Tuesday, July 23, 2019

se quello là dà della 'zecca tedesca' a Carola Rackete

due premesse d'obbligo, giuringiurello rapide.
per quanto simbolico et effemiro, Carola Rackete è l'immagine del mio profilo feisbuch da ben prima si sollevasse tutto il clangore mediatico. è una presa di posizione, che non abbisogna di parole. la feci quando intuii la china che avrebbe potuto prendere la questione, non appena odorati i prodromi. non immaginavo sarebbe finita anche peggio.
di quello là sento invece parlare da tempo. da ben prima che cominciasse la cacofonia via via più disturbante, fino ad essere totalizzante in modo imbarazzante. era solo un giovane e caciaroso consigliere comunale della lega. partì da lì, non avendo notoriamente mai fatto un cazzo nella vita. mi inquietò. avessi saputo si sarebbe preso il viminale mi sarei inquietato ancora più. cosa che peraltro sto facendo, inquietarmi di più, dico, pensando a cosa potrebbe prendersi ancora. ricordo che in quei tempi consigliari propose posti differenziati tra settentrionali e meridionali sui mezzi pubblici atm. e di installare delle framezze, da montare al centro delle panchine dei parchi, per non farcisi sdraiare sopra. erano tempi delle abluzioni con l'ampolla dell'acqua sorgiva del po. non giurava sul vangelo e col rosario in mano. erano funzionali i riti druidici a quei tempi.
fine delle premesse.
ce le ho messe per spiegare da che parte sto, ce ne fosse nel caso bisogno.
però.
non è esattamente quello il punto. perché questo post polipsicopipponico prescinde abbastanza dal fatto stia con Carola, e ontologicamente per nulla con quello là.

ecco.
in realtà il post andava avanti per parecchio. era diventato più lungo del previsto. ma mi era venuto anche abbastanza bene. forse non come l'immaginavo all'inizio. forse un po' tirato. ma era più che discreto. ci avevo lavorato sopra per più di tre ore, ritoccandolo, correggendolo, cesellandolo. ci ho dedicato momenti che avrei trascorso forse meglio, ed avrei evitato di ritardare un paio di cene. insomma. stavo per pubblicarlo. volevo giusto aggiungere due rimandi ai due post precedenti.
solo che.
che.
che, appunto,
il signor bloggergrandissimostronzodimmmmerdaimmensofijeebuccchinebastardoingloriosoeinculatoasssssangue.
insomma.
la piattaforma mi ha fatto: maramao.
e se l'è mangiato.
quindi gNente post.
ma solo un grandissimogiramentodicoglioni.
non bestemmio un po' perché non sta bene. un po' perché non vorrei rovinare ulteriormente il mio karma.
e comunque, dal profondo del cuore, sgorga spontaneo, sonoro e cristallino, un immenso fanculo!

Sunday, July 7, 2019

qualche idea sparsa qua e là /2 - le macerie [no, nemmeno a 'sto giro arrivo alle macerie]

