Tuesday, June 21, 2022

dei scivolamenti giù per il solstizio

e quindi niente. siamo al culmine. la curva di isoluminanza ha la sua massima pendenza: derivata negativa minima ad osservare le albe, derivata positiva massima ad osservare i tramonti. a guardarla dal lago il chiaro verso nord, a guardarla dal terrazzino con sotto il mare si vede la linea di faglia luminosa che corre verso sudovest [me lo fecero notare solo un paio di anni fa. e mi ricordai di quando così tanta luce mi era quasi fastidiosa].

da domani cominceremo a rotolare verso giornate sempre più buie. vero, possiamo giocar di smargiasseria, per ora: ci sarà luce fino a tardi ancora per un po'. facendo finta di niente. che poi è il duale di quando avviene dall'altra parte del rotolamento. che le giornate cominciano ad allungarsi. ma è ancora tanto buio. e la si butta sul: sì, però sappiamo che già oggi è più lungo di ieri, mi faccio ringalluzzzare da questa consapevolezza simbolica.

rotoleremo.

che sembra che un sacco di cose vadano a rotoli. a cominciare da questo principio d'estate. che però siamo già siccicati come a metà agosto, con davanti altri mesi probabili secchi. i nevai finiti, i fiumi rigagnoli, i laghi che come ci attracchi su quei pontili? che è siccità che parte da lontano, quando non piovve e nevicò quando le giornate erano molto corte. ci pensavo, che almeno non pioveva in quei giorni un po' complicatini. non dimentico che però mi fosse ben chiaro che almeno non pioveva da troppo e per troppo tempo. le complicazioni, a volte, si caricano da lontano.

e si va rotoli. che fa caldo. ma può essere solo l'inizio. o forse sta già iniziando da un po'. solo che non è troppo d'improvviso come quando arrivò la fottuta pandemia. che alcuni dissero: raga, guardate che è quello che sta montando da anni con il cambiamento climatico. non facciamoci prendere impreparati, prepariamoci. appunto. e ora fa caldo. che magari non è così insopportabile - almeno, qui, in un contesto di privilegio che non dimentico. ma che il piano è inclinato. e la biglia sta cominciando a pigliar velocità. rotola.

appunto, si va a rotoli. che c'è la guerra che fa rotolare altro. per cui rotola altro contesto. e capiamo, o forse intuiamo, o forse guardiamo fuori dal finestrino distraendoci, che 'sto rotolamento, boh. non è così piacevolissimo. dopo tutte quel che è successo. eccccheccazzoous è successo? potrebbero ricordarci col ditino alzato altri grandi porzioni di umanità. che rotolano ormai da tanto di quel tempo che guardano il nostro rotolatino e ci perculano: massì,  per noi è come starsene sulla giostra.

che se poi 'sto rotolio comincia farsi percepito anche da chi guarda fuori finestrino per distrarsi, che magari smette di distrarsi. anche se magari qualche fenomeno esclama. oppppppperbacco. ma quindi se fa caldo, mi compro un altro condizionatore. e se l'energia costa un po' di più pagherò un po' di più, posso permettermelo. e se razionano l'acqua, beh, mi sciacquerò la sacca scrotale con l'acqua minerale gassata - accccquagasssssssataaagggaggganellle [cit]. e quindi insomma c'è sempre una soluzione parziale al rotolamento. paziale per il mio ombelico ed il mio buco di culo [nel caso accccquagasssssssataaagggaggganellle pure lì]. c'è una soluzione a tutto. basta orgaizzarsi e comprarlo sulllllamason ed ammonticchiarlo nella stanza. eh, ma come farai poi a svuotarla 'sta stanza quando dovrai trasloccare? ehhhhh ccchecccevvvò,  chiameremo la ditta che fa i traslochi. [parentesi: mi torna in mente a riguardo uèueè, il mitttico ex-coinquilino [che tanto provò - figurativamente - con il suo gggggggentilmente la mia di sacca scrotale]. che aveva una visione sua su tutto. specie quelle che garantisse il suo culo al comodo. al limite bastava pagare. che al massimo si fa la tarantella e si contratta a monte il prezzo].

