il ventimaggio è una bella data.
un ventimaggio scoprii che il mondo era pieno di donne. mica solo quell'ossessione, nevrotica, che era nient'altro che un anelito. ma soprattutto una che mi perculò per anni. per quanto ci vuole anche uno che si faccia perculare, più o meno consciamente. un ventimaggio scoprii che no, altri occhioni [azzurri] potevano rapirmi. anche se gli occhi erano verdeazzurri, e fu rapimento breve. e che avrebbe poggiato sul pongo. però che bello fu quel ventimaggio. notte di coppe di campioni.
tutti i ventimaggio compie gli anni una persona che fu importante. grazie a lei capii cose, ne imparai di nuove. faceva benissimo l'amore. gli abbracci, dopo l'amore, mi tenevano lì, con lei. basta cadere nei recessi bui e poco piacevoli, quelli che avevano lasciato le protomolestie subìte [ahhh, i preti]. ventimaggio, il giorno giusto per il compleanno di una persona bella come lei.
il ventimaggio si sono sposati la mia amica monica ed il marco, aka il togna. forse il più bel matrimonio cui abbia mai partecipato [assieme a quello del mio amico emanuele e la sua sposa]. bello come quando qualcosa di bello ed importante si manifesta, con tutti i dettagli, precisi precisi, che si posano e vanno al loro posto. realizzando il senso profondo del concetto di autentico. zero stonature e sfrigolature. zero tradizioni da rispettare. zero ipocrisia da cattolici à la carte. una promessa che si fa sacra, testimonianza davanti a dio, cui loro credono. nell'unico modo in cui credere. che bel matrimonio.
a proposito di testimoni.l'amica monica con un testimone, uomo. il togna con una testimone, donna. poco scontato. ma sono l'amica monica ed il togna.
a proposito di testimoni, carina la testimone del togna. devo averla già vista. dove posso averla vista? ah, ecco, dove l'ho già vista. quegli occhioni vispi non era la prima volta mi colpivano. quanto meno mantengo una certa coerenza. la volta prima, forse, lei con una divisa da boyscout, incontro parrinaro, quando ancora credevo convinto, sei-sette anni indietro. ora così graziosa accanto al togna.
chiedo di lei. un'amica comune con l'amica monica si fa evasiva: tanto a me sono anni non dà più retta. fatti avanti, dai. sì, vabbhè, penso. figurarsi se mi viene di farlo, a me.
durante il pranzo - che buono tra l'altro, il vino. tipo le nozze di canaa partendo dal fondo - pare ci sia un giuoco di sguardi. oftalmomachia avrebbe detto il nonnetto putativo. la osservo fugace, ogni tanto. forse anche lei guarda me.
dopo le prime portate pausa dalle libagioni nel giardino del ristorante. caldo gentile, sole che accende il verde e luccica sul lago lì accanto. tutte e tutti più rilassati. gli uomini con cravatte dal nodo allentato, primo bottone slacciato, le giacche leggera delle fanciulle lasciate sulle sedie assieme le borsette. con una certa casualità incrocio il togna, casualmente, ovvio. carina la tua testimone. lui nemmeno prova a perdersi in convenevoli, va dritto al punto: sta aspettando che tu vada da lei.
non so se essere più lusingato o più incredulo. vuoi dire che ho fatto colpo? poi però mi ricordo che bisogna essere coerenti nella vita. incapace di farmi avanti. quindi non vado da lei, quindi lascio che mi aspetti. altro giuoco di sguardi. poi lei saluta e se ne va. il sole comincia a tramontare. siccome ci vuole coerenza mi sento un pirla, con la sensazione abbia perso l'occasione. provo a recuperare in modo goffo, come quando si afferra al volo qualcosa che vedevi già per terra, rotto, coi cocci da raccogliere. chiedo al togna: ma ci avrà mica una mail cui scriverle? il togna mi risponde senza esitazioni. però capisco che lo sguardo che pare chiedermi: ma tu, che potevi andare a parlarle, ti ha aspettato per tutto il pomeriggio, che poi decidi di scriverle ecco, tutto questo lo fai: perché non hai avuto il coraggio? perché sei un pirla? o c'è dell'altro?
la giornata ed il matrimonio stanno finendo. siamo a casa dei genitori dell'amica monica. il sole è ormai tramontato. le ultime emozioni da condividere. l'aria comincia a farsi fresca. l'amica monica indossa un golfino bianco, che bella sposa che è. si capisce sia stanca ma molto contenta. le dico della testimone, e che le scriverò, credo di trasmetterle una speranza che mi sento sgorgare dentro. non dimenticherò mai lo sguardo con gli occhioni verdi. il suo viso luminoso da sposa a disegnare un sorriso, che però sembra tendere all'amaro. ed il tono che vuole abbracciarti, ma non nasconde una perplessità: guarda che però è una persona un po' strana, stai attento.
forse non sto attento, le scrivo. mi risponde. le scrivo. mi risponde. nessun accenno al fatto non mi sia fatto avanti, il ventimaggio. forse riesco ad essere anche brillante, scrivendole. sarà pure strana, però scrive in maniera interessante. sembra interessante. mi piace 'sta cosa. ci vediamo per una birra? occhei, andata. incredibile. un appuntamento che sembra venir fuori così, spontaneo e fiducioso.
ci vediamo. è proprio carina. un po' gli occhietti, un po' il sorriso, un po' la sensazione di un'intelligenza vivace. che bella serata. tutto sembra andare nel modo più rasserenante e piacevole. vuoi vedere che smetto di essere singol? quella sera non succede nulla. è che ci vuole un po' di tempo prima di dichiararsi, esplicitare, acconsentire con un sì. comunque è tutto bellissimo. forse un po' di farfalle nello stomaco.
