Saturday, January 27, 2024

quel senso del dovere della Memoria

questo giorno della memoria è potrebbe essere complicatissimo. mentre in realtà, a pensarlo con occhi che sanno guardare, è ancora più semplice.

personalmente, dopo l'autunno del duemiladiciotto, il rischio di cortocircuitare cose in questi ambiti è l'elefante nella stanza. ed io mi ricordo esattamente dov'ero quando intuii 'sta cosa qui, cosa stavo osservando fuori dal finestrino del pulmino che ci stava riportando a gerusalemme. tecnicamente stavamo risalendo la depressione che arriva al mar morto. in quel momento, quel preciso momento, forse eravamo ancora sotto al livello del mare.

figurarsi ora. con un crinale strettissimo ed un rischio di cortocircuito ancora più importante. con l'emozione ed il dolore di quello che sta succedendo nella striscia. che già la situazione era disperata, al collasso, sul baratro - questi gli elementi d'impatto del raccontar la cronaca - dopo poche settimane. figurarsi dopo tre mesi e mezzo. a immaginare cosa ci può essere ancora di più disperato, collassato, sotto il baratro.

e quel pensiero quasi banale, nostro, occidentale, cristianissimo: da popolo che non ha mai subito abusi da altri popoli e dalla storia. quel pensiero che chiede: voi che l'avete provato, perché ora lo fate? come se vi foste dimenticati. come se ottundeste la memoria.

ma è appunto il pensiero per cui manca un pezzo. e lo iato è quel vissuto che noialtri non abbiamo, perché paciosamente - mediamente - cristianamente sempre vissuto più o meno al sicuro da forme variegate di angherie e persecuzioni. figurarsi dall'idea precipua, che solo il male assoluto poteva immaginare: essere cancellati dalla faccia della terra.

quello iato non giustifica i crimini di guerra che si stanno perpetrando e che stanno perpetrando. figurarsi. quello però iato non ci fa percepire appieno, del tutto, fino nel profondo cos'hanno rappresentato la barbarie dell'attacco del setteottobre. [e l'idea che, a sinistra, qualcuno definisca quei tagliagole a dei partigiani resistenti, mi fa rabbrividire e mi disgusta].

ecco. tutto questo è la parte che tendo a complicarmi, intorcigliando emozioni e sentimenti, in questa di giornata. il crinale stretto, il cortocircuito. che non bisogna mica semplificare banalizzando, o espuntandolo.

perché il senso di quello che è stato è per noi. soprattutto per coloro che, allora, non avrebbero corso nessun pericolo per la propria vita. al limite il pericolo per la propria anima - qualsiasi cosa sia e qualsiasi cosa voglia dire - di voltarsi dall'altra parte, di far finta di nulla. gli ebrei non hanno mica bisogno del giorno della memoria: loro se lo ricordano benissimo, cosa è stato. i rom, i sinti, gli omosessuali, gli oppositori politici, i portatori di disabilità fisiche e psichiche: loro se lo portano dentro l'eco della furia sterminatrice che ha travolto anche loro.

il male assoluto è stato. se l'abbiamo fatto una volta significa che ne siamo stati capaci. e se ne siamo stati capaci significa che è lì, ce la portiamo dentro quella possibilità. è un abominio in potenza, ma è sempre un abominio.

il giorno della memoria è per noi, che ce ne stiamo al sicuro e paciosi. ed è anche uno spunto per annichilirla, quella possibilità nefasta che ci portiamo dentro. e l'occasione per annichilirla è guardare al di fuori, riconoscere la violenza, l'ingiustizia, le tragedie epocali ed osservare per quello che sono: qualcosa da espuntare dalla faccia della terra. quindi a partire da noi medesimi. fanculo l'indifferenza, il peso morto della storia [cit.]

perché se non si fa, continueremo a portarceli dentro quei germi. quelli che nel suo acme più abominevole è stato. considerate quello che è stato, come scriveva levi.

in fondo è tutto molto semplice. dei crimini e le ingiustizie dei figli non possono essere responsabili le madri e i padri. il monito a tenere memoria di quello che è stato, ci rende più liberi anche nei confronti dei figli: specie se perpetrano ingiustizie, violenze, crimini di guerra, come sta accadendo. così si può provare a far proprio, del tutto, il senso di quel: mai più

fare memoria di quello che è stato e prendere coscienza della volontà sterminatrice delle minoranze, dei diversi, dei deboli. e nel riconoscerlo non smettere più di rimanere scandalizzati e coinvolti, quando qualcosa accade verso le minoranze, i diversi, i deboli. in memoria di costoro, di coloro che furono travolti, spazzati via, proprio perché minoranza, diversi, deboli. averne cura - qualsiasi cosa significhi - fanculo l'indifferenza, è un modo per onorare anche la memoria di costoro.

il giorno della memoria è necessario. è fondamentale. è vaccino contro - di nuovo - l'indifferenza. che poi è stata la landa desolata entro cui il male assoluto ha potuto prosperare e fare.

fare memoria è anche tutto questo. è un monito, uno sprone, uno spunto: provare ad eliminarli, quei germi di cui siamo portatori sani. quello che è stato una volta è perché ne siamo stati capaci. possiamo essere altrettanto capaci ad espuntarlo del tutto. mica è semplice neh? considerata la naturale propensione a poter fare del male ad un nostro simile, unici tra tutte le specie. ma non significa non si abbia la possibilità di provare a farlo. allora si sintetizzò l'esatta antinomia del concetto di umanità. noi facciamone memoria, e impariamo a praticarla, l'umanità. anche quando sembra che, in alcune situazioni, sia di nuovo ridotta ai minimi termini. e di volerla come necessità, pari a quella del respirare.

a cominciare dal crinale stretto, dai possibili cortocircuiti di oggi.