpretar la personalissima partitura della sinfonia dodecafonica dell'esser di sinistra. posto che si fosse così unitamente uniti anche prima, ovvio. faccio fatica ad assorbirmi l'idea di una visione verticistico-leaderistica di un partito: per dire, ad una tornata elettorale mi diede un po' fastidio che sul simbolo di SEL [parlandone da viva], per cui ebbi una timidissima infatuazione elettorale di qualche tempo, ci fosse il riferimento a nicccccchivendola [parlandone da pre-emigrazione-canadese, e tanti saluti e baci a tutti i compagni], per cui ebbia una timidissima infatuazione narrativo-retorica: a proposito di construtti semantici che ci vuole il manuale di istruzione per interpretarli, e giusto per essere prossemici alla gggggggggggggente. su questo si discusse, con l'amico itsoh, a cui 'sta cosa sembrava più che ovvia. anche se - immagino - non appose nessuna croce con la matita copiativa, su quel simbolo, né allora, né mai. quindi mi meravigliai nemmeno a metà, quando lo vidi adoperararsi per la mozione renzi, alle prime primarie. più sorpreso si fosse tesserato al piddddddddddì, più che travolto dall'onda di rottura di quel di rignano. dimentico o indifferente, forse, dell'ego psico-lisergico del personaggio, che a me generava bias disturbanti come poche altre persone [sì, insomma, per fine sintesi politica: a me renzie 'sta proprio sui coglioni per come si pone].
naturalmente chi se ne fotte del rottamatore, quando l'amico itsoh ha continuato a raccontarsi, raccontare. continuando ad unire i suoi puntini. vedendosi molto di meno, ovvio [amico itsoh, a me sembra che, dopo il tuo matrimonio, almeno una volta ci sia visti. ma proprio non riesco a farmi ritornare alla mente quando sia stato [che poi è per capire se l'amico itsoh, arriverà fin qui a leggere]].
in almeno un'occasione gli dissi che la sua capacità analitica, la sua ispirazione narrativa, la sua cifra stilistica avvolgente, potrebbe veramente far i fuochi artifiziali, se riuscisse a farsi scivolar via - almeno un po' - quell'incazzo, quel nervoso digrignar i denti, per quanto giustificato. è come se fosse energia che un poco si degrada in calore, che non aggiunge nulla. anzi. naturalmente è un personalissimo punto di vista, quindi più che opinabile. mi viene però da ribadirlo. sia perché io a 'sto personaggio sui generis sento di voler bene, senza che debba trovar o ragioni, o infarcire post lunghissimi tipo questo. sia perché lo stimo assssssaje, e non è che sia così prodigo di quel genere di ammirevolezza tra pari. per quanto non so se possa pensarmi a pari. non foss'altro per le mirandevolezze che gli son riuscite, che a me paiono così complicate da pensare di far parimenti. pari: forse sì, forse no, forse sticazzi. sta di fatto che a volte, dopo averlo letto, mi viene da pensare: cazzo, avrei voluta scriverla io, una cosa così. e penso che, quando sento disquisire dotti e opinionisti e cose mimetiche simili, mi chiedo cos'abbia in meno uno tipo l'amico itsoh [o l'amico ruggieri, però oggi è il genetliaco dell'amico itsoh, e l'amico ruggieri un po' mi intimidisce, figurarsi]. e la risposta è che all'amico itsoh non manchi una minchia di nulla. anzi. potrebbe fare, dire, scrivere decisamente meglio di una fottia di prodotti di marketing culturale, variegatamente riusciti.
per una qualche beffarda combinazione hanno pure piazzato le primarie del pidddddddì, oggi. mi par di capire che, a 'sto giro, l'amico itsoh nemmeno voterà. per quanto sia taggato, arrecandogli una qualche forma di fastidio, in condivisioni feisbucchiane narranti l'evento adveniente, che ormai si sta concludendo. peraltro - mentre scrivo ancora - con più che soddisfacente partecipazione, per quanto relativa. provo ad intuire che l'amico itsoh abbia deciso di non votare, ma non sia una cosa che abbia [non] fatto a cuor leggero. e chissà come sta vivendo quest'affluenza soddisfacevole, per quanto relativa. lui il renziano [ex?] più intelligente e dialogante conosca [forse anche la mussini, ma lei è "solo" contatto feisbucchiano, e secondo me pure lei mi intimidirebbe un poco, a conoscerla dal vero veramente].
andrei anche a chiuderlo, 'sto post lunghisssssssimo. che però mi è piaciusto scrivere. non so se l'amico itsoh arriverà fin qui. nè se gli farà piacere. ma tant'è.
un po' vorrei rubare un tocco d'arte all'amico itsoh. e confrontarsi con lui mi fa sempre uscire un po' migliorato. come allargare, quel pertugino in più, la visione delle cose.
io lo sapevo, d'altronde, che quando ha evocato l'eco de "leggenda privata" di michele mari, era una di quelle suggestioni da prendere al volo. lo sto appunto leggendo nel mentre transita il suo genetliaco. e sono altre praterie che si intuiscono [pensando, ad esempio, alle mie di nevrosi] [e comunque, caro giusè, la mamma gabriela, più la guardo nelle foto e più mi sembra di un fascino disruptivo]. insomma, amico itsoh, buon compleanno. fatte abbraccià. che il resto passa in fretta, o forse mai. si è equazioni risolvibili solo in parte, grumi di cellule emozionanti: che forse saranno solo secrezioni di neurorecettori. ma in fondo è una ficata così, per quanto lo si intuisca a tratti. ecco, che questi tratti [ti] siano sempre più frequenti e lunghi.
[intanto torno alla "leggenda"].

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