Friday, August 26, 2022

faccio un post cazzaropolitico /4 - la delta di dirac del terzo polo [anche se dovrebbe almeno il quarto, a dir dei tempi di presentazione] [mi è venuto lunghetto]

quando ho letto finalizzavano l'accordo elettorale, travaglio di tre giorni, mi son detto: mo prendo i popcorne. con evidente punta di incoerenza, peraltro. dacché mi è venuta in mente, rifacendogli il verso, l'uscita paracula che il renzie fece nel maggio duemiladiciotto. si prese parecchie pernacchie, di cui si curò ben poco. ovvio. 

sono un po' incoerente, vero. però facciamo i dovuti distinguo.

lui aveva solo perso malissimo le elezioni. portando il suo pidddddì a meno che dimezzare i voti in quattro anni, passando per la sconfitta del referendum costituzionale. sì. quello per cui disse: se perdo lascio la politica. [poi ci siamo salvati la Costituzione, ma come scartina ci siamo tenuti pure lui]. insomma. lui era renzie al culmine della sua capacità di star sul culo alle persone come segretario pidddddì. tanto che, appunto, per contrastare quegli scappati di casa gialloverdi, magari anche no i popcorne. lui era renzie, occhei. ma avrebbe dovuto guidare l'opposizione [sì, lo so che fa ridere, anche quattro anni dopo. però lo stato dell'arte era tecnicamente questo, o avrebbe dovuto essere. popcorne. intoucuuuuulo i popcorne]. io sono un solitario vergatore di post solitari. i popcorne me li posso gustare, in panciolle. da osservare non ci sono i possibili sfaceli di uno dei peggiori governi repubblicani, fino al prossimo autunno intendo. da osservare c'è la mitica coppia: carlovuinston-renzie che si erge imponente ad attrarre i voti dei moderati, eponimi del terzo polo. so che carlovuinston-renzie e moderati in uno stesso periodo è una bella sventagliata lisergica. però questo cabarettano costoro.

nel post cazzaropolitico numero tre, me li immaginavo come un'antinomia. nel senso che carlovuinston è l'acme dell'essere non-renzie. e viceversa. potenza delle capacità esponenziali dell'egotismo narcisista. il fatto abbiano conchiuso un accordo elettorale, nel pensarli assieme, l'uno l'antinomia egotica dell'altro, mi sovviene la delta di dirac. che è trasformazione, una struttura matematica con cui gli ingegneri dell'informazione hanno una certa confidenza. quindi immagino l'amico emanuele. non è per escludere gli altri due/tre lettori - non per forza ingegneri. è che uno, nel momento dell'ispirazione psichedelica, fa riferimento agli strumenti culturali che ha incrociato durante la formazione. ho fatto le scuole basse.

quindi popcorne, pensando alla delta di dirac.

anche se in fondo carlovuinston-renzie, oltre ad essere antinomici non sono esattamente la stessa cosa.

renzie divide l'umanità in tre:

  1. lui, che in quanto renzie, gode della sua stima illimitata e incodizionata. a volte si chiede chi sia quello lì nello specchio, che non sarà mai renzie come lui, ma poi soprassiede;
  2. chi lo segue convinto, acriticamente e leopoldianamente, per cui il giudizio è neutro;
  3. il resto del mondo, cui va tutto il suo risentitissimo disdoro [eufermismo], che proprio non si capacita come non possa pensarla come lui, quindi seguirlo leopoldianamente. proprio non si capacita.

carlovuinston la fa più semplice: l'umanità si divide in due:

  1. lui, che può e deve fare e dire e disfare e contraddire e perculare e tuitteggiare e riperculare e bastonare [tuittengiando] e ritagliare la sagome di winston - quello vero - e tenersi il cartonato come fonte di ispirazione;
  2. il resto del mondo. che deve star un po' lì a farsi andar bene il fatto che lui faccia, dica, disfi, contraddica, perculi, tuitteggi, riperculi, bastoni [tuitteggiando] e prenda atto di tutto ciò, osservando lui trarre ispirazione dal cartonato di winston - quello vero.

poi, vai a capire come funzionino le antinomie: una birra con carlovuinston me la prenderei volentieri, ed ho idea me ne uscirei financo soddisfatto. renzie è un successo personale da esco-dalla-zona-di-comfort se mi trattengo dal non cambiare canale quando lo vedo sottolineare, con le sue smorfie da cabaret anni trenta, le sue verità apodittiche.

e questi fanno il terzo polo. dopo essersi sfanculati, insultati, perculati, contraddetti, confutati. come solo due perfette antinomie delta di dirac sanno fare. che poi, in fondo, è più che normale dopo che uno è stato ministro e l'altro presidente del consiglio dei ministri. nello stesso gabinetto, peraltro. che magari un po' di stima reciproca ci può anche stare che ne derivi, imperitura. ma loro sono carlovuinston-renzie. mica cotiche. che uno non capiva com'è che lui fosse solo ministro e non capo del consiglio dei ministri. l'altro non capiva come quel suo ministro non gli tributasse l'ovvia riconoscenza adorante di essere un suo ministro.