continuiamo a scriverci. le scrivo. risponde. e poi arriva la sua domanda: che facciamo questo uichend? come il semplice evolvere delle cose, dovessimo vederci intendo, fare cose assieme. tipo quelle che mi propone, tra cui anche una cena, a casa sua - dove vive sola. invito degli amici, ci passiamo una serata assieme. andata.
quel sabato tardo pomeriggio piove, a tratti in modo intenso. dall'alto verbano a metà del cusio c'è un po' di strada. se mai un giorno dovessimo metterci assieme vorrà dire tanti viaggi come quelli, con un'auto che peraltro ancora non possiedo.
sono da lei presto, prima di tutti gli altri, non è arrivato ancora nessun. siamo soli. mi mostra casa..carina, piccola ma accogliente. della stanza da letto mi colpiscono due cose. un paio di sci appoggiati in un angolo, lì da qualche mese ed il letto, matrimoniale, davvero enorme. chissà se mai ci coricheremo assieme, su quel letto, e faremo cose che ora non saprei esattamente visualizzare. sembra tutto così in un futuro da definire, però chissà, magari succederà. giungono gli altri ospiti. ceniamo. compagnia piacevole, mi sento a mio agio, per quanto sempre con quel filo di timidezza. lei mi piace, è davvero carina, ogni tanto mi guarda e mi sorride. chiacchiere lievi e calorose. tutto va bene. e come corre il tempo quando ci si diverte. forse corre fin troppo in fretta. perché d'un tratto tutti gli altri annunciano: vabbhè, noi ce ne andiamo. penso: ma come. è già? non mi sembra così tardi. intanto tutte e tutti se ne vanno, così, d'improvviso. sembra quasi una cosa artefatta, oltre che inaspettata. tipo quando guardi la tivvvù e bluup, non c'è più luce, e ti chiedi: chi ha aperto l'interruttore generale?
mannaggia, penso, volevo starmene ancora per un po'. ora che se ne vanno tutti, dovrò andarmene anche io. mannaggia. si stava prospettando una bella serata in compagnia, perché farla finire così presto? che fretta c'era?
rimaniamo di nuovo soli. però mi piange il cuore. volevo rimanere, e ora tocca andarmene. i gesti si fanno un po' impacciati, io provo a procastinare. davvero, vorrei passare altro tempo con lei. ora siamo soli. forse non è opportuno, chissà cosa potrebbe pensare. gli amici se ne sono andati, la serata ormai è finita, molto prima di quanto mi aspettassi, peraltro. così, un po' sconsolato davanti ad un destino amarognolo, esclamo: vabbhè, me ne vado anche io a 'sto punto. lei mi guarda perplessa, non dice nulla. io non so se capisco che forse è meglio vada, anche se non ne ho proprio voglia. sarà il caso che nei prossimi giorni chiarisca la situazione, mi dichiari in qualche modo, palpitando poi in attesa di un suo sì, eddddai, sembra ben disposta anche lei, probabile non mi dirà di no. così ci mettiamo assieme. fidanzati forse è un po' troppo, almeno per i primi tempi. però almeno sapremo come far procedere le cose, magari in una serata come questa, dopo che gli amici se ne sono andati. sì, è il caso affronti la cosa nei prossimi giorni e cominci a tastare il terreno.
lento mi avvio verso la porta. mi sembro comunque troppo veloce, che vorrei rimanere lì l'ho già scritto, vero? apro l'uscio, non me ne vado subito. sono appena fuori casa sua, lei un passo dentro. voglio rubare ancora qualche istante da passare con lei. già, lei. se ne sta a braccia conserte, il viso appena reclinato. le è sparito il sorriso, gli occhietti meno vispi. sembra osservino qualcosa oltre me, trapassandomi lo sguardo. e insieme forse mi rimproverano. ho la vaga sensazione non sia felicissima, un po' come me, che vorrei tanto rimanere, mentre sono costretto ad andarmene. cazzo, gli amici non potevano fermarsi ancora un po'? ritualizzo, spostando un zic più in là il momento in cui la porta si chiuderà alle mie spalle, salirò in auto e ripartirò, destinazione alto verbano, e durante il viaggio penserò che sì, è il caso cominci a formalizzare la questione: ci mettiamo assieme? gliene devo chiedere, lo farò da qui a qualche giorno.
ho ripensato molte, molte volte a quei momento, a quello sguardo. me lo vedo anche qui, ora. ora che penso stesse chiedendosi: ma questo, esattamente dove e quando smette di essere un pirla, per cominciare a diventare definitivamente un coglione?
l'ineffabile verità è che, allora, non avrei saputo nemmeno da che parte cominciare. poi uno dice che la formazione sul campo è fondamentale. appunto.
quella sera finì tutto. di fatto non volle più vedermi. dal suo punto di vista, a smaccata ed ineluttabile ragione.
forse, per essere strana, era strana. io sicuramente ero ancora più codina della gaussiana [quella bassa]. così rimasi singol, allora. per quanto poi non è che sia mai diventato un grande cultore della materia. appunto. sarà anche per questo che combino dei grandi casini, oggi.
per questo è sempre un regalo che mi faccio, fare gli auguri il ventimaggio all'amica monica e a il togna. auguri di buon anniversario. è un po' come se li facessi a tutte e tutti coloro che ci sono riusciti e che resistono.
ad altri capita invece di percorrere tragitti diversi, anche molto eccentrici per finire altrove.