si corre a rotoli. e mica lo scoprite adesso? che è un rotolamento di coglioni per questo mondo che non funziona che dobbiamo contestarlo apoditticamente. la verdura solo a metro zero, la paglia ad isolare i muri di casa. che poi non ce la contano giusta mica. se si sta andando a rotoli io posso smettere di girare, che poi significa che rotolerà tutto il resto: il pensiero unico [svegliaaaaaaaa, apritegliocccchiiiii, pecoroniiiiiii] la plutogiudocrazia, i poteri forti, bigarma, billgheits e soros. guarda però che forse sei tu che stai rotolando per tutt'altro motivo. machecazzodici. è tutto il resto che rotola. eh. guarda bene, come lo spieghi questo fenomeno epicicloidale? eh, appunto, coll'epiciclo mi spiego tutto. e poi l'ho trovato sullliutttiub. e gradirei maggiore deferenza, anche se non spetterebbe me dirlo [semcit.]

quindi rotoleranno le effermeridi. è sempre andata così. continuerà ad esserlo. che tutto questo se ne fotte delle nostre beghe. e l'effetto che ci capita addosso per averle innescate, 'ste beghe. c'è stato lo zenit, niente ombra sulla linea del tropico del cancro. è un attimo. un giorno.e può darti una mano a calcolare il raggio della terra. si rotola. continuerà per rotolamenti e rotolamenti, in su e in giù. e questo dovrebbe ricordarci il senso relativo del nostro preziosissimo et veneratissimo ombelico. cioè pochino.

oggi si è solstiziato. che può essere un giorno come un altro. anche se sei al culmine della luce qui. della notte di là. puoi non farci per nulla caso.

oppure compierci gli anni, come la mia amica franz [ed in fondo credo che sia un giorno che le si addica tropppissimo. lei che scriveva poesie. ed ha questa peculiarità di cambiare la chimica delle stanze in cui entra]. oppure ci puoi ricordare che ci hai iniziato la maturità, con quel tema sul pascoli. oppure fatto lo scritto di analisi I, che la clelia disse: mi raccomando, però non buttatemi via dei compiti che sono più che sufficienti. che poi la maturità è stato un rapidissimo zenit. arrivato smadonnando scaramanzie gli anni precedenti. e ben ancorato al principio di realtà quello che è venuto dopo. ero io che svarvolavo qua e là a farfalle. per molti, troppi anni. difatti si son visti i risultati. ed a proposito di maturità domani la comincia mio nipote. un giorno dopo la mia. che ci arriva sicuramente meno complessato e più sereno di me, quindi molto più avvantaggiato. è che quello che troverà dopo forse sarà un po' più complesso. proprio perché stiamo rotolando. tuttio e tutti.

e quindi ciaociaco giornata più lunga. giorno che smargiassa sulla notte. mettiamoci di buzzo buono. accorcia che ti accorcia, arriveremo dall'altra parte. che poi ricominceranno a crescere, le giornate. che se ne fottono le effemeridi. ma questo non ci impedisce di viversela più pronti e adattativi. che stiamo rotolando. possiamo farcela a farcela. non ci servono i condizionatori. ci serve sussumere ogni goccia d'ombra disponibile. certo, è più faticosetto. ma oramai si rotola. prima immaginiamo pensieri laterali, prima non ci faremo soverchiare. provarci, almeno.

