Sunday, June 27, 2021

vabbhè, dai, un paio di considerazioni sul didielle zan. come un federico leonardo lucia qualsiasi

che fedez ci avrà pure i gazziGlioni di follovuer, guida la lamborghini, si tromba la ferragnez [scusa amica roby], ci ha successo, fama, sordi e - soprattutto - gli piace un sacco quello che fa.

però io ci ho pur sempre i cinqueoseisparutilettori. e, per quanto sia sempre un po' lì sul bordo di una buchetta più o meno grande, son mica venuto giù con la piena.

indi, eccheccazzo, un paio di considerazioni nel mio blogghettino da provincia denuclearizzata potrò ben farle, no? specie dopo la grande pisciata fuori dal vaso der vaticano. che tutti a ribadire siamo uno stato laico. però intanto la pisciata questi l'hanno fatta. anche se - guarda a volte come posson girare queste cose - forse è financo un segno di debolezza der porporato d'oltretevere. e comunque concordo con tarquinio, nel senso di direttore dell'avvenire: è troppo comodo star con la chiesa quando difende i migranti, gli ultimi, gli emarginati. e poi criticarla quando fa le sue giuste [per tarquinio] considerazioni o intromissioni [per me] in ambiti para-etiche e para-morali. e non ci trovo tutta questa gran contraddizione. sono gli effetti collaterali della discrasia tra i piani dell'unicità e sacralità della vita umana e del libero arbitrio che è diritto inalieanbile per donne, uomini e tutto quello che gli sta in mezzo. discrasia tra come la intende tarquinio e come la intendo io. declinazione di quello che può essere il pensiero ufficiale della chiesa e quello di una società laica e di sinistra. ci avrei in mente una bella psicopippa su 'sta cosa. ma sono stanco assssssaje. prima o poi, magari.

e la pisciata fuori dal vaso der vaticano ha ri-acceso la questione. magari in maniera più importante di come l'abbia fatto fedez al finto concertone del primo maggio. che poi 'sticazzi quel che dice fedez. cioè non è perché lo dice fedez allora io devo sfigarlo, con supponente superiorità. che fedez è sicuramente più felice di me, occhei. ma soprattutto nella sua lontananza da me e dalla mia ontologica saudade, cose lui ne ha poi anche fatte, insieme a quel viso d'angelo della ferragnez. cose che avrei voluto e potuto far io. [e sticazzi se i loro centomilaeuri al san raffaele sono qualche centinaio di eurI miei, e sticazzi se la conegna di viveri durante il lockdown qualche riverbero pubblicitario l'ha pur avuto. magari fino all'ambrogino. intanto l'hanno fatto. una fottia di altra gente no.].

e quella ri-accensione della questione, a mio parere melanconico, fa luce sul gran sacco di cose ci stanno dentro. come tutte le questioni che interessano le parti più intime e profonde - quindi a loro modo complesse - di tutto il coacervo di complessità che siamo noi, esseri senzienti. quindi davvero una complessità al quadrato. e una sfisarmonicata di istanze e situazioni, dalla onestà intellettuale variegatissima. almeno tanto quanto le diverse colorazioni  dello spettro del visibile. che poi era la scusa di buttarci dentro quello che simboleggia la bandiera arcobaleno. e tutto quello che ci sta in mezzo. istanze e considerazioni che scadono al di qual dell'infrarosso, così come si spingono nell'ultravioletto.

tutto un gran calderone.

c'è dentro il becerume della destra. che presidia una retroguardia culturale, che poi spaccia per difesa dei valori tradizionali. che non so se ci credono davvero, oppure sanno che funziona meglio pungolare la pancia di una parte di elettorato, figurarsi provare ad educarlo. posto ne abbiano contezza, posto lo sappiano lontanamente fare. come tutte le retroguardie saranno spazzate vie. bisogna solo capire quando e con quante [inutili] storture e sofferenze. come la storia dei diritti, che se vengono estesi. cosa cambia a te, che di quel diritto non sai cosa fartene, se quel diritto c'è o non c'è. con tutta la stronzissima indifferenza o il dolo stronzissimo verso chi di quel diritto può avvalersi. o forse sanno benissimo di quandi ammmmici loro finirebbero denunziati. che questa destra, adesso, inviti al dialogo e al confronto per migliorare il didielle zan è tipo credere che, ai tempi andati, erano davvero delle cene elegranti, quando officiava quello capelli di kevlar. o storia della nipote di mubarak, come la camera a maggioranza ratificò.

c'è dentro il cabotaggio del tatticismo parlamentare di renzie. che oramai gli rimane giusto quello. che a farlo è decisamente abile e spesso gli riesce. che se l'è costruito negli anni passati. che l'importante è fare il sabotatore d'aula, che è un succedaneo di sentirsi lo statista che doveva cambiare il paradigma del paese. forse un po' gli basta a dar plaga all'ego ipertrofico. che intanto cerca di ritagliarsi un qualche ruolo. che ha già di fatto annunciato che il tutto si schianterà in una qualche imboscata a voto segreto. vuoi con i suoi italivivi - parlandone da vivi - vuoi la quinta colonna dormiente nel piddddddì. pur affogato nel mio bias per costui, credo che non gliene freghi un beato cazzo della fondamentalità del didielle. così come la necessità di trovare un accordo. è che sa già si pregusterà il brivido di ritrovata centralità nel truschinare di palazzo. sennò poi si annoia. macchiavelli delimecojoni da omaggio delle patatine, offeso pensa che 'sto paese non lo merita.