e questi fanno il terzo polo dei moderati. [che poi, se nel periodo si usa solo moderati, omettendo carlovuinston-renzie, l'effetto è meno lisergico. il soggetto sottinteso mitiga parecchio]. anche lì, a dirla tutta: terzo. sembra un po' come la metropolitana a milano. che han fatto la uno, la due, la tre, poi la cinque, ed ora stanno finendo la quattro. carlovuinston-renzie fanno il terzo polo. peccato siano almeno i quarti, se non i quinti ad esclamare in ordine di tempo: ehi, ci siamo anche noi, votateci! peste colga gli altri [sulla parte: peste colga gli altri, so' bravini, tanto. se la giocano per essere i primi]. e non è mica detto non arriveranno pure quarti, se non quinti, anche dopo aver contato i voti - ma su questo chiosa finale. che se fossero battuti pure dai faivstarrrrre sarebbe un contrappasso che Dante, settecento anni dopo, esclamerebbe: occcccorbezzoli! per poi virar in un più adatto metricamente: cazzo, una corbelleria del genere, in un girone infernale, proprio non mi sarebbe venuta in mente. che se poi addirittura pure l'alleanza popolare arriva lorodavanti, è tipo il monza che vince la scempions [peraltro: alleatipopolari unitipopolori, che adesso è accordo elettorale di tre partiti. ma non è mica detto da qui ad un mese, alle elezioni, rifondazione e/o potere al popolo non si scinda, vuoi mettere che uno usa un avverbio sbagliato in una risoluzione di un comunicato stampa]. o se fosse magari l'italecsit a passarli avanti? in fondo sarebbero sopravanzati da uno più o meno moderato come loro.

già. moderati. che si magnificano come gli elementi di stabilità [loro due, lo so che fa ridere]. e di garanzia di continuità dell'agendadraghi. che se, metti caso, con la pensione da banchiere centrale non arrivasse a fine mese, mario potrebbe tutelarselo il marchio: agendadraghi®. vuoi mettere quanto gliene viene fuori in royalties ad ogni riferimento di carlovuinston-renzie? agendadraghi®, che è un ottimo modo per intortare, distraendo come degli abilissimi prestigiatori, per ammantare il fatto non riescano proprio a far a meno di essere loro i protagonisti, oppure siano considerati elettoralmente un po' rejetti. e quindi si mettono assieme. non ostante la loro antinomia egotica. agendadraghi® sarà abbastanza largo da coprire quella delta di dirac così ingombrante?

oppure serve agendadraghi® assieme a centro? che poi: centro. alla loro destra qualche praticello. alla loro sinistra le distese di praterie che la conquista del west, scansate. vuoi mettere mica che qualche elemento perequativo possa essere financo abbozzato, no? e statalista sovietico chi alza il ditino a confutare il loro moderato destrismo economico. onta li colga e perculamenti tuitteggianti.

si ergono a difesa di un qualcosa che forse non è chiaro neppure a loro. abbacinati dalla magnifica loro magnificenza: uno per ciascuno di sé medesimi. ovvio. promettono agendadraghi® e vediamo chi ci casca. chi per obnubilamento di questi, oppure per scelta considerata meno disperata, o più agognatamente moderata. in fondo c'è chi non riesce a non votare qualcosa che si autoproclama moderato [dobbiamo voler bene anche a loro, suvvia]. sfugge magari loro il fatto che moderati e carlovuinston-renzie stiano nello stesso periodo, ed al riparo dalla sventagliata lisergica, li votino. il loro meno peggio.

tanto poi, mentre sventolano il bandierone agendadraghi® con la destra [a mario, daa traà a 'n bigùl, dai retta ad uno scemo: registralo quel marchio, ce fai un sacco di soldi] con la sinistra fanno la danza propiziatoria che alla fine la destra [minchiaaaaa e che destra] non stravinca, si scazzino abbastanza in fretta quei tre, cosicché si possa fare di nuovo la grande coalizione. dentro tutti. quindi anche carlovuinston-renzie, che so il centro no? nel senso che c'entrano il bersaglio di centrare ancora qualcosa. con le spillette agendadraghi® [a mariooooo, muovete, questi pure le spillette fanno: registralo 'sto marchio!]. dentro anche loro, ed irrilevanza fuori da soscial evitata. pfiuuuuuu. poi, per un attimo, si agganciano al principio di realtà e capiscono che oltre a risolvere la loro antinomia, difficilmente nessuno di loro due potrà fare il presidente del consiglio dei ministri. e così andranno alle consultazioni tenendo sottobraccio ben in vista l'agenda di ecopelle, con emboss de agendadraghi® [a mariooooo, non dir che non ti si aveva avvisato, questi fanno più soldi de te a far il premier [anche se il giro prima non hai voluto emolumenti]]. ed il PdR, esclamerà: ahhhhh, finalmente ho capito cos'è 'sta famosa agendadraghi®, che continuavate a ripetere ad ogni pié sospinto, oltre che decisamente ad minchiam. lo spot che ne facevate è sembrato quel tantino sgarruppato. ma 'stagenda è caruccia. ce ne avete mica una anche per me? [al che mario, finalmente, capirà la cazzata che ha fatto a non aver registrato il marchio. poi dice che non si è meritato, ex-ante, la trombata quando hanno fatto il PdR precedente].

