Monday, September 3, 2018

e la veronica portò una bulaccata di briosche per il suo addio

oggi ha terminato di lavorare colà la veronica.
la veronica stava colà per conto di quelli con l'accento sul futuro [mecojoni]. a dirla tutta è una delle prime volte che ho a che fare con una di quelli con l'accento sul futuro, che mi è sembrata fosse sul pezzo [anche se qualche uscita un po' a minchia gliel'ho sentita dire, quando voleva fare pure quella supertecnica].
poi sì, diciamolo, la veronica è una gran bella donna.
ma non per questo ho avuto la sensazione fosse sul pezzo.
anzi.
a dirla tutta ho comincio a maturare una qual ritrosia per questo genere di personaggi. perché so [potenzialmente] di subirne il fascino, come peraltro il novantapercento dei maschi, alfa o nu dominanti che siano. ma proprio perché so di [potenzialmente] subirne il fascino mi arrocco guardingo. e quindi divento financo più pretenzioso. [anche per questo la sua collega, verosimilmente più carina e con due tette decisamente marmoree et importanti, forse non ha proprio il vuoto pneumatico in testa, come mi son sempre dimenato di ribadire. ma solo un po' di zucca vuota. anche se soprassiedo sul fatto azzerbini metà dei suoi colleghi diretti. ah, quanto è dura esser servi della gleba lavorativi].
e poi la veronica è toscana.
quindi anche solo quando parla, potenzialmente, potrebbe cambiarmi la chimica della stanza.
sì. insomma. credo sia decisamente brava. ed una gran bella donna.
in passato avrei perso la testa per una come la veronica.
ma non è per questo che scrivo un post sulla veronica.
né perché quella ragazza ad un certo punto mi ha incuriosito. incuriosito perché il dubbio che mi resta è quanto della sovrastruttura da coordinatricediprogettodiquellichehannol'accentosulfuturo sia sostanza ontologica. o quanto sia necessario andare di spatola per staccargliela via, la sovrastruttura - tipo cambiare la batteria agli smartofoni di oggi, che devi intervenire coi ferri del mestiere. o quanto basti uscire da colà, per una birra, [per quanto, di prendere una birra, non mi sono mai arrischiato di proporle] e vedere una persona un po' diversa.
magari senza quella risata che ho sempre avuto la sensazione fosse - fondamentalmente - un po' tirata. magari senza quell'ansia prestazionale di esser sempre quella sul pezzo di tutti i pezzi, con chiaro in testa chi dovesse far cosa. magari senza quella necessità di arrivare a farsi dir di sì da un po' tutti [dba, responsabili dei rilasci, project manager, responsabili degli ambienti di sviluppo, analisti, sistemisti, tester, utenti di back-office, baristi della mensa, noccioline, caramelle, tutto], come fosse compagnona un po' di tutti ma in fondo di nessuno. mi è rimasta questa curiosità. e le ho detto che gliel'avrei scritto. e dopo un mese di ferie, oggi è rientrata per un unico ultimo giorno. portando una bulaccata di briosce, che si era una fottia in area relacse, stamani a salutarla. e ne sono avanzate almeno tante quante. un po' da veronica suvvia. e insomma, dopo un mese e mezzo che le dissi, fugace, "me lasci con un dubbio, ma non te lo dirò fintanto sei qua dentro", mentre la salutavo mi dice "ma teee, volevi mica il mio numero, che dovevi chiedermi quella 'osa?". "no, vero, a dire il vero mi basta la mail. quella cosa là te la scrivo".
ma non so se gliela scriverò.

e di nuovo non è per questo che ho scritto della veronica che se n'è andata.
ho scritto perché oggi, mentre la salutavo e le auguravo ogni cosa buona et bella, ho provato un brivido d'invidia nei suoi confronti. un po' perché a 31 anni hai davanti ancora le praterie, visto che nel frattempo ha spianato un po' di carriera a mo' di caterpillar. un po' perché si percepisce che costei ha la perfetta et coerente consapevolezza di avere davanti le praterie, con l'approccio da caterpillar. e che sa di sapere trasferire sul terreno tutta la potenza dei cavalli motore che ha a disposizione. o come un diagramma direttivo con un lobo ben definito e performante, in cui irradiare l'energia disponibile.
però, a margine di quel brivido d'invidia, appena è passato, ho percepito altro. come effetto di bordo, come se dopo il riflusso dell'onda del mare rimanesse qualcosa, il regalo lasciato lì dalla risacca.
ed è stato un baluginio importante, di una consapevolezza vergognosamente interessante. che quella cosa sono in grado di provarla anch'io. e di adoperarmi per metterla in pratica. dipende da me. quella solita cosa che son istanze molto ben chiare nella testa. ma che poi devono radicarsi nell'emozione più profonda. ecco: ho percepito che è cosa anche mia. e l'ho percepita giù, fino al fondo fondante. dentro di me, come piantata nei fondamentali. che non me l'ha regalata né rubata nessuno. ed è un po' un qualcosa che devo vedermela tra me e me. e che quindi è lì. anche questa è una sorta di epifania, piccola, che chissà se agirò veramente mai. ma so - lo so - che è lì.
e fottesega se 'sta cosa alla veronica è [pare] molto chiara. fottesega se cavalcherà praterie che proprio non interessano a me. né come vorrà cavalcarle. né che ha tre lustri di possibilità in più davanti.
fottesega.
io ho le mie.
era davvero una fottia di tempo che non percepivo una cosa simile. [non mi arrischio ad usare gli avverbi assoluti, che è sempre roba scivolosa e/o un po' retorica, che mi piace poco.].
è durato un lampo. ma è stato un lampo folgorante. non bello, ma illuminante.
che forse è anche meglio.

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