c'è dentro l'azzardo oLaVaOLaSpacca di enrico nipoteDiContatoZioGianniLetta. che ormai alle imboscate del renzie è abituato. ed ora ha mica tanto da perdere. anche se ho la sensazione sarà oLaSpacca. e perderà la battaglia. ma almeno potrà rivendicare di averci almeno provato a portare avanti un'istanza più o meno identitaria. un tentativo, almeno, di ravvivare 'sto partito che continua a sembrare néCarneNéPesce. e nemmeno vegetariano. che magari gli elettori, la sua base sociale, meriterebbero un qualcosa di più argentovivo. suvvvia. mica per forza punta avanzata dell'avanguardia culturale. ma anche qualcosa di meno sì. suvvia. posto che ce ne sarebbero una fottia d'altre di battaglie identitarie. variegatamente di sinistra, laiche, di buon senso. che ci ogni tanto ci provano, neh? e va benissimo anche senza pararsi dietro il fatto di giuseppiConte come "un punto di riferimento fortissimo dei progressisti" [cit.].

c'è dentro il sofismo ed il particolarsmi di coloro che quel didielle ne sollevano dubbi tecnici, che poi declinano in considerazioni in punta di diritto. non so quanti e quali davvero in buona fede, di cui l'onestà intellettuale di cui sopra. non so quanti surrettiziamente. così da ammantare di teoretica una chiusura idelogica bella et buona. davvero. non so valutare compiutamente. un po' perché alcuni dettagli sono un po' oltre quello per cui riesco a concentrarmi, per capire il meglio che vorrei. sì, insomma, sono stanchino anche per quello, mica solo per scrivere i post. un po' perché, per la stessa stanchezza e perché il tempo è quello che l'è, non mi sono poi infoiato a leggere di tutte le disquisizioni di merito. ci sono critiche, certo. di gente che ne sa, che ci ha ragionato, e che magari non ritiene del tutto consono le declinazioni di alcuni aspetti che, per loro, sono altresì fondamentali e cogenti. anche per questo fa un po' sorridere amaro, tipo, er capitone matteo dalla stessa parte di una parte del mondo femminista. c'è la contrarietà di alcuni giuristi [anche in questo contesto si inseriva tarquinio, in un'intervista radiofonica in cui ha oggettivamente asfaltato i conduttori della mia radio. che peraltro l'hanno contraddetto fino ad un certo punto. vuoi per cortesia verso l'ospite. vuoi perché tarquinio è uno bravo e deciso, e retoricamente dà la biada davvero ad un sacco di gente]. esattamente come c'è il beneplacido di altri. 

voglio augurarmi però che, tutti gli uomini di buona volontà, concordino sul fatto che lo stato di diritto non si schianterà se questo didielle, così com'è. per quanto perfettibile. che sicuramente si potrebbe perfezionare.

anche perché dentro tutto questo ci stanno coloro che "della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità" sono vittime. le subiscono. e tutti coloro che, variegatamente e indiscriminatamente, si sentono un po' meno bene se qualcuno la subisce, perché è un affronto al vivere civile e condiviso. e che, con una dose di buonsenso di prammatica, sanno che la retroguardia culturale becera della destra è pericolosa - lo vivono sulla propria pelle. così non sanno esattamente che farsene del tatticume del macchiavelli delle patatine, gli azzardi politici del piddddddì, l'eccepire speculativo di coloro che eccepiscono. che recriminano sacrosantemente che davvero sia scaduto il tempo. che è un bello slogan, certo. ma ci ha dentro un gran pezzo di vita vissuta [col culo] di costoro. molto pratica. molto vissuta. quindi. se perfezionarla nei dettagli significa far ripartire il tutto alla camera dei deputati, quindi di fatto affossarla, allora ve bene così. che poi la prossima legislatura ci sarà da presidiarlo e difenderlo il contesto culturale, così come certi diritti. che saranno anni complicati.

che poi: mica non lo so che non basta l'elemento penale di una legge [finalmente] parlamentare a modificare il costume ed il comune sentire. tra la cultura e la norma vince sempre la cultura. non sono così sognatore illuso quanto una volta, quand'ero pregno di belle speranze. però, almeno, iniziamo da qui. c'è il valore simbolico importante. alcuni ne hanno - variegatamente - paura, altri lo cavalcano, altri ne discettano. è quel valore da cui cominciare a far la differenza, l'hanno capito un po' tutti. la legge sirchia non ha portato la gente a smettere di fumare. ma almeno non ci intossichiamo più nei locali al chiuso [quando si poteva e si tornerà a riempirli]. e ne siamo più sollevati: tutti, anche i fumatori.

e in ogni caso: fatto è pur sempre meglio che perfetto. [è che nel mentre sto lottando contro le mie nevrosi, ovvio].