insomma. carlovuinston-renzie e la loro antinomia egotica è una bella scecherata psichedelica. che renzie ha i suoi fedelissi. la legione. va sul sicuro. carlovuinston, più novellino, tira dentro un po' la qualunque, moderata ça va san dire. ma la qualunque. ci sta che statisticamente qualche svirgolata gli finisca sul musone. ma non solo. per quanto mi inneschi dei bias urticanti, credo che renzie sia tatticamente uno dei migliori là dentro [poi a farne uno statista ce ne corre millemiGlionidimiglia. è come io se fossi un casanova, perché mi son lanciato in un limonedurissimo - ricambiato - con una fanciulla conosciuta due ore prima]. renzie molti passi avanti carlovuinston, non ostante il cartonato di winston - quello vero. renzie migliore, anche grazie alla sua stronzissima spregiudicatezza. ha straperso le ultime elezioni, ma ha fatto eleggere abbastanza falangisti suoi. ed è riuscito, a suo modo da guastatore, a far ballare abbastanza tanto. e millanta il merito dell'agendadraghi®, ben in maniera anticausale, prima proprio inventassero la locuzione agendadraghi®.

per quanto alla fine, comunque, vale sempre far pat-pat sulle spalle al principio di realtà. non ostante la delta di dirac egotica, non ostante renzie-vuinstoncarlo, non ostante agendadraghi® più o meno a caso. anche loro sono meno peggio, comunque meno peggio, della destra. di questa destra. quindi ogni voto anche a loro è buono. specie, metti caso, se rosicchierà qualcosa alla loro destra. a sinistra la vedo moderatamente complicata - come indicano persone che la sanno più lunga di me, ovvio. proprio in virtù del fatto siano per un cazzo moderati. può essere che, al netto di qualche comparsa a corredo più o meno adorante, saranno solo loro ad essere eletti, nella loro antinomica eccellenza. e potrebbe essere uno spettacolo vederli in atto, se non fosse si sia piuttosto prossimi alla tragedia.

e vuoi vedere che non si avveri la profezia buttata lì dall'augusto professò, sul terrazzino sopra il mare. che almeno non mi ha citato agendadraghi®, per quanto intuisco subisca il fascino di carlovuinston, esattamente come si augurava "ci si levasse renzie dai coglioni". quando si dice: le spettacolari possibilità offerte dall'antinomia egotica. ecco. lui ha preconizzato, come una barbuta ed irsuta sibilla, il fatto che anche da solo renzie, con la sua sola presenza là dentro, può scombinare tutto e ribaltare parecchio. e chissà cosa può uscirne, allora. roba da far andare il popcorne di traverso. per un attimo ho intravisto qualcosa di inenarrabile. come una specie di lampo oscuro.

ma ci sarà tempo. dovesse mai capitare. l'autunno si avvicina. ed io non mi sento poi tanto tranquillo. non ostante i popcorne. potremmo finire sommersi, anche [anche] ringraziando le magnifiche capacità disfunzionali dell'egotismo narcisista. [è ironico, ovvio, se non si era capito, dopo aver letto così tanto].

Monday, August 15, 2022

post d'intermezzo ferragostano: di moti [interiori] a luoghi [che sembran sempre quelli. come l'acqua di fiume che sembra che è ferma ma hai voglia se va]

da piccolo scolaro ero un fervidissimo campanilista. e lo ero nella maniera più lineare e ovvia possibile. io vivevo in piemonte. quindi il piemonte era la regione più fantasticherrima esistesse. figurarsi la debosciata lombardia. torino era bellissima, milano doveva essere uno schifo. matreme mi fece notare che comunque lei era pagata dalla provincia di milano [tuttuncomplessodicose]. non fa nulla, allo 'stigrandissssimicazzi dovevo ancora arrivare. il piemonte su tutto, la sicilia troppo lontana per i miei strali, che gli portava via il primato di regione più grande d'italia. e poi confinava con ben quattro regioni, il piemonte non la sicilia. portando via alla sfigata lombardia la liguria. già, perché c'è un lembo di piemonte che incrocia con l'emilia, un piccolo istmo trebbiano. come si baciassero furtivamente. lo guardavo ammirato sulla cartina appesa al muro, appena lì accanto. chissà com'era quel ricciolo d'intuzione dei tratti dei confini, quella gentile concessione del piemonte a farsi toccare dall'emilia. chissà com'era passarci lì in mezzo, quel tratto fortunato.

lo feci molti anni dopo, d'estate. era un giorno con tutte le carte in regola per essere bellissimo. gita fuori porta con l'amica del cuore, e naturalmente il suo compagno di allora. avevo appena finito di leggere "pompei" di harris, ed ero esaltatissimo. l'amica del cuore si risentì. eh. ma parla dell'eruzione del vesusio, lì sotto abitano i miei. ci rimasi un po' male. come se costruirci un romanzo diciannove secoli dopo fosse lesa maestà per costei. o leggerlo rapito. ma quella giornata, quel giorno, fu bellissima. quell'anno sembrava fosse bellissimo. pareva andare tutto nella direzione che ero quasi felice, pronto, mi divertivo al lavoro, viaggiavo spesso. era tutto leggero e cose così. e poi questa amicizia con questa persosa che era tra le più importanti della mia vita. che fortuna avercela come amica. e poi le vacanze che stavano arrivando, cui sarei andato incontro senza esitazione a quel giro. prima in barca a vela. a poi in normandia, viaggio più intimo con i miei amici. e col pensiero, forse, c'era 'sta regazzetta che sembrava essere interessata a me. avevo colto delle vibrazioni importanti [la cummmmà liude e l'amico luca dissero di me, mentre lei ed io eravamo fuori [si sentiva il sonoro di milliondollarbeibi, proiezione all'aperto lì accanto], sul ballatoio di casa loro: se non la bacia, dopo tutti i messaggi che gli ha mandato durante la cena, lo si corca di botte. per quanto è più cosa da amico luca che cummmmmà liude]. era tutto quasi perfetto.

