Monday, September 10, 2018

spin-off del post del buon analista [distocazzo]

forse c'è una specie di propaggine, che esce dal post del buon analista, di qualche giorno fa.
quella specie di eco, di riverbero sulle istanze di quella roba là.
ed il gran vociare - da cui, appunto, l'eco - è stato pensar bene di infilarsi nei tre giorni della triennale de "il tempo delle donne".
naturalmente c'era dell'ironia, se non si era capito.
l'ottantapercento delle partecipanti erano donne.
di cui un buon ventitrentapercento a loro modo - esteticamente - interessanti.
di cui una certa espressione di una specie di - apparente, neh? - buona borghesia illuminata.
[parentesi piccolo flusso di coscienza: e se forse mi scoprissi [definitivamente?] attratto da quella roba lì. non è cosa che mi lasci così indifferente. è una specie di [s]confessione. dopo aver quasi abiurato quel tipo di aspirazione, quasi vent'anni fa, riscoprirsi un po' [troppo?] attratto da un mood esistenziale, diciamolo, anche piuttosto fighetto. [o forse è la reazione al fatto che adesso quel tipo di mood sia oltremodo molto meno mainstream... boh]. e non nascondo che sia del tutto scorrelato questo strano desiderio di serie1 bmw [per quanto sconsigliata dall'amico luca]. che io proprio non ci sono nato in quel mood. ed il fatto ci aspiri, ma decisamente non vi ci appartenga, è forse la nuova versione delle tensioni snobbbbe di una mia prozia, che invero non ho mai conosciuto. ma di cui mia madre ha sempre parlato con tutt'altro che affetto. la zia contessa, la chiamavano. frustrata per quello che non è riuscita a realizzare, o realizzarsi. come fosse stata inevitablmente distopica, anche se allora quella parola non era di moda come ora. ed io intuisco una specie di filo diretto con alcune delle mie nevrosi, perché è risaputo che questo mio lato viene da quel lato di famiglia [per quanto odg, verosimilmente mi cazzierebbe [in modalità terapeutica, ovvio] per il fatto affibbi termini su cose e di cose di cui non ho particolarmente competenza. in fondo ho studiato ben altro]].
comunque.
che è successo da riverberare così tanto?
è successo che ho visto un sacco di giornaliste, che moderavano eventi, raccontare del fatto facciano un lavoro bellissimo, di cui sono molto felici. ed io non faccio fatica a crederlo. senza scordarmi che non sarà tutto rose e fiori. e che forse se la raccontano anche un po', e ce l'hanno raccontata. però ho avuto la sensazione non fosse poi così tanto, quel un po'. [ed io continui con un lavoro che non mi piace, e non mi adoperi nemmeno così tanto per provare almeno ad uscirne].
è successo che in tante situazioni sono usciti ragionamenti et suggestioni, quando non banali, quanto meno ben lontani dall'essere così epifanici, o illuminanti, o che potessero mostrare uno volo importante rispetto ad [auto]ragionamenti et [auto]suggestioni che ho ragionato et suggestionato tra me e me svariegate volte. sì. insomma. senza voler esser troppo sbruffone: avrei potuto raccontarle pur io, un sacco di cose che son state raccontate. mentre ora sono lontano, lontanissimo a far qualcosa di simile [invero pagato non malissimo, per quanto noiosissimo et frustrantissimo, in potenza].
è anche successo che, comunque, alcune suggestioni da farti esclamare UAU! - in modo figurato, ovvio - sono pure arrivate. in un paio di occasioni mi son spuntate pure alcune lagrimucce, toste asportate con maschie simulazioni di "mi è entrata una bruchetta nell'occhio" [cit.].
è anche capitato che in alcuni istanti mi sia capitato di intravvedere una specie di intuizione importante, profonda, fugace, baluginante. e che potesse esser utile a capir meglio la stonatura che ho dentro. l'eccentricità che mi sta stare in bolla molto a fatica. una cosa del tipo le parti dell'uno che non si accordano, nel senso musicale del termine. [e l'esempio più facile et trivio, quasi banale e deludente, potrebbe essere, questo tirar da una parte e dall'altra. dal rimanere inebriato dalla femminilità - potentissima - di alcune donne, quasi da contemplare e basta, che convive colla pulsione irridente, col desiderio asfissiante sublimato di affondare mani lascive ad strizzare seni rigogliosi, quindi titillare con pollice et indice capezzoli turgidi al centro di areole vaste e rosate - e la sublimazione sta anche nel dettaglio, da porno imbellettato, di quest'ultima parte di descrizione].
è ho capito, in fin dei conti, che sia partito di nuovo il motorino del frullatore analitico-psicopipponico. quelli che fanno quel rumore acuto trtuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. ma di fatto, di nuovo, sia rimasto incagliato nel solo pensare. e non agire.
smoccolando, pure, per giunta, per questa specie di distopia ontologica.
capire, capire, capire, forse sempre di più. senza aver ben chiaro quanto il capire possa essermi davvero utile. quanto e quando riuscirà a farmi uscire dall'autoinganno del: [daquesta insoddisfazione di fondo] ne ho prese davvero un sacco, ma quante gliene ho dette...ahhh, quante gliene ho dette.
sono stanco di prenderle. sono stanco di girare a vuoto e mulinare braccia et manate a caso, all'aria voglio smettere di capire, che tanto non ce la farò mai del tutto. e muovere il culo.
[pensare, e non agire. sabato sera , dopo alcuni eventi, son finito ad una specie di concerto da cortile di palazzo. c'era una che se ne stava sola, con le sue due treccine attorcigliate su loro stesse, raccolte con delle mollette. ascoltava il concerto. sembrava intimidita. coll'occhione un po' spalancato. non era esattamente giovanissima. niente trucco. un viso quasi pre-raffaelita, pulito, acqua et sapone, niente trucco [poche tette, comunque]. ovviamente l'ho osservata - cercando di capire perché mi aveva colpito - e poi osservata - non capendo esattamente perché mi aveva colpito. quindi mi sono avvicinato, mentre suonavano, continuando ad osservarla di sottecchi - pensando a come avrei potuto, nel caso molto remoto, attaccare bottone. lei non dev'essersi accorta di nulla. di me, men che meno.
alla fine ha preso la bici, e se n'è andata.
sola.]

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