Sunday, September 13, 2020

roccapane e i campi dove scorrazza stracciatella [nel senso della setterina]

sto leggendo l'ultimo romanzo di michele serra. l'ho tirato su quasi per caso in biblioteca, nell'ultima compulsiva visita cornucopiale.

invece è una bellissima rivelazione.

la lettura mi sta regalando momenti inaspettati di serenità, di quella avvolgente, defatigante, oltre a strapparmi qualcosa di più del solco lungo il viso che è specie di sorriso [cit.]. nulla di esageratamente iperbolico, una cifra stilistica a voce calma e senza sbalzi irsutici di tono. ma che ti porta, implacabile, nella testa ragionante del protagonista. che è uno stronzo, che ha capito di esserlo, oltre forse che senso darci al tutto. tornando alla terra. che non è che sia lui a tornarci, ma come moto a luogo che non è arrendersi al logorio della vita moderna. un ritorno fondamentale per capire - apputo - che senso darci al tutto.

e mi sta piacendo leggerlo, tanto. non so quanto c'entri la valenza artistica del romanzo. ma l'effetto che mi riverbera dentro leggerlo [che poi a volte sono intimemente legate, 'ste cose]. e comunque l'effetto, in questi momenti, sono stille da godersi per intiero.

ci sono tratti che lo capiso attilio ciampi campi, quando parla del lavoro fisico. e del pensiero che vagola, anche se a lui non capita come capita a me me, quando faccio hard-gardening. anche se non bisogna dimenticare che attilio ciampi non esiste, se non nella lettura traspositiva di quello che è stato nella testa di serra, quando gli ha dato sostanza della vita creativa.

cazzo, che bello che è fare quella cosa.

comunque, dicevo, che attilio esiste a tratti nel riverbero di lettura di ciascuno che legge quel libro. mentre io esisto, con qualche perplessità in più di attilio ciampi campi, molto reale per quanto solo nella mia testa. così come esiste l'hard-gardening come mia esperienza, reale, di tornare alla terra.

dove c'è però solo la pars destruens: taglio, estirpo, eradico, sramo, poto, strappo. attilio ciampi campi fa molto anche in pars construens, oltre che ragionare - tra l'altro - di un rogo, che non so se ci sarà nel romanzo. ma se ci sarà mi immagino sarà catartico.

la mia amichetta Ilà mi ha detto dovrei conoscere una sua amica. che ha messo in cima alla lista del parterre di donne che vorrebbe farmi conoscere. c'è questo dettaglio logistico che vive dalla parte diametralmente opposta d'italia rispetto la mia. che non è esattamente qualcosa di conforme alla regola della mezz'ora di metropolitana di distanza, massimo. nemmeno dopo essere di nuovo automunito.

però questa sua amica vive a ridosso di campi - che dal differisce dal nome del protagonista del romanzo,per una sola i. campi che coltiva più o meno da sola, e del cui dono sembra ogni volta meravigliarsi e ringraziare. non ho capito bene se ci campi del suo lavoro nei campi, e/o cos'altro faccia. non ho capito nemmeno com'è messa a tette. ma entrambe le istanze sono quisquilie di cui adesso - davvero - non mi interesso.

però godendomi quegli attimi di inaspettata serenità che mi regala la lettura del romanzo di serra, mi sta venendo una grandissima curiosità. che si traduce in un'insensato desiderio. capire meglio quel percepire del senso di dono, che questa amica dell'amichetta Ilà racconta e condivide. e se non siano in realtà l'uno il controcanto dell'altro. e mi verrebbe da chiederle: fammi lavorare nei campi per un po'. anche per quel che riuscirei a fare col mio fisico debosciato, quasi quanto la capacità di cogliere il senso che - davvero - mi si è incasinato via. con tutte le perplessità che mi si agitano dentro. e che la lettura dei propositi di attilio ciampi campi un po' placano.

fammi lavorare nei campi che ti donano tutto quel dono. in cambio chiedo solo ospitalità e la possibilità di avere l'esclusiva delle coccole a stracciatella, la setterina ultima arrivata. si sa abbia un debole per i setter. per cui mi sciolgo. poi questi tempi nuovi mi hanno debosciato - ulteriorimente, dico. torna tutto. anche la necessità di coccole, bastasse solo farle ad un cane. e nel mentre provo a dipanare il groviglio del senso. che alcuni pare - pare - l'abbiano un po' più chiaro.

 

Libertà è un rogo ben congegnato

[updt. il fatto è che ho scritto il post avendo in testa che il protagonista si chiama attilio ciampi. e invece no. si chiama attilio campi. poi uno dice fa miGlioni di refusi, se sbaglio anche solo a leggere il nome del protagonista del romanzo. quindi è campi. come i campi di cui l'amica dell'amichetta Ilà, di cui non so se campi. ma come scrivevo, direi che è qualcosa su cui si può quisquiliosamente sorvolare]

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