a novembre morì mio padre.

in quell'estate, in quel giorno in cui passai in quel lembo di terra che avevo immaginato più e più volte da piccolo scolaro, tutto avrei pensato, tranne che da lì a pochi mesi sarebbe venuto giù abbastanza tutto. la regazzetta mi disse, inizio autunno, che si era permessa di giocare con le mie emozioni, in virtù della nostra amicizia [la conoscevo da sei mesi, per lavoro]. le trasferte finirono a metà ottobre, quando seppi di mio padre. l'altro lavoro mi fu di fatto sfilato: 'ché ora che tuo padre sta male, mica lo sappiamo quanto tempo sarai impegnato ad assisterlo e il resto.

certo. certo. oltre le foto delle vacanze, che sembravano così stranianti ed irreali, era rimasta l'amicizia con quella persona così speciale. avrei voluto averla accanto, in quei giorni. le chiesi di venire al concerto della banda dove mio padre aveva suonato per oltre cinquantanni, il giorno dopo il funerale - tutto accadde con una incredibile sceneggiatura del destino. alla fine declinò. il compagno non stava bene. era complicato raggiungermi da milano.

tutto questo cazzo c'entra col ferragosto?

c'entra. sempre a proposito di amicizie emotivamente provanti, che poi deviano.

perché quel fottuto dell'amico daniele è quello che ha coniato, o riportato, l'idea che: il viaggio è parte della meta. per questo ulisse, odisseo, è così fico. perché la ragione del viaggio è viaggiare. ed ho voluta farla mia 'sta cosa, oggi, in questo ferragosto solitario. che traguarda questo periodo, che sto cercando, temendo, subendo, nuotando la solitudine. sono venuto sul terrazzino, al mare. e non era molto pianificato. e che ho soprattutto voluto farlo lento. non ho toccato gli ottanta chilometri orari nelle lunge e lente e godibilissime ore di viaggio. solo lungo statali, passando in mezzo al lembo di terra tra lombardia e liguria. il piemonte a scorrere a destra. quello che guardavo sulla cartina da scolaro estasiato. quello di quella giornata così viva nella memoria.

e ho rivisto quella collina che si fa monte appennino di nuovo. come se nulla fosse cambiato rispetto a tutti quegli anni fa. c'era ancora il mercatino sotto gli alberi, così generosi a dare ombra. dove il compagno di allora comprò alcuni numeri di tex. in quella giornata che doveva essere così bella, di quel periodo così bello et pieno di fiducia promessica da lì in avanti. 

ci son passato in mezzo. con tutto così diverso, anche se c'era la stessa luce e la stessa serenità del luogo di allora.

nel mentre ho capito, da molto tempo, che quella persona sia stata una delle cose più sciagurate mi sia capitato di incrociare. da lì a pochissimi anni mi si sarebbe parato davanti, compagno nuovo e coinvolgimento nuovo, di come tutto fosse costruito sulla dualità inevitabile. dove c'è un narcisista [mansueto] che vuole essere idolatrato ed avere il controllo, c'è un'altra persona che le dice: ecco, mio idolo, le chiavi di casa, pensa tu alla mia serenità, realizzazione, felicità. che lo si faccia più o meno consciamente cambia un cazzo.

guidavo e ripensavo a quella giornata con la consapevolezza di essere ormai oltre anche quello. come se non ci fosse ormai più da tempo. oltre. per fortuna. quella cesura, quel dolore, quella delusione. masticata e rimasticata. ma quel posto che continuava ad essere interessante.

così come passarci di mezzo lento.

anche perché ci sono comunque sempre io, a viaggiarmi il viaggio parte della meta. nonostante.

non ostante quella giornata che fu una bellissima giornata. ma che si reggeva su elementi disfuzionali e tossici. non ostante di lì a poco sarebbe venuto giù un bel po' di roba. non ostante non riesca a baciare mica poi tanto nessuno su ballatoi o meno. che ogni volta sembra una combinazione astrale, e poi non riesco a tenere. o me ne vado, per fuggire ciò che è tossico.

già perché quei luoghi sembravano così uguali. e siamo cambiati noi. come l'acqua di fiume che sembra che è ferma, ma hai voglia se va [cit]. e siamo, appunto, ancora lì a passarci per quei luoghi. non ostante.

nonostante il viaggio parte della meta è stato un modo per non essere troppo in un luogo per arrivare in un altro. che poi è il trucchetto di questa specie di sottile inquietudine malinconica. con l'estate che è uno dei momenti, tecnicamente, più depressivi. specie per chi è solo, qualsiasi cosa significhi, qualsiasi cosa [non] si faccia, [non] si riesca, per ovviavi. tutto sommato la sto svangando bene. al netto della malinconia inquieta. andare. prendere e spostarsi con la vetturina. come per spiazzare tutto e tutti. più o meno improvvisando. anche il parcheggio, alla fine del viaggio, a metà montagna.

nonostante i passaggi bui - robetta illuminata, a confronto di molto altro per molti altri - nonostante sia regredito socialmente, e a volte ho ancora un po' paura della mia ombra. nonostante le ubbie, le indecisioni, le titubanze.

le amicizie andate, le speranze frantumate, le difficoltà incrociate.

sono un privilegiato. e il terrazzino, che mi si è spalancato, è qui simbolicamente a ricordarmelo. eponimo di tutto quello che è comunque sempre un dono da parte degli altri. anche se ogni tanto la malinconia mi ottunde e non me lo fa percepire così nitida, la fortuna. anche se ora che credo di aver intuito che un bel trucchetto è quello di dare, non aspettando niente indietro. se viene, tanto meglio. lo si apprezza di più. anche il fatto sia libero di prendere, partire, a partecipare lento alla mia meta.

del ferragosto, in fondo, non me n'è mai fregato nulla. nemmeno quando cattolicheggiavo duro e puro. mi sembrava qualcosa di financo troppo etereo e poco emozionante.

