Thursday, October 31, 2019

il rito, l'eco lontana, il riverbero profondo, il senso che balugina

credo che non sia del tutto scorrelato a questa nuovo, intimo, personalissimo zeitgeist.
ma a 'sto giro, ad esempio, ho superato in surplace e con leggerezza financo il cambio dell'ora. quando di colpo si fa tutto più buio più presto. e manca la luce dove, solo il giorno prima, non era ancora notte, che se ne stava cacciata un po' più in là.
e quindi, qualche giorno fa, ho avuto questa fugace, eterea, incartavelinata intuizione. come se questa specie di giocherellare di strati fessurati sovrapposti, d'un tratto, avessero inanellato la combinazione giusta, e allineate le piccole aperture che ospitano. e per quell'attimo abbia intravvisto là in mezzo, come se ci fosse stata luce per poter vedercivisi attraverso. forse il giocherellare di strati in questo [nuovo] periodo ha rallentato un poco. o forse non avendoci molto altro rumore di fondo, distrazioni di sorta, giaculatorie da reiterare, viene più semplice. e succede.
e quindi mi sono immaginato più o meno in questo momento, in questo posto soppaclato, con questa luce alle spalle, questo tepore coccolante e rassicurante, questa meticcia cagnolosa a ronfare accanto - dopo che mi fa sentire obbligato a portarla in braccio, in cima a scale che da sola non osa fare ogni volta.
e mi sia visto fluire, armonicamente, nel cogliere il senso lontanissimo nel traguardare queste ore, di questa serata, di questa notte in cui è stata messa la bandierina per ricordarci l'inevitabile ciclo delle stagioni, e quindi quello della vita. un qualcosa tipo la radiazione di fondo del weltanschauung.
per anni sono stato distratto da un'inspiegabile antipatia, con la sottilissima inquietudine, verso il mese di novembre. facile poi prendersi il bias verso la scimmiottatura commercial-manieristica dell'allllllovvuiin. poi ci hanno pensato i punti angolosi, proprio di questi periodi, a corroborare il tutto.
quindi che passasse il prima possibile 'sto novembre, e meno attenzione possibile. a cominciare dal rituale che gli gira attorno.
ora ne sono meno ossessionato, vai a sapere il perché. ma in fondo possiamo anche non pensarci al riguardo.
però c'è la storia delle ritualità di questa notte. mi piacerebbe essere meno ignorante per poter contestualizzare meglio, nella mia testa soprattutto. sapere meglio del filo rosso che tiene assieme usanze che ogni popolo, ogni cultura, ha modellato con le proprie peculiarità. ma il senso primigenio mi pare di percepirlo, flebile ma inevitabile, come una specie di bordone di fondo. lontano, soffuso ma non smorzabile.
ci son di mezzo i morti, i trapassati, coloro che se ne sono andati per quei sentieri di tenebra, sconosciuta. senza tornarsene indietro mai. e quindi provare a pensare come contrastarlo quel senso profondo ed un po' angosciantello. e tirar fuori dal cappello quei pochi elementi, che si declinano nelle fantasie delle genti.
così ci sono le fiammelle di luce e fiaccole per difendersi, squarciando i muri bui e neri come la pece.
così ci sono gli esorcismi per dar addosso alle cose mostruose, che mimeticamente prendono un po' di quelle sembianze. ci fate paura? e noi proviamo a farla a voi, creature che siete andate al di là, proviamo a spaventarvi.
tutto questo nel suggello di questo periodo. quando la luce ed il volgere della natura cambiano. come se andassero appunto a morire. quella specie di ripresentazione ciclica delle cose che vanno a spegnersi, i declini che si approssimano. ed il memento per l'inverno, lungo, incerto, che sta per arrivare. e da cui [giova ricordarlo] per secoli, millenni, non era mica così certo se ne sarebbe usciti.
dev'esserci questa consapevolezza condivisa, archetipa, fondante, che tira fuori tutto questo. e lo si declina nei modi e nelle manifestazioni più disparate. mossi da quel tic fondante, quell'eco che ci è nascosta dentro, talmente sotto tanti strati, che si diverte a non farsi avvertire. però c'è.
ed è un qualcosa di decisamente rasserenante intuirne la presenza, scorgerla in qualunque modo, accada anche solo per pochi attimi.
è come cogliere il senso di un fluire condiviso, che seppur nel proprio tempo, da vivere attimo dopo attimo, scorre dentro un tempo antichissimo, iniziato prima ancora della consapevolezza del suo andare, inesorabile e ciclico.
come essere immersi nella storia dell'umanità che ci portiamo dentro, e percepirlo nello scandirsi del tempo presente.
che scivola anche ora, mentre scrivo in questa specie di situazione chiara e precisa, che prova ad afferare questa eco così labile, ma così sicura che racconta di quello che siamo stati e quello che saremo.
non si butta via nulla.
basta la volontà di volerlo cercare.
e poco importa se, alla fine, il senso di tutto questo potrebbe essere: nulla, tranne il fatto si continui a provare di scoprirlo, all'interno delle ciclicità delle cose che sono venute, vengono e verranno.

[e comunque non ostante l'eco, anche questa volta, quando novembre sarà finito, sarà un piccolo sospiro soddisfatto. dicembre suona già più sbarazzino, lieve. e poi: l'inverno che si porta dietro, finirà anche lui.]

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