 

aggggià. a proposito delle ingerenze sul libero arbitrio der vaticano e le relative pisciate fuori dal vaso. ieri, al milano pride, ho firmato per la proposta di legge sull'eutanasia legale. ed è stato doppiamente bellissimo. per quanto possa essere bellissimo nel contesto della saudade ontologica. facetelo. firmate, intendo. non sarete mica obbligati, un domani, a sceglierla. ma chi vorrà farlo sì. eccheccazzo!

 



Sunday, June 20, 2021

ehi. tu. pssst. psssst. leggi qui, veloce. su. leggi qui. non ho molto tempo.

non ho molto tempo. anche se è sabato, o quasi già domenica. e quindi è il momento in cui le maglie si sciolgono un poco. e quindi posso scivolar fuori, se sono rapido e agile e scattante. tipo una cenerentola dei pensieri scomodi. solo che per me non è la storia della mezzanotte e la carrozza che si trasforma in zucca. no per me quel momento di fiaba - amara -  è quando erompe come un fiume di lagrime agrodolci il sunday blues. e mi fa tornare al mio posto fino al sabato successivo. e così via. due coglioni che non immagini. appiattito e schiacciato da cinque giorni di deliri, di là dentro. e colleghi compulsivo-nevrotici che scorrazzano e gli tirano dei coppini pazzeschi. così che poi lui si gira, e tutti 'sti stronzi di pensieri compulsivo-nevrotici dei deliri di là dentro, a fare quelli che roteano il dito - medio - a far il dileggio: son stato io/è la mia preoccupazione inutile di là dentro. poi ovvio che è esaurito. ovvio che serra le maglie. uno dei miei colleghi, quello bravo, un pensiero laterale, mi ha accennato a 'sta storia della zona di conforto tossica. che son quelle cose per cui un po' 'sta sottilmente di merda. ma quella situazione da weltaschauung personalissima, proprio perché così assodata, sperimentata, nota, dà una specie di sicurezza. e quindi mica ci si esce. ora, io sarò pure un pensiero un po' scomodo, quindi non sono un mezzo fuoriclasse come quelli laterali. però ho la vaga sensazione che quel pensiero laterale abbia intuito l'idea da uno dei colleghi più vestigiali, quelli dell'inconscio. e che poi l'abbia stesa, dispiegata, razionalizzata ma in quel modo artistico che sanno fare i pensieri laterali. d'altro canto mica non lo sai come i pensieri inconsci mandano su pezzi di suggestioni attorcigliate, ritorte, un po' incasinate via. capiscici tu qualcosa immediatamente, se sei capace. per quanto i colleghi che scrivono le sceneggiature dei sogni si danno un gran daffare. e ti realizzano di quelle storyboard oniriche che levati. son davvero bravi quei colleghi lì. e quello che ne vien fuori a volte è davvero divertente, nel loro essere ingarbugliati. talmente ingarbugliatamente divertenti [azz. mi è quasi riuscito un chiasmo. glielo devo raccontare al collega che si occupa dell'analisi delle cifre stilistiche di tutti i pensieri. è un tipo un po' tra lo snob ed il professorale. però in fondo son convinto sia un cazzaro pure lui, quando si lascia andare un po']... dicevo talmente ingarbugliatamente divertenti che sembra che un tale amico luca a volte lo perculi con eleganza, per l'arabesco di sognevolezze che gli racconta. questo peraltro conferma quanto cazzo, a volte, quelli dell'inconscio mandino su roba che verrebbe da mettersi le mani nei capelli. sempre ne avessimo. che non ostante la batteria e la bravura degli sceneggiatori dei sogni vengano fuori quelle circonlocuzioni di situazioni per cui a volte mi perdo, quando provano a raccontarmeli. comunque mi sto perdendo un po' via. che sarò pur scomodo, come pensiero. ma sarei anche disonesto intellettivamente se non riconoscessi che tendo a lasciarmi prendere la mano pur io, in fatto di prolissità. è che mica non lo sapevo avessi tempo. che son riuscito a farmi spiegare come accedere al pannello di controllo di questo blogghettino - mi pare lo chiami così - e poter scrivere liberamente, rivolgendomi a te, che mi han detto che ti chiami cinqueoseisparutilettori, e fare un po' compiutamente quello che sarei tenuto a fare, in quanto pensiero scomodo. cioè un pensiero che rompe i coglioni, che dovrebbe pungolare: ovviamente a fin di bene. che noi gli si vuole bene a quello lì fuori. quelli dell'inconscio suggeriscono che noi gli si voglia più bene di quel che a volte lui vuole a sé medesimo. però, ancora, è quello che si può desumere da quell'appallotolato che mandano su. che poi c'è anche il collega pensiero analitico, che sbroglia il brogliaccio [uau, un'allitterazione, devo proprio dirglielo a quello snob delle cifre stilistiche]. pensiero analitico che ormai è in trance agonistica da anni. che razionalizza tutto quel che