è sempre stata una scusa per far altro. quando non una causa di malonconia ancora più grande.

ma passa tutto. come il passaggio dei vari paesaggi che ho visto cangiare così arditamente. siamo noi e siamo sempre diversi. un po' è faticoso. ma è soprattuto vivere.

viaggiatori viagganti. cose così.







Saturday, August 13, 2022

faccio un post cazzaropolitico /3 - carlo-winston, che pezzo d'uomo d'azione [post già vecchio]

siccome a scrivere post solitari sono più lento che a cambiare appartamento [un piano di scale di differenza], questo è già vecchio, prima ancora di scriverlo. l'avevo pensato durante il faticosissimo travaglio del patto carlovuinston-piddddddddì. poi carlovuinston, con la voce [finto?]strozzata ha esclamato in tivvvvvù: nun se ne fffà più nulla, quelli lì hanno voluto anche gli ecocomunisti, che si fottano, me ne vado!

così è incrocio anticausale con il post che volevo scrivere, che nasce vecchio. anche perché, prima della rottura di carlovuinston, quegli ecocomunisti erano già, la scelta più probabile il venticinquesettembre, nell'anno che son cento anni dalla marcia su roma. al netto possa fottere a qualcuno, la mia scelta più probabile, intendo. poi mica detto, la scelta nell'urna dico.

incrocio anticausale, perché intuivo come necessario l'accordo carlovuinston-piddddì, pur gli ecocomunisti come più probabile ics sulla scheda. pur già ben acconcio degli strali di carlovuinston verso abbastanza tutti coloro che non sono carlovuinston. strali tuitterdilaganti, via via più pugnaci quanto ci si allonta dall'essere carlovuiston, alla sua sinistra, come alla sua destra. solo che alla sua sinistra ci sono praterie tipo conquista del vuest, alla sua destra praticelli. però siccome l'arco costituzionale è quello lì e la pugnacititudine pure, vien fuori il paradosso che la densità del suo essere pugnace, verso coloro che non sono carlovuinston, è molto più densa alla sua destra che la sua sinistra. [vabbhe, dai, era 'na cazzata. non far ridere, lo so]. poi vabbhé ci sarebbe anche renzie, nel non essere carlovuinston. anzi, è un'antinomia. talmente sovrapponibili come offerta politica, talmente simili nell'essere narcisisti egoriferiti, quindi mutualmente autoesclusivi. carlovuinston e renzie sono la stessa cosa, e contemporaneamente l'essere uno è l'apoteosi del non essere l'altro. e infatti, come logica conseguenza, hanno fatto un accordo fra di loro. è tutto bellissimo. ma di questo in un altro eventuale post cazzaropolitico, tra me e me.

comunque.

durante il travaglio e per la brevissima vita, tipo farfalla psichedelica, dell'accordo carlovuinston-piddddddddddì mi sovvenivano alcune considerazioni. anche queste un po' in contrapposizione fra di loro.

una è che i sentimenti, idiosincrasici, forti e irrazionali, non li ingabbi né puoi categorizzarli più di tanto: carlovuinston mi sta simpatico. pur essendo un fottuto narcisista egoriferito. non so perché, ma mi sta simpatico, quanto non riesco a trovare una ragione per diminuire il bias, che mi ottunde, verso il suo omologo-antinomico: renzie. vai a capire come funzionano 'ste cose. e con carlovuinston ci prenderei volentieri un paio di birre, penso ne verrebbe fuori qualcosa pure di interessante a cianciarci. e magari potrebbe anche stordirmi con la sua spregiudicatezza cazzara, quando non irritante, a pensare di schierarsi con lui. giusto un attimo, ovvio. il tempo di far evaporare l'euforia alcoolica.

un'altra è che le discrasie di vedute politiche, come i cammini ottici, sono reciproci. quindi carlovuinston tuitteggia i suoi strali verso coloro che non sono carlovuinston, legnandoli retoricamente. affermando: le vostre proposte non sono le mie, cui segue pugnace perculamento. ecco. se succede questo non è che noi, da questa parte, si sia così per forza d'accordo su tutto. anzi. al limite non se ne fa una questione personale. che il fatto carlovuinston non sia noi, stigrandisssssimicazzi. anche perché il narcisismo di carlovuinston è importante. quindi la differenza saltalllluocchio. che poi certe istanze, in ambito economico, sono una visione diversa di giustizia ed equità sociale. evabbbhè: si sopravvive. altre istanze, invece, sposano un altro paradigma, che tiene conto dell'impatto sul riscaldamento globale. e la sostenibilità alla lunga. e qui magari si sopravviverà di meno. o almeno con molta fatica. anche se la fatica maggiore non la faremo noi, i nostri figli e nipoti. la faranno altri grandi tocchi di umanità, che gli capita la sfiga di nascere nei posti dove tutto ciò riverbererà in ben altro modo. quindi è una questione di giustizia ed equità umanitaria, storica, globale. mica non lo so che i riferimenti forti di carlovuinston, o quelli di cui aspira essere riferimento, su questo aspetto mostrano un qual forma di attrito [eufemismo]. che genera calore, peraltro. è che ormai non è mica più solo una questione di visione ideologica, di gaudenti fricchettoni. è evidenza scientifica.