Friday, June 17, 2022

piccolo intermezzo di irrisolutezze e bordoni di fondo

il fatto è che è tipo un rumore di fondo, un bordone continuo, che sta lì. a volte sei talmente impalpabile che ti tira giù. altre volte no, ma quel senso di malinconia soffusa, come alcuni giri armonici che finiscono in minore, ti accompagna inesorabile.

e il fatto è che non [mi] è così scontato essere compiutamente sereno ed appagato, quando si sa che da qualche parte qualcuno variegatamente è dentro situazioni poco piacevoli.

il fatto è che la storia dell'umanità è un flusso abbastanza totale e variamente costante di ingiustizie, sofferenze, punti angolosi, situazioni che definire poco piacevoli è un perculistico eufemismo [marò, che periodo lunghissssssimo].

quindi c'è il fatto che le sofferenze - qualsiasi cosa significhi - di popoli e tocchettoni di umanità hanno lo stesso effetto di bordone dell'amico - qualsiasi cosa significhi - che ha perso il padre tre mesi dopo la madre.

ed il fatto è che creature attraversino il mediterraneo su barchette scalcagnate, non fanno la stessa malinconia dell'amico - qualsiasi importanza abbia significato quella persona - che arranca, fatica, esprime con incoerente logorrea la sua acredine verso di te.

e poi c'è il fatto che uno si chiede che senso ha portarsi, nell'intimità di un'eventuale svolta esistenziale, quelle creature che arrancano e faticano nel mediterraneo, se poi ignori il pungolo dell'amico che naviga su una barchetta scalcagnata e nessuno - forse - va a tirarlo fuori da lì.

perché c'è anche il fatto che questo mena - figurativamente - fendenti remaschi. che ad avvicinarsi si rischia di pigliarsene uno sul nasone. che non si farà magari apposta, ma cazzo, mi ha rotto il naso con una remata - figurativamente ovvio.

anche se c'è il fatto che uno avrebbe pure qualche disperante motivazione [stavo scrivendo ragione, ma forse è qualcosa che dalla ragione, nel senso di consapevolezza, si tiene al di sotto]. di tirar fendenti, di portare acredine verso il mondo, o persone che si pensavano diverse.

poi c'è il fatto che le tensioni che uno [io] si porta dentro, sono molte contrapposte. e vanno in due direzioni opposte, con leve però diverse. e qualcosa alla fine si fa sempre, anche quando non si decide. che poi è la decisione della tensione che ha il braccio di leva più lungo. vince facile.

così c'è il fatto che me ne sto lontano. non tanto per le offese o per il risentimento, roba che ormai è svaporata. è che intuisco sia la decisione di autoprotezione. tipo i fondamentali che ti insegnano nei corsi di primo soccorso. è star lontano da situazioni tossiche. e non importa se non lo si fa apposta. la tossina se ne fotte. e tossisci sputando fuori l'anima che non credi di avere.

è il paradosso del fatto che c'è una centratura per cui ci si preserva, anche se è un perseverare da bordone di fondo. la malinconia dell'accordo minore che non si risolve. non esserci per puntellare la soletta del proprio starci.

con il fatto delle equazioni che non risolvono, come gli accordi. sono irriducibili. la soluzione, il valore che deve assumere l'incognita per far tornare più o meno tutto, sta in una qualche dimensione frattale. noi stiamo nello spaziotempo. e pure sommersi dalla malinconia di cui si è persa l'origine, ed il senso. frattali pure loro.

c'è il fatto di una persona - qualsiasi cosa abbia significato quell'amicizia - che sta scarrocciando, con un incazzo inconsapevole. c'è il fatto che non ho cime da lanciare, o forse non è il caso le lanci perché non c'è molo così consistente. c'è il fatto che uno scarroccio che - la azzecco? intuisco? me la racconto? ignavitizzo? - è il caso di lasciar fare, augurandosi sia secca da cui ripartire e non scoglio con mare incazzoso. c'è il fatto che lasciar andare lo scarroccio acuirà l'incazzo, consapevole o meno. c'è il fatto che prima bisogna trarsi [un po' più] in salvo, per allungar la mano verso l'altro.

c'è il fatto che tutto questo ammanta di scighera di tristezzina questo periodo, questo venerdì, questo contesto in cui mi pare di riuscirci. qualsiasi cosa significhi.

c'è il fatto che quel che ammanta, non passa via liscio.

ci saranno i sogni, nel senso dell'onirico, che me lo ricorderanno. fattualmente.