gli capita a tiro. a volte pisciando pure fuori da vaso. tipo quando nell'incedere sfrenato ha incasellato le creazioni artistiche dei colleghi irrazionali. è venuto giù un pieno che non ti sto nemmeno a raccontare, cinqueoseisparutilettori. che ad un certo punto qualcuno sembrava addirittura abbia suggerito alla signora consapevolezza di intervenire lei. e quando costei prende in mano la situazione non ci sono cazzi [anche se ne mondo degli umani complessi, là fuori, far riferimento a dei cazzi quando c'è di mezzo una signora non è elegantissimo. ma almeno qui dentro noi ci si può prendere delle libertà espressive. e poiché si è capaci di guardarsi nelle palle degli occhi e parlarsi con sincerità, non ci sono grandi problemi]. insomma, la signora consapevolezza: sembra che abbia addirittura ventilato al pensiero analitico: forse è il caso si decida di andare sempre di meno da odg, che ti sei montato la testa, da quando ha preso il ritmo delle sedute. che faceva il punto cercando una sintesi col sé inconscio. che tutti sanno bene che non è esattamente una cosa così semplice. ma almeno ci provava. ecco. mi sono perso di nuovo. che volevo dire che noi gli si vuole bene. anche se sono un pensiero scomodo. anzi. proprio perché sono un pensiero scomodo il mio ruolo è fondamentale. e non ci credo nemneno poi tanto che sarei più efficace se riuscissi a metter da parte l'influenza che ha avuto il mio parente acquisito, per affinità affettiva, che poi sarebbe il pensiero flusso di coscienza. che poi io riesco appunto ad uscire solo il sabato. come scrivevo già sopra. quindi una volta che riesco a sgranchirmi le braccia sotto forma di cogito, poi mi faccio prendere la mano. anche se ho poco tempo. però questo sabato è più distratto del solito. pensa alla suggestione di marco revelli sulla logistica come buchi neri del capitalismo. da quel che raccontavano i colleghi penseri della task force del guazzabuglio delle possibili cose da fare e/o scrivere, sembrava volesse farci un post. però sta anche pensando al perché di quegli sbalzi d'umore a tornare nell'hometown. e quel crollo emotivo nel tardo pomeriggio. appena prima di riprendere a  camminare, con lo zaino in spalla, pieno di bottiglie di acqua fresca. oppure al fatto delle canzoni che più o meno ciascuno ha dentro, al pari delle poesie, o dei romanzi. tipo degli ovuli in dotazione a chiunque. ma solo pochi fortunati sanno come portarli fuori e farli germinare. a riguardo c'è il collega pensiero archivista, che ha tirato fuori di nuovo la storia di quella specie di visione - che si richiuse e sembra non essersi aperta poi così tanto - quando guccini iniziò il concerto, dentro il palatrussardi, che però non si chiamava già più palatrussardi. la storia della visione che ci aveva dentro delle canzoni, che bisogna tirar fuori. quasi che l'emozione per quell'inizio di concerto - il primo concerto che vedeva del guccio - gli avesse mostrato tutti quegli ovuli da fecondare. e a proposito di fecondazione, non è esattamente quello che ha in testa, orchestrato dai colleghi dei pensieri ossessivi. ma l'azione che ci sta intorno sarebbe quella per cui capita che, in determinati contesti - anche la storia dell'umanità è costellata di contesti che non erano previsti o esattamente voluti - si finisca per fecondare. tutta questa circonlocuzione per dire che ha un desiderio scomposto di scopare. talmente scomposto che il collega pensiero analitico ha il sospetto che ci sia sotto altro [poi il collega pensiero triviale ha buttato lì: sì, possibilmente non troppo glabro]. un qualcosa di ossessivo ad un po' sospetto. tanto che il pensiero di buon senso, che da quando si è affrancato del tutto da quel coglione di pensiero bigotto-moralistico è tutta un'altra freschezza di pensiero. e insomma, il collega pensiero di buon senso, sta facendo notare che magari il succedaneo non aiuta. considerazione di buon senso - d'altro canto nome-omen - che è scevra da qualsiasi elemento giudicante, qindi meglio. peraltro c'è anche l'aspetto curioso degli sceneggiatori onirici, che la mettono giù così, arrivati i bussolotti scombinati da quelli di sotto dell'insconscio. e il plot del sogno è sempre più o meno questo: gli mostrano l'approssimarsi alle delizie di una donna, che è armonico, confortante, incoraggiato da segni e segnali. segni e segnali che lui nel sogno è così soddisfatto di intercettarli, trovarli così interessanti e suadenti. e di dar loro seguito. solo che quando si avvicina per farlo e per concretizzare, il sogno svapora. sono bastardi nella loro geniale verve creativa, quegli sceneggiatori.