e quindi, dopo la piccola premessa che si portò via il post precedente, direi che è il caso di parlare delle macerie.
in effetti è un po' che ce l'ho in testa 'sto post. solo che ho i tempi di reazione di uno che pensa di avere a disposizione una vita di centoventicinque anni, e con la salute di un trentenne. che poi era quello che pensava - o forse lo pensa ancora, chissà - il berlusconi, quello coi capelli di kevlar. di cui spesso scrissi, credo mai in termini positivi. e quando lo facevo me l'immaginavo - ahimè - soffuso di una specie di aura di fugace immortalità, ed onnipotenza. che fosse fugace sì, in fondo lo sapevo, però in realtà  rimanevo distratto e disturbato dai sostantivi. era quello l'elemento catalizzante l'attenzione, la frustrazione, tipo una cosa da deviazione dello spazio tempo. sembrava immortale ed onnipotente nella sua totale ributtanza, dal mio punto di vista.
a pensarci oggi fa un po' specie quel pensiero. che la fugacità si è sostantivizzata, a dispetto dell'immortalità et onnipotenza - percepite - di allora.
comunque.
quello coi capelli di kevlar, appunto.
poco più di un anno fa uscivano due film, oppure uno solo che è stato diviso in due, e che parlava appunto di lui, e dei suoi capelli di kevlar. loro /1 e loro /2, di quel dispotico dentro di sorrentino, nel senso del regista.
il film colpì molto odg. tanto che me ne consigliò la visione. la cosa per certi versi interessante è che non ricordo per nulla del perché si arrivò a quel suggerimento. piccola precisazione a riguardo. odg ed io non intratteniamo un rapporto di interlocuzione tale per cui, quel tipo di suggestioni, vengono fuori così, come se si parlasse di ciancerie divertenti, in situazioni appaganti relazionalmente. quindi quando me lo consigliò - questo sì lo ricordo - cercai di intercettare il perché mi arrivasse quel consiglio. in che modo avrebbe potuto essermi utile, nel districarmi nel mare magnum dei miei inciampi, incartamenti, alluppamenti. in effetti me lo consigliò almeno altre due volte - quindi almeno due sedute - prima che mi venisse da dire: "mo guardiamo dove lo danno, sto loro /1". al termine di una seduta in cui uscii più provato di altre volte. mi sovvenne che qualcosa di interessante potessi trovarci, come una propaggine di peduncolo terapeutico nascosto tra le varie scene. o forse solo per decidermi a fare qualcosa. fosse solo andarmene al cinema.
ed in effetti, ormai, al cinema non era più in programmazione. e così mi incistai. e lo cercai convintissimo sull'internette. ne trovai una versione filmata di sfroso in una sala. qualità scarsa. ma almeno lo avrei visto, sto fottuto loro /1.
e come mi aspettavo, qualcosa di visionario. nonostante audio cacofonico e immagine a quadratoni. scrutavo alla ricerca del peduncolo. e intanto come non notare questo proluvio di gnocca, anche svestita abbastanza da apprezzarne ancora meglio la gnoccaggine. e quest'aura da sapore dolciastro delle cose in decadenza. tinteggiate come fossero altre. quasi a farne risaltare la spocchiosa grotteschitudine. conchiuderne dentro una cornice e vederla raccontare per quel che in fondo è stata: una solenne presa per il culo, solo che ci siamo andati di mezzo tutti. noi, per colpa loro /1.
insomma.
bello, neh?
solo che alla fine mi sembrò vecchio. come se quel pericolo ormai fosse passato. come se sorrentino avesse fatto un filme con almeno sei-sette anni di ritardo. comodo neh? tremendo, ne siamo stati impestilenziati. ma ormai è roba andata. non starei a preoccuparmi ormai di questo. quella roba lì, faceva quasi tenerezza al pensiero dell'oggi [di tredici mesi fa].
ecco sì.
l'oggi di tredici mesi fa.
che uno dice iniziogiugnoduemiladiciotto, e forse può sembrare un pezzo di calendario che evoca poco. a dirla solo iniziogiugnoduemiladiciotto.
quindi mi prendo qualche riga per un piccolo inciso.
iniziogiugnoduemiladiciotto si era appena usciti da cinque-sei settimane di circo barnum della politica. di quello fatto bene.
era il tempo in cui si stava provando a fare un governo dopo le elezioni più lisergiche della storia repubblicana. dove nessuno aveva vinto abbastanza per abbastanzare l'espressione di una maggioranza. il piddddddì [dopo lo sganassone così ampio che manco un un egotico come renzie non poteva non prendere atto], che non voleva i faivstarrre. i faivstarrre che non vogliono allearsi con nessuno [perché loro per definizione movimentista non si alleano con nessuno 'ché aspettano di arrivare al cinquantapercentodeivoti per governare senza allearsi con qualcuno [così, senza virgole in mezzo]][sì, ma avete preso il trenta per cento, come fate a governare?], però sfogliata la margherita dei possibili alleati-anche-se-non-si-alleano ammiccano i legaioli. legaioli che hanno vinto dalla loro parte, tanto da fare gli smargiassi a casa loro, ma non abbastanza, e quindi dicono che non vogliono lasciare la casa madre del centrodestra, però se gliela lasciassero lasciare sarebbero contenti, e poi c'è quello capelli di kevlar che ha perso anche senza esser candidato e candidabile, e giorgetta che... che... che... insomma c'è anche giorgetta nel suo fascistellume.