quindi mica non lo sapevo sarebbe stato complicato starsene assieme. per quanto è molto più probabile preferisca farmi una birra con carlovuinston, piuttosto che il 95% dei puntacazzisti che metteranno la ics dove probabilmente la metterò io. proprio in ragione del fatto carlovuinston mi stia quasi simpatico, molto meno i puntacazzisti di questa parte, in quanto puntacazzista per primo io.

ma complicato non significa impossibile. e soprattutto allarga lo sguardo al bene comune. mettendo insieme la necessità di far sintesi, la parte nobile del compromesso e della mediazione. per contrastare qualcosa di ancora peggiore che il govenare complicatamente forze così diverse et eterogenee. eterogenee, ma almeno accomunate dal fatto di voler ridurre il danno di quegli altri imperanti. perché questo è il principio di realtà [pat-pat sulle spalle]. le condizioni attuali son queste qui. la destra, questa destra, vincerà. e tanto più vince largo, tanto più è peggio per tutti. anche per la maggior parte di coloro che li voterà. e che dall'altra parte si sia piuttosto spoltigliati è un triste dato di fatto. ma questo c'è al momento. e si deve cercare di far il meglio che si può. pur con tutte le contraddizioni e le complicazioni e le desolazioni che ne conseguono. scegliere per il meno peggio invece che per il meglio.

di questo carlovuinston se n'è un po' battuto. usando retoriche contro il contro al meno peggio. e lo maschera con l'idea di essere lui il meglio, per quanto perdente. però questo è abbastanza tipico degli egoriferiti. straccia un accordo che non sarebbe stato facile. ma che è meglio del fatto si perderà ancora di più divisi, piuttosto che perdere di meno uniti. straccia la possibilità, per il suo narcisismo certo, dando come probabile la difficoltà futura a causa del puntacazzismo - peraltro distribuito - degli accordati per interposto piddddddì.

aveva proposto il patto repubblicano contro questa destra. probabile che immaginasse dovesse essere lui l'Es di quel patto. e quindi non poteva reggere, nemmeno per un ego come il suo. infatti è venuto giù in un attimo.

un caso di narcisismo che sacrifica il bene comune. solo che è ha una leva tipo quella di archimede, con cui spiegava si potesse sollevare il mondo. sacrifico con tutto quello che ne consegue. anche per questo. mica solo per questo. ovvio. e ne consegue che verrà il peggio.

 

un paio di chiose di chiusura.

la prima è che non si produrranno le giravolte della fantasia delle cose che succedono. che magari arrivi a votare la maestrina o la [ecs]ballerina [peraltro la molto meno peggio dei tre]. l'altro, invece, proprio non si ricandida.

la seconda è che la storia del bene comune, fottuto sull'altare delle visioni solipsistiche e personali, è il punto che confutai al mio amico daniele. e le sue ragioni novacse, più di un anno fa. ero all'inizio di quel piccolo trauma, che ha contribuito pure quello a far venir giù abbastanza tutto lo scorso anno. ero all'inizio, quindi mi mancavano un sacco di dettagli, di prese di consapevolezze, forse di intuizioni. quindi ripensando a quella mail che gli scrissi un po' mi sento un tenerissimo ingenuo, in buona fede. certo. certo. è roba in milionesimi rispetto alla leva esponenziale di carlovuinston. però mi è tornato in mente pure questo. sarà anche perché irrompe spesso nei sogni. a ricordarmi che è una questione che mi pungola ed è ben lontana dall'essere risolta. specie se continuo con la fuga. in parte per ignavia, soprattutto per autoprotezione. e mi è tornato in mente perché per me è suo l'affermare che: l'ottimo è nemico del buono.

financo l'accordo carlovuinston-piddddddddddddì, poteva essere un tocco di buono, per quanto complicatino. tanti ego-onanismi, altresì, a pensar di essere solo loro l'ottimo. con l'antitesi del buono che invece sta arrivando.

la parte destra di carlo-winston

img: la parte destra di carlovuinston

Saturday, August 6, 2022

faccio un post cazzaropolitico /2 - maestrine, nani e ballerine [coerenze o qualcosa che gli si avvicini]