comunque. insomma. forse non sono stato esattamte di parola, cinqueoseisparutilettori. però davvero volevo essere molto più rapido a scrivere. il collega pensiero para-artistico dice che spesso lo fa pure quello lì fuori. collega pensiero che peraltro è sempre più avvizzito e diafano. che sono lustri che spera di essere messo sotto a far cose a profusione. invece si sta rimpicciolendo, minuto. si pensava destinato ad altre sorti. e invece eccolo lì. d'altro canto lo consoco bene quel collega. capita che ci si incroci nei momenti in cui le maglie sono meno strette. si narra che in passato fosse stato pompato e gasato da altri colleghi, quelli che litigrano spesso col principio di realtà. ed ora, il pensiero para-artistico paga pure lo scotto del rebound post evento traumatico dell'essere stato abandonato. però appunto ci conosciamo un po', quanto meno per esserci incrociati spesso. è che quando tocca a me, e riesco a farmi un po' strada tra tutto il pogare di tutti gli altri colleghi. anche quello dell'inedia, che lo blocca quello là fuori, proprio perché sgomita che levati qui dentro. insomma, ormai ho capito debba andare vado giù un po' deciso. però con questo ho meno tempo per dar retta agli altri. e quindi sfumano anche le possiibilità di sinergia, con i colleghi in gamba. e quindi pungolo da solo. ed è il mantra che son solito ricordargli. ormai non è più una questione se quel lavoro ti piace o meno. non ti piace ma ti riesce talmente bene che, anche uno con le voraggini di autostima, no vabbhé, ora diciamo gruviera di autostima, non può non trarne una qualchce forma di giovamento. quindi non è una questone di piacevolezza del lavoro. è che quel che succede là dentro, oramai, genera nausea importante, che sta veneficando il personalissimo zeitgeist. e il dubbio - fastidioso, lo so - è quanto potrai reggere fino a sprofondare in una qulche voraginetta, che poi voglio vedere quanto ci metti per venirne fuori. un'alternativa c'è e ci deve essere. certo, bisogna cercarla. e l'intuizione ci sia altro è meno eterea degli ovuli con dentro le canzoni, che sono da fecondare. in quanto pensiero scomodo non è così fuori da un principio di corerenza ricodare che non sei così felice. anzi. che va bene la fattura. ma che non può ridursi solo quasi a questo. che sono fastidioso. lo so, ci son per quello. ma è per non farti dimenticare che c'è comunque e sempre un'alternativa. forse oggi mi sento un po' più gradasso del solito. come mi percepissi un po' più percepito. tanto che son riuscito a scrivere un post per il tuo cinqueoseisparutilettori. e dovrei ricorare a cinqueoseisparutilettori di dirglielo, buttandola lì anche lui, ogni tanto. è ben più che probabile che non ti ascolterà. specie in settimana, quando io finisco di nuovo appiattito e schiacciato da cinque giorni di deliri, di là dentro. non so se e quando verrà giù quell'infrastruttura che accoppia insoddisfazione e fattura. anche se, prima o poi, finirà ovvio. tutto dipende da quando, come, perché. ad esempio, prendendo esempi migLioni di volte più immensi: manzoni deve usare la peste del '600 per sgarbugliare la situazione che ha incasinato nei primi trequarti del suo romanzo [è suggestione del collega archivista]. in ogni caso ma questa cosa gli porta nocumento. un'alternativa c'è. per quanto non sono così sicuro che i giorni di ferie - mica come te cinqueoseisparutilettori, che sei buono a prenderteli e goderteli - possano cambiare granché. per quanto che cominci a farle, e poi ne riparliamo. aiuteranno almeno a sopportare meglio. cosìcché io possa usire con ancora più efficacia. magari non solo il sabato. magari non forzando le maglie. tutto molto più naturale e liscio. in quando pensiero fastidioso, pregno d'esserlo, so che in fondo ho ben ragione. per quanto provi ad ignorarmi. vorrei solo evitare di essere travolto. anche perché sennò c'è il grosso rischio venga giù pure lui. ma un'alternativa c'è.

e non vedo l'ora se la pigli 'st'alternativa. non avrò più motivo di essere. e verosimilmente finirò, giù nel ricettacolo fecondo dei pensieri andati. che fa un po' humus. ma l'humus sa concimare tanto bene. e quindi così andrà bene. anche perché sarà un bellissimo collega di pensiero di serena rappacificazione con il sé a prendere il mio posto. ma ricordatemi pure tutti, che avevo cazzo ragione.

ma questo, appunto, in un futuro che non sia troppo in là. e se ti capita, cinqueoseisparutilettori. butta lì suggestioni pure tu. quando magari sarò tornato in gabbiotto. che sia tu direttamente, cinqueoseisparutilettori. chi sia quel che sia.

