Monday, November 2, 2020

diiiielecsioondeiii /1

invecchio. questo è l'undicesimo election day di cui ho memoria. 

quando elessero quel cauboi finto di reagan ricordo che mi piaceva di più di quell'altro, carter. senza capirci ovviamente un cazzo.

quando lo rielessero ricordo che la prof di inglese ci riportò, traducendolo, un suo commento: e non avete ancora visto niente. mentre a me giravano le palle emisi un "buhhhhh" nella caciara della classe. cominciavo a capirci qualcosa di più.

di bush padre non ho ricordi particolari, tranne che mi girarono le palle, oltre di un anno scolastico complicatino, con le nevrosi perfezionistiche che si stavano perfezionando nella mia testa.

la sera prima che elessero clinton ero al planetario, con una fanciulla [le ho sempre portate lì, per poi non combinarci nulla]. capita che prima delle conferenze [poi ovvio uno non concluda nulla - dice -  se le porti alle conferenze al planetario] facciano una rapida visita guidata al cielo stellato di quel periodo. si vede scorrere velocemente, sulla volta di cemento, quello che scorre nella volta celeste al tempo che conosciamo. quando - nel correre veloce della volta di cemento - stava per finire la notte e spuntare il sole esclamai alla fanciulla, un po' enfatico a darmi un tono: è il nuovo giorno ed eleggono clinton, dimentico che era il sole sopra milano, e non sopra i quattro fusi degli steits. non ricordo esattamente come la prese la fanciulla.

la ri-elezione di bill la ricordo pressoché come una formalità, oltre che di un periodo complicatino, con le compulsioni ad incistarsi sul nulla affettivo [forse non lo sapevo ma anche quello non era amore].

quando elessero bush figlio, sì mi girarono i coglioni. anche per come si delineò via via, e i pochi voti di scarto in florida. ma stavo cambiando vita, o almeno così credevo. con l'illusione avrei smesso di far l'ingegnere. ed ero moderatamente al settimo cielo. piuttosto illuso. appunto. e quindi il tutto sembrò mitigare. quel master più che l'occasione di cambiar vita fu a suo modo un sòla [ma non per tutte le persone che conobbi]. ero lì, a far quelle lezioni pezzottate, quando tirarono giù le torri.

quando lo rielessero mi girarono ancora di più i coglioni. forse la delusione più cocente di tutte le elecsioondeiii. quel vermaio della guerra in irak era appena di un anno e mezzo prima. riconfermarono un idiota, un inetto, come non era riuscito al padre, il primo probabilmente a sapere quanto poco valesse quella sua creatura. e quel dableiu, un inno all'immeritocrazia. qualche giorno prima scrissi un articolo per il giornalino locale, faceva nel titolo una cosa tipo "caro elettore del maine". il senso era: cazzo, elettore del maine, il tuo voto influenza un sacco anche me, e tutto il resto del mondo. vedi di non far minchiate, che il tuo voto è più pesante del mio. da qualche parte devo avercelo ancora. ora mi dico: sei un pirla, che il maine è strongly democrat probabilmente da prima ancora di sempre. avrei dovuto titolare ad un elettore dell'ohio, lo swing state per eccellenza.

poi vabbhé. ci fu obbbbbbama. il giorno prima del suo giuramento scrissi un post breve ma accalorato, nel vecchio blogghe. fackofff dabbbbleiuù, talmente mi sentivo meglio pensando al fatto che george walker bush se ne stesse andando fuori dai coglioni. a rileggerlo ora forse farebbe quasi tenerezza. un po' perché lo etichettai come il peggior presidente della storia, mentre la storia può tirar fuori dal cilindro decisamente roba più raffinata, nel peggio. un po' per la deduzione [ingenua?] che con la sua mancanza sarebbe stato fottutamente meglio. un po' per la capacità ostinata che avevo nel lasciarmi andare a idealizzare persone et situazioni. non che non avessi già avuto modo di ri-considerare i voli della storia, che pensavo fossero alti, altissimi, invece erano pindarici, specie nella mia testa. e soprattutto poco abbraccianti la fottuta et irriducibile complessità delle cose, che il principio di realtà sparge copioso qua e là. però, in qual modo, ci credevo. credevo che quell'elezione potesse essere davvero una svolta. come passare dalla notte al giorno. come se quel melting pot impazzito fosse riuscito davvero a dare una svolta ad U, in un elecsiondeeiii. e che tutto dovesse, potesse, andare a ruota. ero onusto di speranze. fin giù a quel che stavo vivendo nel mio piccolissimo. a dare un senso lavorativo-aziendale-esistenziale alla mia piccola intelligenza. e poi sarei andato a far altro. la mia amica strangeskin - di cui subito segretamente il fascino - fece un post, nel suo bloggghe che si concluse con una cosa del tipo: adesso vedi di non farti ammazzare, che le aspettative sono tante.

chiaro che non andò esattamente così. a cominciare dalla o per finire alla presidenza obbbbbama. però quattro anni dopo mi feci la nottata elettorale per seguirne la riconferma. fino alla pelle d'oca e la lagrimuccia - forse anche per il sonno - in quel "this happened because of you", ed discorso alla fine della notte - quando, tra l'altro, disse alle figlie che la regola non era un nuovo cane alla casa bianca ad ogni elezione, uno era più che sufficente. certo, certo. non mi sentivo pervaso d'entusiasmo scalpitante come la volta precedente. non foss'altro per i nuovi incontri ravvicinati a velocità tosta tra il mio muso e la realtà. che disincantano parecchio. e che mostrano com'è fatua la speranza sia rapida, in quel che ti trascende, l'evoluzione dell'umanità, di lì al breve intendo. [poi, umanità. stiamo pur sempre parlando di quel pezzo di mondo privilegiato che è il nostro. il resto è ancora più zizzagante].

poi la volta scorsa, vabbhè. un'altra giravolta della storia. per quanto fossi un po' di distratto, ma non da cose esattamente entusiasmanti. in quel periodo non avevo ancora capito da che parte ero girato, non ostante i quasi 24 mesi passati là dentro. la mattina appena svegliato. allungai il braccio sul butòn dell'on della radio della radiosveglia, ancora mezzo rincoglionito dal sonno. ricordo distintamente la voce del disma, talmente laconica che bastò il paraverbale, prima ancora di capire cosa stava a dire, una cosa del tipo "anche la florida, allora, si conferma come persa... e credo che ormai la cosa sia ufficiale".

sembra passato un sacco di tempo. ma sembra anche sia volato. quella che - mi auguro - sia veramente il punto più basso di quella roba che è la storia dei presidenti iuesssssei. dopo la speranza [quanto delusa?] di obbbbbama, il pagliaccio per quanto pericolosssssssssimo. con tutti i danni che ha fatto, e che riverbereranno per chissà quanto ancora.

history of us president

 

ed ora? in questo eleccccsiondeiii? [to be continued, come scrivono nei telefilm 'mericani].

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