che poi forse quella che ne esce meglio è la ballerina. almeno per me, in questo angolo solitario blogghico. e non solo forse perché, alla fine, si è adoperata per istanze che non sento così tanto lontane dalle mie. o robe che non ritengo sia giusto ignorare. certo, chissà a scavar nel repertorio del mare magnum delle dichiarazioni e delle prese di posizione, cosa ne salterebbe fuori. dopo l'aver smesso di far la ballerina, dico. tra ostrascismi velenosi all'altra parte, venerazioni da apodittiche al loro capo - di prima. però ha deciso di smetter di far la ballerina, e probabilmente ha dimostrato pure di averci la testa per far ben altro. niente di male a far la ballerina, figurarsi, e nemmno la soubrette - come sarebbe meglio specificare. mai apprezzata come soubrette [manco ricordo se sapevo chi fosse, prima], ma mai non apprezzata a causa di quello, dopo. e mi è sempre sembrato spocchioso confutarla per lo sculettamento del prima. ha voluto impengarsi in altro. ci ha provato. si è fatta largo, pur con l'eccesso di zelo di minimizzare la sua femminilità. quasi a dover pagar un pegno al patriarcato della sua parte politica [o forse della politica quasi tutta]. prendere distanze ancora più distanziose dal suo passato. le suore si tagliano i capelli, o si mettono il velo, per ottundere percezioni diverse dal fatto siano spose di cristo. lei, probabile, per segnare il passaggio all'attività politica. certo ci è riuscta perché è partita da posizione di vantaggio. e il patriarcato della sua parte politica l'ha messa in posti al sole, credo per esibirla, anche per la sua grazia e la sua bellezza, che con certe visioni spocchiose, da sopracciglio alzato, paiono essere una colpa. ma se dovessimo prendere come metro di giudizio chi si è fatto davvero da sé, decimeremmo la classe dirigente del paese. [che magari sarebbe anche salutare, o palingenetico. ma è un altro discorso. e non sarebbe semplicissimo, almeno all'inizio.]

la maestrina è tecnicamente un caso di successo politico, quasi per similitudine a quel che succedeva prima. è partita dal basso. militante, consigliera comunale. poi credo abbia aiutato l'aver toccato il mantello del'unto. non sono così appassionato alla sua biografia. ma mi pare di ricordare una cosa simile. il padrone, il capo, il signor del vapore ti nota, ed hai svoltato. e quindi raggiungere posizioni apicali del partito [partito, vabbhè] che non ho mai capito quanto sia disgiunto essere nelle grazie del padrone. e quindi vedersi assegnato un dicastero. di nuovo, non so quanto per meriti, quanto per devozione al capo. però, tecnicamente, non ci sarebbe poi molto per cui stracciarsi le vesti. relativamente a tutto, ovvio. è per come però ha fatto la ministra che le cose si incasinano, sempre da questo angolo solitario, ovvio. credo non si riesca a mettere assieme una squadra di calcio - misto - di docenti e simili che consideri non negativa la sua riforma della scuola [eufemismo]. quando non sciagurata [eufemismo]. non che manchino docenti da cacciare a calci, neh? così come studenti sciamannati. ma quella è stata davvero una delle istanze più indigeribili. che poi mica l'avrà scritta solo lei, la riforma. appunto. mica l'avrà voluta così solo lei la riforma. appunto. è stata la declinazione in quel contesto, fondamentale, del pensiero di fondo sulla cosa pubblica e del senso e l'imporanza dell'istruzione. quindi l'indirizzo a depauperare la scuola, a pezzottarla per quanto non fosse già messa male di suo, acclarando il contrario. appunto. una visione del mondo del suo padrone. e di un sacco di troppa gente. ed è spietatamente simbolica la figura sesquipedale che fece da ministra anche dell'università e della ricerca scientifica. la storia del tunnel, di cui andare fieri, quello appositamente scavato tra il CERN e i laboratori del gran sasso, per farci passare i neutrini. tanto poi ci sarà sempre, lo sapete, un portavoce da licenziare, infelice ministra. che poi dice che a volte la realtà è più avvicente della fervida fantasia di autori satirico-distopici: mancava giusto la prova provata degli effetti, quasi da contrappasso. tipo che il tunnel è finito pure in un sussidiario. poi ce l'avranno pure tolto subito, neh? però torna tutto.

il ministro [contro la] pubblica amministrazione, altresì, proprio non mi è mai piaciuto. sempre in questo angolo solitario blogghico, ovvio. e non escluderei che, in passato, abbia aggiunto qualche considerazione sulla sua statura, a rimarcare non mi sia mai piaciuto [eufemismo]. ma è cosa da stronzi, appunto. difatti l'ironia dei suoi ecs sodali non ci ha messo molto a svaccare proprio su quello, e tracimanre. per quel che mi riguarda la questione non è mai ovviamente la sua altezza, ma l'acredine revanscista che lo ha sempre caratterizzato. quel bel carico ringhioso in più, che non è si è mai dato il disturbo di dissimulare, verso coloro oggetto del suo disdoro [eufemismo]. se e quanto la tigna sia poi legata a quella sua peculiarità fisica lo hanno già azzardatoil faber, e prima di lui edgar lee master, con il loro giudice. la poesia può dire che un nano ha il cuore troppo vicino al buco del culo, per quanto è la maldicenza che avanza e batte la lingua sul tamburo. ma quand'anche fosse, dal mio contrapponevole punto di vista, è stata l'onorata carriera di socialista incazzoso, che si è fatta incazzosità alla mercé del padrone. e le idee sulla cosa pubblica che non sono esattamente collimanti con le mie [eufemismo]. e tigna chiama tigna. tanto che magari offusca delle capacità fuori dal comune. a partire dalla caparbietà di farsi strada, non ostante quel dettaglio di quel dettaglio fisico. sono capace, sono bravo, e son pure carico di incazzo. quindi rivendico con clangore di digrignar di denti, quella che è la mia visione del mondo. sfigati senza palle chi non è d'accordo. e i dipendenti pubblici da osteggiare e da assurgere a categoria cui raddirezzerò la schiena. io che ce l'ho fatta, non ostante abbia dovuto andare oltre lo stigma, di quello che la natura non gli ha dato quei trenta centimetri che gli si doveva.