Saturday, June 5, 2021

errenneamessaggeri

quindi sembrerebbe che saranno sequenze di rna messaggero, quelle che insegneranno al mio sistema immunitario a creare gli anticorpi contro questo fottutissimo virusssssedemmerda. anche se il virusse fa il suo, nel senso che prova a replicarsi. ci ha questo riflesso pavloviano genetico. è tutta la sovrastruttura che viena giù. coinvolta, tutta coinvolta, con variegatisssssssssssssssime modalità.

quindi lo spero. che avanzi un qualche pezzo di rna messaggero. nel senso che il più faccia il suo, insegni al mio sistema immunitario. e poi avanzi un qualche brandello di informazione che sappia sintezzare schiocchi di dita in rapida sequenza, due-tre volte - cluick-cluick-cluick - proprio in fronte frontale alla mia testa un po' sbiellata. mo basta. aiò. sveglia. muoviti. dis-ciula il culo. su, su. insomma, cose così.

figurativamente, ovvio. ma son quei simbolicamente in cui un po' ci spero.

d'altro canto il codice dentro l'rna è messaggero. appunto. ti spiega come si fa. ma mica lo fa lui. fare. il fottutissimo fare. voce del verbo ripigliatiquellochesarebbeunosprecolasciarscivolarevia. da coniugare col modo: fanculo l'effetto che la vita non sia altro che "il diversivo delle incomenze da assolvere mentre la cosa che aspetti continua non succedere" [cit.]. insomma. occhei il libretto d'istruzioni. ma dalla speculazione intellettiva bisogna pur declinare stimoli nervosi, tendini e muscoli che s'adoperano. pensiero che da potenza si fa atto. mettere 'sta cazzo di marcia. mollare gradualmente la frizione. energia che da termica si fa cinetica. muoversi. agire.

cluick-cluick-cluick.

nei primissimi giorni della chiusura hhharde, marzo dello scorso anno, ricordo di queste specie di percezioni ex-ante. venivano e andavano. roba rapida. flash in cui mi pareva di intravvedere in infilata i riverberi di quel che sarebbe successo. sapevo che, non sapevo come. il senso di smarrimento. la diffidenza della vicinanza delle persone, che si sarebbe infilata infingarda negli interstizi più bastardi da stanare. roba complicata da levarsi di dosso. l'involuzione cui sarei andato incontro. il grande boh di quello che sarebbe venuto. la grande onda che ci avrebbe spazzati tutti, per quanto in maniera variegatissima. ognuno a suo modo. un incamminarsi verso qualcosa di decisamente nuovo e mai provato prima. all'inizio, come avessi la necessità di darci un senso [tipo l'ossigeno di cui erano affamati chi si ammalava, chi moriva], ho davvero creduto avremmo potuto imparare tutti - tutti - qualcosa. per far 'sì che 'sto infarto della storia [cit.] non venisse invano. tanto lo credevo così come quanto sapevo sarebbe stata complicata, lunga. per quanto complicato e lungo possano essere concetti decisamente relativi e declinabili - anche per le varie angolature di reclinazioni per porgere le terga.

quella sensazione di grande incognita, che si spalacava davanti, non era granché piacevole. anzi. il non sapere. smarrimento appunto.

il giorno di pasqua lessi un articolo di massimo recalcati. nel senso di psichiatra-analitico. sembrava lo avesse scritto apposta per me. o meglio: prendendo spunto dai dubbi e le percezioni intorcigliate che mi giravano dentro. per prenderli, srotolarli, di-spiegarli, appunto. a dare senso e forma e perché a quei dubbi, con le percezioni conseguenti. e scrisse anche che il punto di svolta sarebbe stato il vaccino. ma non tanto dal punto di vista dell'ammaestramento del sistema immunitario di tutti. no. come chiave di volta. l'appiglio per cominciare a dare un ordine a quel senso di mai provato prima. come il grimaldello là in fondo, cui guardare con fiducia per ricondurre la realtà di un'esperienza così mis-conosciuta: sapendo che si sarebbe congiunta con un domani che avremmo riconosciuto come simile a quello che c'era prima. ci sarebbe stato insomma un dopo a quel presente così spiazzante.

per un attimo ho davvero visto una specie di luce, là in fondo. sapevo si era nel tunèl. sapevo sarebbe stata lunga. ma in quel momento ho visto esattamente la cosa. ed è stata un'onda pazzesca in cui si realizza che tutto ha un senso perpetuo e continuo. l'ho capito. un attimo. e poi di nuovo dentro nel tunèl. come tutti, ciascuno a suo modo.

poi è passarci in mezzo, al tunèl. che non è come immaginarselo ed averne contezza si sarebbe dovuto passarci. passarci è altra cosa. anche lo star passandoci adesso. ora. durante la scrittura di questo post.

però oggi ho ripensato che leggendo quell'articolo, per un momento, ho visto e ho capito.

poi non avrei potuto spiegarlo. e non tanto perché mi avrebbero guardati basiti e perplessi - ed in fondo stigrandissssssimicazzi, ma mica sono i cinque-sei lettori di qui. e poi in fondo non avrei fatto nemmeno in tempo a spiegarlo. talmente è stata veloce l'inoculatia. talmente ho fatto finta che il tutto venisse con una indifferente e bellissima normalità del divenire.

però un po' ci spero che davvero faccia 'st'effetto. come un punto di giunzione di averla vista e capita, quel giorno là.

che 'sto cazzo di errrrennnneamessaggero avanzi un qualche brandello di informazione, e mi suggesioni come fare.

cluick-cluick-cluick.

muovi il culo.

fai.

sta arrivando il dopo. e vedi che magari hai pure imparato qualcosa.




