Sunday, September 15, 2019

sulle conclusioni congiuntural-malinconiche [apodittiche?]

che son stanchino l'ho già detto, vero?
no.
è che la stanchinitudine, forse, non è del tutto scorrelata a queste conclusioni, cui son giunto con un po' di struggimento dentro.
e come tutte le conclusioni sono parziali. e che forse prima o poi comincerò a smontare, perché mai definitive.
conclusioni che forse butto lì come fossero apodittiche. ma che poi, boh, forse. chissà.
e la conclusione è che, in questo momento congiunturale, i miei intorcigliamenti ed io non siamo compatibili con l'avere una relazione.
già fatto dei passi avanti, neh? da quando mettevo il punto esclamativo in fondo alla conclusione strutturale: io non sono capace di avere una relazione [a dirla tutta c'era anche la variante un po' carica di stigma de noartri: io non sono degno di avere una relazione. quella, almeno, credo di averla definitivamente ejettata].
no.
a 'sto giro credo sia una situazione di congiunturale incompatibilità.
i motivi sono, in estrema sintesi, un paio.
  1. vorrei focalizzarmi ad uscire dalla comfort zone, e cercare di trovar più compiutezza;
  2. non riuscirei ad offrire il meglio, anzi.
naturalmente si possono confutare tutte e due, ma sticazzi. se comincio a confutarmi entriamo in un loop che chissà come ne usciamo, poi.
sul primo punto.
non è che sia proprioproprioproprioproprio soddisfattissimo di quel che sto facendo e di come mi stia barcamenando da mesi et mesi et mesi. anche questo mi pare di averlo scritto. certo mi pagano, e nemmeno una stupidata. tutte le idee che mi son venute per ovviarvi, di fatto, si sono schiantate contro il diaframma della mia inazione. che poi è la variante del non averci i coglioni di uscire dalla comfort zone. star là dentro è diventata un'esperienza ormai totalizzante. che però è una specie di sindrome di stoccolma. là dentro so cosa devo fare, so di essermi costruito un ruolo, un'identità, forse anche un'autorevolezza. e in quel contesto al riparo dalle novità mi muovo. sapendo benissimo che mi sta succhiando fuori entusiasmi, energie, serenità, voglia di fare altro fuori da là dentro. è una specie di cul de sac in cui rimbalzo e pesco la carta del "torna al via", e così via. fuori da lì sono spompato e non trovo il guizzo di inventarmi altro. sono diventato [ancora più] orso.
mi si sta succhiando fuori quello che si può [ancora] succhiare.
tutto questo  - inevitabile, credo - ammonticchia, tocco a tocco una consustanziata, insoddisfatta incompiutezza. e non realizzazione.
nel uichend, appena ripreso un po' dal primo rebound, intuisco che c'è dell'altro. ogni tanto mi pare pure di intravvedere che si può de-costruire quell'incompiutezza. e che ci si potrebbe adoperare per altro. anzi, bisognerebbe. 'ché non casca lì accanto. bisogna cercarlo, volerlo, vagliarlo, pianificarlo, agirlo, adoperarlo. perché son dentro nell'utero ormari venefico di una comfort zone tossica. ma è pur sempre comfort. e il colpo di reni si perde dentro la compulsione a proiettare tutto sull'asse del mentale. mi è difficile il rapporto con la corporeità e con il fare. mettercelo dentro nell'agire, quel corpo.
sarà [anche] perché son stanchino. anche se mi sembra di averlo già detto.
in tutto questo bailamme, una relazione è una bellissima sinfonia. che però io ora non ho l'entusiasmo di eseguire.
inoltre sono uno strumento un po' scordato ed un po' spompato.
mi picco di aver l'orecchio fine [visto che a percerpir odori, ciccia], non c'è nulla di più cacofonico di perder l'armonia e l'intonazione delle cose che si suonano.
e così si scivola, senza soluzione di continuità, nel secondo di punto.
io non sono un maschio alfa dominante. e so oramai che l'ottimo è nemico del buono. ma se condivido tutte [o gran parte] delle intimità con qualcun'altra, mi piacerebbe assaje, donarle se non il meglio, qualcosa che gli si approssimi. e non con un succedaneo di risulta.
occhei che ci si piglia nell'ontologia delle proprie qualità e dei propri limiti.
occhei che la mercanzia esposta, specie all'inizio, sono le mele, pere, zucchini, più lustri, e che sappiamo che dietro c'è il resto: frutteverdura coi bozzi e le tumefazioni - tutti i punti angolosi con cui abbiamo scazzato - specie a quest'età.
però.
un qualcosa [che si ritiene] accettabilino, minimominimo sì, no?
ecco.
io in questo momento mi sento un po' in questa fase che dovrei ripigliarmi, tornare ad essere presentabile. pettinarsi un pochetto, indossar la camicia stirata anche alla bell'è meglio: ed uscire. perché così, ora, non mi sento del tutto presentabile.
niente a che vedere con il cotone nel pacco, la brillantina sui capelli, il busto stretto che sagoma il girovita, il deodorante nebulizzato a iosa sotto le ascelle, il sorriso con il luccichio a stellina sul dente mentre sfodero il sorriso più ammaliante.
no. niente di tutto questo.
solo rendermi più presentabile. a cominciare dall'evitare gli occhi cisposi dal sonno. d'altro canto che sono stanchino mi pare di averlo già detto.

sono conclusioni. parziali come tutte le conclusioni. le ho concluse dopo due uichend in cui ho fatto il solingo in mezzo alla gente. milano, da questo punto di vista, è bellissima. puoi conforderti in mezzo alle folla, che nulla ti chiede e non si accorge di te.
se poi finisci in contesti tipo eventi et conferenze et incontri, via libera alle compulsioni a macinare processi analitico-mentali, quindi è una specie di luna park: difficile dir di no.
è quello che ho boccheggiato - pah, pah, pah, pah, tipo i pesciolini quando arrivano al pelo dell'acqua. è quello che mi è venuto istintivamente di fare.
solo, tra i miei pensieri, in mezzo agli altri. eppur così altri da me, ed io così altro da loro.

sono conclusioni amarognole, ovvio. che il fatto mi si siano stampigliate nella testa, credo con una certa nettezza, non tolgono uno zzzzic, il fatto non siano piacevoli. e che rendono ancora più struggente questo tramonto domenicano, o guardare la gente che sembra serena et felice nel pratone della triennale con dentro i bagni misteriosi di de chirico.

poi certo, mi mancherà condividere certe intimità. fare alll'ammmmmore è bello. da prima dei preliminari a rimanere abbracciati dopo, con tutte le lenzuola aggrovigliate. però sono abbastanza poco maschio alfa dominante, che quella cosa fuori dal resto non ha tutto questo senso. [poi lo so che tornerò, probabile, ad istanziare le occasioni onanistiche, come solitario succedaneo, ma è altro discorso. d'altro canto, come un rene ed un pezzo di fegato, il sesso non si compra, figurarsi l'amore].

son conclusioni. e forse tra le cause c'è pure dell'altro. che ho idea parla di reciprocità. o di ricordi delle farfalline nello stomaco di gioventù. ma non indagherei oltre, qui, in questo post già fin troppo sbrodolato.

son conclusioni. piccole impiantiti del raziocinarci sopra ascoltando la [fifa della] pancia, e forse pure quella cosa che una volta chiamavamo cuore.

tanto lo sappiamo che poi c'è la vita.
che poi sarebbe quella cosa che ti capita quando sei intento a far programmi, o trarre indicazioni dalle conclusioni.
cose così.

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