Sunday, March 17, 2019

sui riverberi che non ti aspetti [meta-aziendalismi compresi] [post più autoterapeutico di altri]

e quindi niente.
sembra che abbiano rimproverato a là dentro il fatto di avere modalità di verifica, in contesti financo delicati, non proprio ineccepibili. un rimprovero talmente severo, mimetizzato con forme di pacata cifra stilistica neutra, che quello successivo è il commissariamento.
non mi meraviglia così tanto. nel rimestar e provar a mitigar quello che non va, un'idea me la sono fatta. una visione a sensazione-qualitativo-percettivo, non tassonomico-analitico-numerica. un'intuizione cumulativa. in estrema sintesi: nella catena analisi funzionale-architetturale, sviluppo, testing, migrazione in produzione, le risorse non sono adeguate. adeguate in termini di abilità delle persone coinvolte, declinantesi sul tempo che costoro hanno disposizione. risorse di tutta la catena, nel tempo che si richiede la catena debba essere completata.
e quindi un coacervo di imprecisioni. ed ogni volta che attaccano là un pezzo evolutivo, arrivano altre imprecisioni. con noi che nel frattempo si prova a dare il la a che ne vengano risolte alcune. è sempre la solita storia dei flussi che entrano, e quelli che escono. chi è più veloce determina come evolve il livello delle imprecisioni del momento.
solo che alcune imprecisioni sono più imprecise di altre.
e quindi ti rimproverano. in maniera severa, seppur mimetizzato con forme di pacata cifra stilistia neutra.
che il merdone fosse grosso lo si era intuito. o forse sono quel quid in più abile a percepire dettagli, che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo di soluzioni ICT [o mi sono accorto di esserlo diventato, oppure d'esserlo già, proprio stando là dentro.].
ieri sera - tardi - quando la notizia è deflagrata ho fatto pure un po' di ironia stantia e poco efficace.
stamani, invece, mi sono scoperto più preoccupato. o quanto meno in uno stato non propriamente di serenità appagata. insomma, una sensazione spiacevole [relativamente, ovvio].
ed è sensazione stratificata.
in parte razionale, in parte che viene su dal coacervo irrazionale. e di cui intuisco il borbottio del bollore di quel fluido denso - blop, blop. blop - quando appunto emerge alla luce della contezza.
e che provo a razionalizzare.
tipo che il gruppo in cui lavoro - fondamentalmente prostituendo la mia intelligenza [nei vari ambiti in cui è chiesto declinarla], in cambio di fatturazione regolare, con evento contabile il diecidelmese successivo - non è responsabile. quand'anche dovessero ridurlo - ottimizzazione delle spese, razionalizzazione delle risorse, riorganizzazione dei ruoli, salcazzo di qualche mestruopatia di un pezzo grosso che precipita dall'alto - ho più che moderate possibilità non essere in cima alla lista. non ne sono causa, per il semplice fatto siamo talmente insignificanti che, anche volendo, non abbiamo potenza d'atto dispositiva di alcunché
e poi c'è la re-interpretazione consapevole. che il merdone, quello che è un grosso problema per là dentro, può essere il tramite di un'opportunità per me, e la mia intelligenza merettriciata. occhei: fa un po' gniuveig, pissssssendlov da motivatore che condivide i propri video, col montaggio serrato, sul feisbuch.
però è un possibile dato di fatto.
o rimanendo là dentro - nuovi paradigmi, nuovi impieghi, nuove declinazioni dell'intelligenza merettricciata.
oppure arrivando a conchiudere l'esperienza ed uscirne, da là dentro. come se fosse venuto il momento che tanto, si sa, dovrà pur arrivare. all'inizio potevano esser tre mesi, per avere la confortevolissima via di di fuga. e invece sono quasi cinquantadue.
al netto che:
  • significherà uscire da una zona non appagantissima, ma pur sempre di conforto - invero con tariffe di fatturazione che si stavano facendo sempre più interessanti;