Wednesday, June 2, 2021

buona Repubblica e i pensieri scomodi

buona Repubblica. che è il giorno in cui si scelse di passare da una cosa privata come la famiglia reale ad un'istanza Pubblica [cit.]. al netto di quanto fosse mediocre - eufemismo - quella famiglia reale. al netto di come si sia messa su in modo molto perfettibile, quell'istanza Pubblica.

mi è sempre piaciuta questa data. quella che chiude il triduo primaverile, laico. non è mica poi tanto che è festa da data rossa sul calendario. vado a memoria, quindi tutto molto errorabile, dovrebbe essere stato carlo azeglio. colui che diede il la ad una riscoperta, e ri-valorizzazione, del civismo nazionale. me la ricordo quella sensazione che percepivo cambiare, oltre ai segni e simboli esteriori. ed in fondo fu cosa buona et giusta. anche per evitare rimanesse solo alla mercé della poltiglia paranazionalista, o quel retoricume lì. ed in tanti se n'era rimasti un po' lontani. quindi c'era un ritiratismo di un bel pezzo di società e di cittadini, di fatto. io poi che dovevo manifestare il mio anarchismo financo fuori dal conformismo di ritorno dell'anarchismo ufficiale - anche se anarchismo ufficiale fa un po' ossimoro. quindi grazie carlo azeglio. anche se della parata militare ai fori imperiali posso fare molto tranquillamente a meno. mi ascolto viva l'italia. e la freschezza delle sonorità di quella canzone. e quel testo così dirompente e popolare, di popolo.

comunque.

oggi è anche il giorno in cui votarono per la prima volta le donne. e l'hanno azzeccata.

fu anche il giorno in cui vennero votati coloro che avrebbero fatto parte dell'assemblea costituente. quelli che scrissero la Costituzione, per intenderci. ho ribadito questa cosa ovvia, più che altro per poter scrivere, appunto, Costituzione. Costituzione è una delle poche cose che meritino la lettera maiuscola. per dire, dico.

mi si è infilata dentro così questa associazione di idee. un po' scomoda, ed è significativa mi sembri scomoda.

molti costituzionalisti ritengono che sia l'articolo 3 il più importante della Costituzione, quello più fondante, significativo. quello della pari dignità sociale tra i cittadini. [parentesi: per i paradossi di quello che è l'evolversi del pensiero umano, è l'articolo che fa riferimento alla razza. un concetto che ormai fa parte della retroguardia culturale. esiste solo la razza umana. allora vi si fece riferimento ancora segnati e per contrapporsi all'abominio del manifesto sulla razza, che il regime fascista propugnò una diecina di anni prima. non si pensò che da confutare il concetto stesso - l'ontologia, che mi piace usare parole a caso - più che la differenza tra quelle che si pensava esistessero. un calco venefico del regime nella mente, inconscio.]. [parentesi 2: è poi il secondo comma: che la Repubblica si deve adoperare per rimuovere gli ostacoli che limitano "di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana", ha dentro una potenza perequativa che a volte mi commuove. però sono un po' debosciato, mica non lo sapete. no? e che sia un bellissimo impegno, non attuato, significa solo che bisogna attuarsi per attuarlo. sempre e costantemente. è un concetto dinamico. un verbo al gerundio].

insomma. l'articolo 3. che è quello del fatto che nei tribunali sia scritto che la legge è uguale per tutti. non è mica roba scontata, nella storia dell'umanità. e che [ancora] 'sta cosa possa non essere sempre e sistematicamente attuata, non toglie nulla all'importanza di quell'assunto. che appunto non è così ovvio, anche se l'abbiamo sempre visto scritto. non è un sempre che è da sempre.

comunque.

ripensavo al primato della legge, che sovrintende molti ambiti umani. e forse li e ci preserva. un paio di casi della cronaca hanno bucato la mia bolla di attenzione. e si sovrappongono a questa data, con il moto a luogo a costituire la cosa pubblica qual è la Repubblica, appunto. le carcerazioni [forse facili] dopo la tragedia del mottarone, quindi le scarcerazioni [forse dovute] pochi giorni dopo. e la scarcerazione di giovanni brusca.

