Monday, October 26, 2020

[breve] post mementifero-desiderevole [con un paio di premesse]

le premesse, appunto.

la prima è che ho il culo al caldo. quindi non ho nulla di cui lamentarmi, nello specifico.

la seconda è che quest'infarto della storia [cit. luca bottura] ci rode il culo, a tutti. però noi nel nostro mondo ricco siamo dei novellini, in fatto di punti angolosi che s'addentrano da tergo - figurativamente. ci sono distese di pezzi di umanità per cui è un incidente in più, giusto più incidente degli altri, che a loro gli incidenti gli spuntano da abbastanza sempre qua e là, copiosi. quindi tutti noi, da quello specifico, non avremmo granché di cui lamentarci.

ma non saranno mesi facili. andrà tutto bene un cazzo. anche se ho il culo al caldo. anzi. proprio perché ho il culo al caldo non posso far il ghei con il culo non al caldo degli altri.

tenendo calettato nel civrieddu queste ovvie banalità, vorrei davvero tanto impararla un po' di più la lezione, dal mansueto e comodo starmene col culo al caldo. e nel mio piccolo ricordare di andare a cercarli, e viverli, i momenti di stille. quelli che saranno, perché è certo che saranno, basta saperli andare a cercare. e soprattutto scorgerli. diminuendo, come il tendere a zero del limite notevole sen(x)/x*, la distanza temporale tra l'attimo della stilla e l'attimo in cui ci accorgiamo ci sta irraggiando in mano nella sua bellezza, la stilla. autunno vuol dire che dopo c'è l'inverno. ma poi è primavera. un elenco qua e là sparso, più o meno immaginifico:

  • sedermi su di una poltrona di un teatro, il sabato sera. va benissimo da solo. distillarmi attimo dopo attimo tutta la tensione erotico-emozionale che l'attore emana. a prescindere. e poi tornarmene a casa e cucinarmi uno spaghetto medio grosso, rugoso. non necessariamente pasta rummo, ma la pasta rummo è un ottimo esempio; 
  • la prima vellicata di birra, con il pallido baffo della schiuma, che non vedi ma sai che c'è. possibilmente non da solo. ed ascoltare il travaso di pezzo di vita che si vuole raccontare, lì. piuttosto casino di sottofondo, ma che ovatta, canalizza, il dialogo che via via è meno incerto. e il pensiero che si fa meno timido, corroborato dagli effetti del malto, del luppolo;
  • il libro estratto dallo zainetto, una volta salito su di un tram carrelli. appoggiarsi al finestrino e scorrere, alternativamente, qualche pagina e quello che scorre accanto ai binari;
  • cazzo, no, vai fuori sul balcone a fumare. lascia aperta la finestra, non fa niente se entra il freddo, mica posso lasciarti fuori in solitudine, speta che ti piglio un posacenere, beh sì ovvio che non ne ho, mica fumo io. sì è un piattino della tazzina del caffè, cos'hai da rompere i coglioni se è un piattino del caffè? non preoccuparti poi lo lavo, tu pensa a fumare, peraltro potresti farmene uno tu di posacenere e regalarmelo. a proposito sto ancora aspettando il bicchiere contenitore per lo spazzolino e il dentifricio. vabbhé sono anni che dici che devi portarlo al forno per smaltarlo;
  • uscire dall'auto, sgranchendomi un po' le gambe, e fare pat-pat all'angolo, appena sopra lo stop, grazie macchinina di avermi portato fin qui. e poi aprire le due porticine posteriori, uscire il bagaglio, ti ho portato un paio di regali, la bottiglia ce l'apriamo guardando il tramonto, il libro, sono andato a sceglierlo alla mia libreria di fiducia, si chiama il domani, sta accanto alla stazione cadorna, avevo chiesto un consiglio, mi hanno suggerito un titolo, mi è venuto in mente quest'altro: come ho fatto a non pensarci prima;
  • la volta scorsa hai fatto tu. 'stavolta tocca a me. e ma tu sei venuto da me e non vicerversa. ma non fa nulla, dai faccio io. occhei, però la prossima volta sta a me, ricordiamocelo;
  • infilarmi in un corteo. non conoscendo nessuno. e guardarmi attorno. da solo ma in compagnia;
  • stringere una mano. abbracciare una persona. baciarla castamente. senza più la sensazione ci sia qualcosa di cui preoccuparsi;
  • massaggino ai piedi? o sì, che bel regalo che mi fai, è stata giornata un po' pesante**;
  • l'orsitudine non è più una virtù;
  • quella lama di luce al tramonto, che inonda la parte sinistra del tutto, un bel contrasto con la facciata del castello, la gente attorno che si fa i soavissimi, rilasatissimi, cazzi suoi la domenica pomeriggio. sulla panchina osservo tutto questo e azzardo qualche foto smartphonistica. a incrociare la combinazione giusta di nuvole bianche che constrastano e danno sostanza lieve, a far da contrappeso simbolico alle mura, alla gente lì intorno, tutti avvolti in quella lama di luce. potrebbe andar peggio. è sto pure fottendo il sunday blues. per quanto domani dovrò controllare come tutti i lunedì il carico aui***;
  • odg, che sollievo poter lasciare andare il ragionamento libero senza 'sta cazzo di mascherina. poter cogliere le sfumature del viso, il ritorno emotivo del mio proluvio****;
  • non ostante i giramenti di coglioni esperiti, andare addosso consapevolmente ad una scombinatissima istanza di inaffidabile pericolosità. come paradosso molto irrazionale, o la prova provata sia un romanticissimo coglione;
  • occupare il posto appena a sinistra, una volta in cima i gradini per accedere al piano superiore del vagone, dando le spalle alla direzione del viaggio. e quindi la foto dal ponte del traghetto, che verosimilmente avrà i due terzi di acqua, e un terzo di quello che sta fuori. speriamo di trovare un passaggio rapido, una volta dall'altra parte della riva, autostop come quando avevo sediciassottonoventiundue anni, che mi ero detto che tornato dal servizio civile avrei smesso, che ormai ero cresciuto. poi ho detto mastigrandisssssssimicazzi. continuo a farlo;
  • il concerto del deGre, al teatro dal verme, pieno in ogni ordine di posto. nessun distanziamento;
  • le presentazioni più affollate di bookcity;
  • lo sposalizio della vergine, con l'allestimento che ideò munari nel 1976;
  • vieni al corso di scrittura? no, bruna, non ci ho né tempo, né testa, e poi come mcEwan non scriverò mai, quindi cazzo ci vengo a fare al corso? però, ripensandoci, quando fa lezione robecchi posso venire ad ascoltarlo? certo che puoi. e non dimenticare che, nel caso, i racconti dovresti farli più stringati. i post? ma i post sono psicopippe, non contano e nemmeno mi metto gli occhiali per leggerli;
  • sedermi su di una poltrona di un cinema, qualunque sera. far due chiacchiere lievi. si spengono le luci, partono i promo degli altri film. e poi le prime scene di quello che abbiamo scelto con una certa dialettica argomentativa. gliela prendo la mano? me la prende la mano invece di cincischiarci attorno?

 
* ris = 1.
** paraculissimo inizio di preliminari, come ben si sa.
*** attività ricorrente, settimanale, in ambito regulatory. pare che là dentro nessuno ne conosca i meandri tecnologici di processo, quanto lo scombinato scrivente di questo post. e tutto ciò fa anche abbastanza ridere.
**** non appartiene al registro del detto, ma quello del pensato.


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