Monday, October 7, 2024

pogrom

stamani il bacchetta, alla radio, ci ha provato. era una sfida complessa da portare fino in fondo. soprattutto in una comunità di ascoltatrici e ascoltatori sicuramente sensibili alle sofferenze, dell'altro lato, che da quell'evento si sono generate. e che si propagano all'indietro, in un rincorrersi di cause ed effetti che si fa assordante. disperante, a guardare solo le azioni e reazioni del passato.

ecco, vedi, caro massimo bacchetta. nemmeno io ci sono riuscito. provare a pensare, oggi, a quell'evento devastante del setteottobre, e lì rimanere concentrati. senza lasciarsi andare, almeno oggi, a considerazioni - per quanto sacrosante - di quello che è stato dall'ottoottobre, quello che è stato fino al seiottobre.

fermarsi a ragionare sul pogrom. quello che è stata l'esclusiva mattanza di un gruppo di terroristi, che per ribaltamento di senso ributtante c'è chi definisce partigiani. ed il pogrom un atto di resistenza. il modo ancor mi offende.

non so quanto ci sia riuscito io. non so quanto il bacchetta l'abbia azzeccata, proporre un tema che, forse, non aveva una soluzione, neppure nel dominio complesso.

perché appunto è troppo complessa, stordente, spiazzante quella realtà. gangli intrecciati, indistinguibili, irriducibili. come una massa tumorale può avvolgere tessuti sani in modo inestricabile. il tumore è la violenza che pervade quelle terre, che di santo non hanno un proprio un cazzo. è l'odio che gli uni hanno nei confronti dell'altro: tutti figli di abramo, peraltro.

ci ho provato neh?, soprattutto oggi, a ragionare su cosa dev'essere stato il setteottobre per loro, abitanti di israele, ebrei. come ha riverberato quel pogrom.

contino ad essere convinto ci manchi un pezzo. a tutti noi col culo al caldo. e non è solo una questione congiunturale del qui ed ora. bensì il culo al caldo dell'intimo profondo di noi cristiani di occidente. importa poco quanto atei o agnostici o lontani dal professarlo. noi che facciamo parte di quella parte che ha dominato per secoli. che seppur da qualche tempo il potere sfumò [cit.], si rintanata nei meandri della morale, del senso di colpa e di espiazione. insomma noi che non abbiamo diciannove secoli di pensiero fondante che si è infilato sotto lo strato del derma e della coscienza: vogliono eliminarci dalla faccia della terra.

spreco una riga di disclaimer: non giustifica un solo morto innocente, prima e dopo il setteottobre. non vi si può prescindere però, nel ragionare fin giù nel profondo, quello che è stato quel pogrom.

solo che a noi ci mancano i diciannove secoli di pensiero fondante.

per questo credo ci manchi un pezzo, per capire davvero cosa dev'essere stato per loro: abitanti di israele, ebrei.

il governo di israele ha responsabilità e colpe incommensurabili: prima e dopo il setteottobre. specie lo scempio del concetto di umanità, dei crimini contro di essa che sta accadendo a gaza. ma il governo di israele non è il suo popolo. per quanto oggi, quel popolo, probabilmente farebbe vincere ancora a quel criminale del loro primo ministro, e gli estremisti sodali suoi. ma nessun popolo si merita un pogrom - che banale ovvietà, eh?

e a noi continua a mancarci un pezzo per capire, davvero, cosa deve aver significato per loro. è già terribile così. figurarsi con quel pezzo in più.

e financo in maniera simbolica, ma significativa, sembra non essere uscita dall'orizzonte degli eventi l'idea si possano sfregiare, come qualcosa di inevitabile.



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