sulla tragedia del mottarone, davvero, sto provando a non farmi incanalare in un'opinione pelosa. un po' perché anche solo costruirla, un'opinione, mi sembra qualcosa di fottutamente faticoso. e il periodo è quello che è. provo a leggere dei fatti. il forchettone ha impedito ai freni di frenare, una volta rotta la fune traente. l'uso criminogeno di applicare il forchettone è un fatto. il perché, chi lo sapesse, chi facesse come se non lo sapesse, o le varie altre combinazioni, è tutta roba che spetta a chi dovrà accertarlo. proverà a farlo. mi auguro davvero riesca a farlo, per potere pesare le responsabilità in maniera equanime. mi sembra interessante, cercando di zizzagare tra [forse] la retorica, quello che ha dichiarato la gip, nel disporre le scarcerazioni e i domiciliari. ringraziate che il sistema è garantista. di nuovo, saranno pure errorabili gli atti di coloro che dovrebbero garantire quel garantismo. ma è il principio di fondo che ci tutela. 'ché se non ci fosse saremmo messi peggio. e saremmo verosimilmente alla mercé delle nostre emozioni, turbamenti di quel sacro e incasinatissimo fuoco che sono le nostre corde più vicine alla pancia che alla testa. poi, nel dettaglio di quello che ho avuto modo di leggere, mi sembrano più convincenti le motivazioni di chi ha scarcerato piuttosto che di chi ha incarcerato. ma qui al momento mi fermo. e soprattutto quelle motivazioni non stabiliscono nulla sulla colpevolezza o meno di chi è coinvolto. pare un'ovvietà, ma conviene ripeterselo. sono considerazioni sull'utilizzo del carcere preventivo. che è una cosa ingiusta quando non è necessario o dovuto. per quanto si possa essere sopraffatti dall'emozione ed empatia per chi si è trovato su quella maledettissima cabina. e che non ce l'ha fatta per un non uso criminogeno di dispositivi di sicurezza. criminogeno, di chi e come lo dovrà stabilire il processo. criminogeno non significa sia giusto ricorrere a misure cautelari di persone che ancora non sono state condannate. lo sdegno, comprensibile, sta su un altro piano. per fortuna. e per fortuna che il sistema è garantista.

e si occuperà di comminare la giusta pena. per quanto a noi, alla pancia, non potrà mai sembrare abbastanza. e per fortuna a sovrintendere l'esercizio della legge non c'è la pancia.

lo scrivo, convinto, ora che sono tutto sommato sobrio. che non sono stato vittima di ingiustizia, diretta o indiretta. lo scrivo da sobrio per quanto assogettato al motto del "perdonare tanto, vendicarsi poco, dimenticare mai". che fatico, davvero, a scrollarmi di dosso le increspature che i miei simili hanno provocato con più o meno volontà [per ridurre a quisquilia: non riesco ad incrociare in contesti condivisi una fanciulla che - dal mio punto di vista - mi provocò incazzo un campionato mondiale di calcio fa. pedddddire]. lo scrivo da sobrio, sperando di non dover mai essere così ubriaco da pensare il contrario. ma per quanto lo pensassi, se fossi travolto da un qualcosa di annichilente - che questo periodo potrebbe sembrare garrulo et rilassato - per fortuna il sistema continuerà ad essere garantista.

roba miGlioni di volte meno imponente della tensione un po' lancinante che - credo - si viva con la scarcerazione di brusca. probabilmente uno delle persone peggiori della storia repubblicana, e forse non solo. che torna libero grazie alla legge che fu ispirata da colui che fece saltare in aria, con la moglie e gli agenti della scorta. non mi dilungo oltre su quanto e come la sua collaborazione sia stata importante - anche perché non sono così ferrato da poterlo argomentare come meriterebbe. quella collaborazione che gli ha precluso l'ergastolo - tema assaje delicato. quella collaborazione per cui la legge ritiene siano sufficienti venticinque anni. la collaborazione, non il pentimento. non ostante il suo essere moralmente indifendibile. non ostante il riverbero dell'abiezione per quello che ha fatto ed è stato [se lo sia ancora, non lo sappiamo] abbia un fine mai. non ostante il suo pentimento è molto probabile non ci sembrerebbe mai abbastanza, talmente tante le cose di cui si dovrebbe pentire. non ostante chi ne è stato vittima diretta abbia tutta la sua liceità a non perdonarlo. ecco. per fortuna non è la morale che esercita la legge. ecco. per fortuna si può tenere viva la speranza laica e razionale ci sia una possibilità di via d'uscita. ecco. per fortuna in quegli ambiti non si sia è legati a dover valutare se e quanto è profondo quel pentimento, che è tutto così fuori scala da poterlo incapsulare in qualcoa di oggettivo. ecco. per fortuna il perdono non ha a vedere con l'amministrazione della cosa pubblica. che altrimenti saremmo tutti fottutamente in una situazione molto più complicata. tutti. e quelli come meno strumenti o possibilità lo sarebbero ancora di più. poi. che non ci si debba dimenticare delle vittime, che si debbano sostenere nei modi possibili è un altro piano ancora. è probabile non si sia così esemplari, sempre e comunque. ma - per l'ennesima et ultima volta - il principio che sta da un'altra parte è fottutamente più imporante. per fortuna è così. ed ovvio non è una fortuna dovuta al caso favorevole. ma l'effetto di un beneficio per tutti.

è per la salute civica e pubblica di tutti. quella cosa che ha cominciato ad esistere proprio oggi come oggi settantacinque anni fa. ha cominciato. non significa che sia finita, anzi. [non ostante mi senta debosciato. o spoltigliato.]