per ricordare che era il tempo in cui i faivstarrrrre cominciano a tubare coi leghisti. e poi il contratto. e poi toni-nelli concentrato. e poi la ricerca dell'utile idiota eterodiretto a fffffà il presidente del consiglio dei ministri [mi proposi pur io, giusto per sbarcare il lunario e poter smettere di stare là dentro]. e poi le proposte di ministri dai ghigni inquietanti e poi il Presidente della Repubblica [le maiuscole non sono causali] che sembra essere l'unico che riesce a capirci qualcosa, ed evitare di andare a deragliare.
era anche il tempo in cui uno come agggiggggggggggginonnnuostro, blaterava di impeachment al PdR, assieme a giorgetta - giusto per ribadire la contezza  - come discutere al bar col camparino in mano di rigore dato che non c'era, e senza nemmeno sapere scriverlo 'sto immmpicccment [ho la vaga impressione che fosse l'inebriatura dell'essere circonfuso dai fumi di una specie di assenzio autoprodotto. penso secreto dal suo inconscio profondo, come estremo tentativo quando, ad un certo punto, deve aver pensato: "ehi, ma quello sgarruppato che sta sopra di me rischia di diventare premier, bisogna distrarlo in qualche modo, proviamo con il caro vecchio assenzio, magari si convince di essere un poeta, invece che uno statista. se comincia a scriver poesie fa meno danni". solo che non ha funzionato.].
e poi c'era quell'altro. quello che era stato [inaspettatamente?] uno dei due vincitori delle elezioni. che aveva vinto pur essendo arrivato terzo. son quelle cose della complessità della realtà. e che tratteggiano l'essere spesso più interessante di come uno può aspettarsela. vincitore arrivando terzo. uno che sembrava riuscisse a dar le carte e far ballare un po' tutti, senza particolari sforzi. come gli venisse facile, quasi istintuale. e tutti gli altri a ballare. palleggiattore e fromboliere, almeno dal punto di vista mediatico, dell'apparenza, delle cose rappresentate con i cartonati ritagliati. abile, e forse pure con la fortuna di essere arrivato al posto giusto nel momento giusto: quel bloco sociale [maggioritario in questo paese pezzottato] consegnatoli per consunzione di quello che per venticinque anni è statp il dominus non disarcionabile. confesso, per pochi ma disorientanti attimi, mi venne pure di fargli i complimenti. e che pensai ce fosse voluto uno così di sinistra, forse - mi dicevo e dissi pure nella serata più pseudo-innamorevole dell'anno. ma anche con il retropensiero di cosa avrebbe potuto in effetti fare [o dare l'impressione di fare].
insomma. tutto 'sto brodo qui. che mi pareva comunque preoccupante. un singolo rivolino di sudore ghiacciato scorrere nella linea mediana della schiena. le sensazione che quel color ocra tendente al viola fosse il marcescente delle cose che potevano approssimarsi. un côté di sensazioni finemente riassunte in: "e qui mi sa che so' cazzi".
insomma tutto questo stava, probabilmente arrivando. e quello spanato di sorrentino, mi propugna loro /1. quella bulimia di gnocche prone al potere e il volto, l'essenza del potere che prova a rappresentarsi vivo, come vivo può esser la mummia del cane bendicò, quando viene gettato dallo scalone nel finale de il gattopardo. roba vecchia, passata, putrescente ma passata. questo dirige loro /1. e noi a guardarlo col dubbio non si sentisse invece l'odore di deliquio di quello che stava arrivando?
glielo dissi ad odg, la seduta dopo.
una roba del tipo: "l'ho visto, neh? loro /1, dico. ma è roba vecchia, desincronizzata, e pretende pure - magari - di voler raccontare il presente, se non quello che verrà, come un regista visionario dovrebbe essere in grado di fare".
lei rispose una cosa del tipo: "sono d'accordo con lei".
del perché me l'avesse consigliato, contestualmente la terapia, nessun accenno, nessuna [piccolissima] epifania.
e soprattutto era il presente di agggigggggggggginonnnnuostro e di quell'altro, che voleva fare il ministro dell'interno, che mi preoccupava e un po' mi spaventava.
mica le cariatidi passate, che ci eravamo messi alle spalle.

il fatto è che dovevo ancora vedere loro /2.