Sunday, June 30, 2019

qualche idea sparsa qua e là /1 - le macerie [anzi no, solo la piccola premessa]

piccola premessa.
in realtà, a dire il vero, effettivamente, per quanto, non è che manchino le cose di cui scrivere. come prima, come più o meno sempre, come inevitabile, mi sento attraversato dal mics di suggestioni esterne e percezioni interne, per il frullato emozionale che ne consegue [qualche secrezione neurorecettiva a far da catalizzatore, sicuramente]. solo che poi, contestualmente, è come se mi scivolassero via di dosso, come una specie di troppo piene, cosicché non riesca a tenerle. come se bastasse veramente poco a farle scappare via. son lì, belle in vista, ci sarebbe solo da collegarsi all'interfaccia di controllo del blogghe e buttarcele dentro, refusi compresi. e invece nulla. lascio perdere, così se ne vanno. anche perché nel mentre è già arrivata un'altra fottia di roba ad infornarsi. troppo. ed è come se mi fosse passata la voglia. ciclicamente. ma forse è solo l'effetto. non la causa.
quindi dico: ma tanto, che lo scrivo afffffà, se passa veloce e poi chissà a chi interessa, se non trovo io il picccolo scatto di reni, per tenerlo qui. collegandomi almeno all'interfaccia di controllo del blogghe.
quindi, di fatto, mi censuro.
forse sono stanchino.
forse sono dentro la ruota del criceto.
forse non credo che potrò far altro che lavorare compulsivamente - per quanto discretamente fatturato, non dimenchiamolo [o forse è proprio questo il nodo di controreazione, che chiude l'anello sul sistema che tendenzialmente è stabile. un po' al limite del burnout ma stabile. immerso in questo scampanìo sgangherato, che sembra non avere fine. di cui non vedo la fine. che mi porta ad un certo punto della vacatio del uichend - tipo tra un po' questo momento - ad essere preoccupato che domattina ricomincerà tutto, poi a tratti piccolo angosciato, e poi desideroso solo che sia lunedì mattina. e che ricominci il tutto. quasi al riparo dal pensiero che se ci pensassi, di come sto facendo scorrere i giorni, le settimane, i mesi [55, di fatture, che poi è forse è questo il nodo di controreazione, che chiude l'anello sul sistema che tendenzialmente è stabile, etc...] allora mi prenderebbe ben oltre quella sottile patina di ansia, tipo l'aria che è talmente umida che si condensa talmente bene nel frigo che il cassetto della verdura si apre a fatica, un po' incollato e bloccato dal ghiacciolìo che si è formato, nel frattempo. patina d'ansia che un po' blocca. e quindi non ci penso, per stordirmi, e forse un po' ubriacarmi. e lo faccio immergendo la testa nelle cose che non funzionicchiano là dentro. che sono talmente tante che ci sarebbero ubriacature per millemilamesi [ed altrettante fatture, che poi è forse questo il nodo di controreazione, che chiude l'anello sul sistema che tendenzialmente è stabile, etc...]. quindi ovvio che il primo giorno libero del periodo lieve di vacatio la testa sta ancora risuonando, stanca, perché l'ubriacatura ha dei costi emotivi, la declinazione neurorecettiva - o solo percepita - da hanghover. appena dopo la sbornia invece è l'opposto del post coitum [omne animale triste est], che uno si guarda attorno e spergiura: cosa posso fare per non ricascarci? e può anche essere che a tratti, alcune volte, nel primo giorno di vacatio, ci si senta addirittura euforici. che si può smettere. che ci sarebbe una vita da vivere - pur con gli approcci peculiari che mi viene da darle. che sono, ad esempio. anche quello di acciuffare col retino le idee che mi sono trapassate in mezzo, facendomi sobbalzare, collegarmi all'interfaccia di controllo del blogghe e buttarcele dentro, refusi compresi. per poi lasciarle andare, come si devono lasciare andare le farfalle dentro il retino. solo che dura poco. e torno un po' ad essere post coitum [senza peraltro esserci passato da un coito]. le idee trapassano oltre. ed io non scrivo. e quindi un po' non vivo - figurarsi gli approcci peculiari che mi viene da darle. e tutto torna comincia a delinearsi quasi si tornasse all'inizio del gioco, tipo gioco dell'oca. che s'addensa la sottile patina d'ansia, per la fine della vacatio, che però so già lascerà il posto al desiderio di ributtarmici nella sbornia, per non pensare. con addirittura l'illusione possa venirne fuori un po' di serenità, chissenefotte se è roba sintetica, è l'effetto che fa 

[tipo la storia di cypher in matrix. è seduto ad un tavolo molto radicalsìc, edonista nella sua essenziale minimalità. sta vendendo neo, morpheus e la ciurma, all'agente mister smith. e in quel mentre gli conclara di essere del tutto consapevole che la bistecca e il calice di rosso, che si sta gustando intesamente, non esistono, ma sono solo una proiezione che matrix sta sparando nel suo cervello. lo sa, ma si gode l'effetto di titillo dei neurotrasmettitori che andranno a portare le informazioni alle strutture neuronali giuste].
e quindi è una specie di piccola finestra, questa qui.
nel breve scampolo transitorio di euforia strozzata dell'entusiasmo da inizio vacatio - quello che a tratti a volte riesco a regalaermi - e il ghiacciolìo da condensa della patina di ansia. prima che non veda l'ora di ributtarmi dentro la mia personalissima sindrome di stoccolma.
rimane poco tempo.
nel mentre le sensazioni che mi trapassano sono davvero molte.
troppe, poi in questi tempi di incazzatura e livore artatamente montato. e di politica pezzottata. di chi nemmeno voglio nominare, talmente ne siamo bulimizzati massmediaticamente, e dei quaquaraquà che l'hanno lasciato fare e gonfiare in maniera pericolosa. e di riflessioni sul perché, perché ci meriteremmo tutto ciò. e della dicotomia che rischia di allargarsi. e delle scelte di campo. e della percezione che potrebbe essere un'alternativa, un modo per spezzare la storia del nodo di controreazione, che chiude l'anello sul sistema che tendenzialmente è stabile, un po' al limite del burnout ma stabile. e di quanto tutto questa possibile alternativa me la sia [solo] cantata e ri-cantata.
insomma, tutta questa serie di queste psicopippe qui, che avrei voluto scrivere. che non ho scritto. ma che tutto sommato ricordo bene.
invece, tanto per cambiare, mi son perso nella premessa, che peraltro avevo pensato piccola, e poi mi è scappata la mano sulla tastiera, refusi compresi. tanto che ho aggiunto la nota tra parentesi nel titolo. quindi mi fermo qui, a 'sto giro di post.
non pianifico, nel blogghe ci sta senza troppe conseguenze. nella vita da ubriacatura di cui sopra un po' meno. e quindi il nodo di controreazione, che chiude l'anello sul sistema che tendenzialmente è stabile. un po' al limite del burnout ma stabile. ogni tanto riesco anche a pensare: bisogna vedere per quanto. [e che la botta che mi ricordi che dovrei smetterla, dovesse arrivare, non sia troppo forte...]

la psicopippa delle macerie di cui nel titolo, spero, il prossimo post.

Tuesday, June 18, 2019

micropost[micragnosetto]

non riesco più a scrivere.
non so se è una questione di tempo [che non trovo, perché il tempo scorre a prescindere ed è sempre quello lì].
non so se è il fatto di non avere idee.
non so se le idee me le censuro.
non so se è perché sia stanco.
stanco.
stanco.
stanco.
[ho già detto che sono stanco?]
non so se ho finito le bat  t     e     r         i           uuuueueuuue.
non so se sia finito di nuovo in una buca [che poi significherebbe che dalle buche, poi, ogni tanto ci esco pure. se non si era capito].
non so.
non.