e quindi eccoli qui, coloro che se sono andati da quel partito, che forse non ha senso senza il suo padrone. se ne sono andati, critici per lo svacco verso il fascioleghistume di quel partito di moderati [come se la sono sempre cantata loro, ovvio]. non so se sia arrivato prima l'esaustoramento dal cerchio dal cerchio magico del padrone, quel cerchio che ha spinto per lo svacco. oppure per lo svacco in sé, che ha allontanato loro dal cerchio magico del padrone. io una mezza idea l'avrei. ma sticazzi.

e per tutta una serie di giravolte delle cose che possono succedere, li sento prossimi. non ostante li abbia mai apprezzati i tre, variegatamente, e nell'eco che si sente in questo antro blogghico vuoto et solitario.

li sento prossimi perché mi hanno fatto molta tenerezza. perché andarsene da una casa, decidere di abbandonarla, non è mai cosa semplice. e si porta sempre dietro un trauma, più o meno segnante. sarà ben capitato più o meno a tutte e tutti. c'è sempre il segno della cesura. e la cicatrice, poi, sarà lì a ricordarlo.

li sento prossimi perché nella cesura c'è anche il risentimento di chi viene abbandonato. anche se si chi rimane è in evidente vantaggio emotivo. però non può non percepire di non essere più variegamente gradito. e variegamente reagisce a quel piccolo trauma duale. tanto più l'ego è ipertrofico, tanto più sarà velenoso, infatti il commiato è stato caustico, pieno di livore, rancoroso. [renzie, pur essendo un renzie, è un dilettante in quanto a narcisismo deviato, se lo mettiamo in confronto a quello coi capelli di kevlar]. e gli altri ossequiosi del capo tutti dietro. che invece se la ridono: se qualcuno se ne va, si sta più larghi nel cerchio. ed è per questo che mi fanno specie quei tre. che sono stati variegamente insultati. da tutti quelli rimasti, paradosso forse con sprezzante sincerità solo da lui, dal padrone. e non ostante questo non riescono proprio a elevare una critica a lui. che vadano affanculo pure gli altri, che considerano loro pari, o probabile molto di meno. ma lui no. a lui non mancherà mai la gratitudine, per quello che ha fatto per loro. grandi anse e carriolate di masochismo, e l'assoluta necessità di allontantare qualsiasi critica. lui no. il partito è in deriva svaccata legofascistoide, ma lui no. 

la rimozione che il partito è lui. questa impossibilità a riconoscere critiche al padrone deve essere il sintomo di qualcosa. quelli bravi e studiati immagino lo abbiano individuato. così ci sarà pure un qualche mito del passato che descrive quel comportamento disfunzionale. quindi vai a sapere che cosa deve girare nella testa e nel cuore di costoro. [vai a sapere, che poi significa il taumaturgico e sistemico stigrandisssssimicazzi]. però se ne sono andati, incapacità di razionalizzare le responsabilità del padrone. che è qualcosa che va oltre. disfunzionalità nei rapporti, appunto.

e per le giravolte della fantasia delle cose che succedono, tecnicamente, potrei finire addirittura a votare per loro. per tutto un rimbalzo di eventi, ovvio. ma è cosa che può succedere. il principio di realtà [pat-pat sulle spalle] è sempre inevitabile e a volte molto fantasioso. e quindi dovesse capitare sarà meglio farlo. perché il meno peggio è meglio del peggio. e se non c'è il meglio posso pure fare il capriccioso snob. poi però viene il peggio. non ostante il tunnel, non ostante la rabbia incazzosa revanscista. e non ostante lo sbraco di chi ha dato loro una nuova casetta politica e che li ostenta, manco fossero prede di caccia  [ma lui mi sa che merita un post da angolo solitario a parte. ed a volte il 'sto principio di realtà è quasi insopportabile e antipatico come costui.]

non sarà semplice, nel caso beffardo si dovesse finire di votare per loro. ma l'alternativa è il trionfo dilagante del svaccofascistoso, che già andrà a vincere. certo, certo. non sarà semplice. e per renderlo un po' meno complicato aiuterebbe una qualche esercizio di coerenza. che va bene sia meglio non osservare da dove si viene, ma dove si va. non foss'altro in ottemperanza alla freccia del tempo ed al secondo principio della termodinamica. ma a volte non basta sapere che l'avversario del mio avversario potrebbe essere un mio alleato. e che la politica, quella politica, oltre ad essere sagneuemmmerda, è l'arte del compromesso e del possibile. però, un bagnettino di umiltà, un intingolata, anche solo una spruzzatina nebulizzata, per non dar per scontato noi si debba digerire comunque tutto, a prescindere. un passaggio che assomigli ad una cosa simile a: ci avevamo creduto, forse abbiamo financo sbagliato un pochetto, per questo siamo qui con Voi. fose non basta. ma aiuterebbe. giusto per non evitare che lo iato tra noi elettori, e chi dovrebbe rappresentarci. non vada oltre lo spazio degli eventi. nella vita di noi gente comune recidiamo relazioni per molto meno, e ci facciamo carico delle conseguenze, spesso traumatiche e dolorose. avessimo la sensazione che quel fio sono disposti, molto simbolicamente, ad onorarlo pure quelli non sarebbe disdicevole. anzi.

poi, naturalmente, non lo faranno.

e sarà ancora più semplice venga il peggio.