  • mi piacerebbe deciderlo da me: serenamente, trovando qualcosa di alternativo, ma non come se fosse una fuga da là dentro. oppure, al limite, determinarlo a causa della mia poco sopita remissività: meno serenamente, sfanculando in maniera esplicita o implicita qualcuno di più o meno in alto.
in fondo anche il bubbone del maggio di cinque anni fu dolorissimo e riverberò i mesi più complessi da un sacco di anni. ma se non ci fosse stato non sarebbe venuto quello che è venuto. a partire dal conto corrente capiente. per arrivare alle ben più preziose consapevolezze di oggi.
[e a proposito del conto corrente capiente, la prima cosa che è scattata nella testa è stata l'emergenza compulsivo-risparmiatoria. ci devo lavorare su 'sta cosa. provare ad intuire questa coazione a ripetere. che deve avere una qualche sua ragione d'essere - come tutte le coazioni a ripetere. e che ha deflagrato come se si fosse a cinque-sei-sette-otto-nove anni fa, mentre ora ci sono un inconfutabile quantità di migliaia di eurI di differenza, evidentemente non abbastanza rassicurante].
eppure, oggi pomeriggio, mentre ascoltavo dibattere a buuuukpraid, sentivo far capolino ogni tanto questo sottile fremito.
quindi, di colpo, ho proprio avuto la sensazione di alzarmi nella sala e dire, seppur sommessamente: preso! come di averlo acchiappato, per la coda, l'altro pensiero che stava tornandosene sotto, nascondendosi nel suo di strato.
e mi son trovato a rendermi conto di questa compartecipazione di riconoscenza: nel senso di riconscersi dentro là dentro. come se, in una qualche coazionevolearipeteresca ragione, mi sentissi co-responsabile di quel rimprovero. come se l'ufficializzazione di quel rimprovero si fosse fatto sbertucciamento davanti al paese intiero, e in quello sbertucciamento ci fossi dentro pure io. io che, peraltro, non ho a che vedere con quelle imprecisioni, se non di un eccentricissimo sguincio, io che non sono responsabile di alcunché, io che sono tra gli ultimi della fila, io che son legato - formalmente - al là dentro con una lettera d'incarico, che non passerebbe nemmeno i preliminari blandi di una qualche vertenza. stessa valenza legale di una cosa scritta sulla carta di formaggio.
eppure.
eppure.
mi sento co-responsabile. come se non mi vi volessi sottrarre. come se fosse cosa un po' mia. come scoprirsi aziendalisti a propria insaputa. nel senso che uno proprio non se lo sarebbe aspettato di sapervisi. [ed è la prova provata della superiorità del valore etico delle istanze - che poi significa in qual modo porsi e come gestire relazioni - che trascendono di gran carriera le questioni legali].
mi ha stranito.
non c'è che dire.
mi ha stranito.
giusto in tempo per valutare anche che, sempre nell'onda delle coazioni a ripetere, tutto questo non mi appartiene nella riconoscenza - nel senso di risconoscersi - nelle fasi construens. quando si festeggiano obiettivi raggiunti, numericamente simbolici. che al limite è una scusa per imbucarsi al buffet cornucopiesco, che appaga il piacere ancestrale di abbuffarsi di cibo, ed avercelo aggggggratisssse. non mi ci riconosco perché c'è la questione del posticcio, del retorico, dell'abbaglio che il millemiGlionesimo cliente ottunda, col sorriso tirato, il fatto di tutto il mare magnum delle imprecisioni, e delle storture che - inevitabilmente - ci sono [meno inevitabile è, al limite, la quantità e qualità di queste imprecisioni].
riconoscersi solo nel destruens e non nel construens, tecnicamente, è malassorbimento. per quanto - forse - più inevitabile di altri.
comunque è un altro spunto di [auto]riflessione, [ma gNente post, giuringiurello].
quando sarà, ne parlerò con odg.
e comunque dopo.
da domani cominciamo a capirci meglio. che è sempre la cosa migliore dell'incertezza. che tra l'altro genera post del genere.

No comments: