Wednesday, October 14, 2020

cazzo. ci mancava pure se n'andasse l'Ermi

non che quest'anno non abbia già dimostrato di essere di merda, di suo. per quanto convenzionale sia un anno. per quanto io non abbia granché da lamentare. però. cazzo.

se n'è andato l'Ermi. di colpo. così. come mettere un piede nel posto sbagliato in montagna. in val grande, quello spazio incazzosamente vvvuaild, a due passi dall'hometown. dove accadde di tutto durante la Resistenza. dove l'Ermi c'è andato millemila volte, anche per scriverci di Resistenza. lui che si chiamava così per ricordare un partigiano, ucciso dai fascisti nell'hometown. davanti al monumento che li ricorda, i partigiani, ebbe appunto a dire: non è semplicissimo portare un nome così, qui, in questo posto.

cazzo. Ermi. ma porco di quel cazzo!

c'è stato un periodo delle mia adolescenza in cui l'Ermi fu un punto di riferimento, importante, fondamentale. un qualcuno cui ispirarsi, uno da cui un qualsiasi gesto di encomio era un regalo importantissimo. lascerei da parte, per il momento, il fatto abbia avuto [da coniungare al passato?] questa necessità: l'encomio di qualcuno che idealizzavo [idealizzavo, sì, questo al passato]. per un rimbalzo curioso degli eventi quel tipo di figura, forse addirittura la prima, è stata una persona tanto tendenzialmente orso quanto sfuggente, con bagni di undertatement sarcastico-ironici che allora non sempre capivo. e per cui a volte un po' rimanevo male. ovviamente non c'è il famoso doppio cieco, ma ho la sensazione che non sia del tutto scorrelato il fatto che, a mia volta, abbia cominciato a farli miei. quegli approcci dico. sicuramente ho ascoltato da lui gli incisi di alcune canzoni di guccini, de andrè, de gregori, che ricordo ancora adesso. sicuramente mi sono avvicinato alla fotografia incuriosito dal fatto lui fotografasse. sicuramente ho suonato il flicorno nella banda dell'hometown molto fiero di farlo accanto a lui.

non so se lui abbia mai avuto piena contezza di tutto ciò. di cosa abbia significato per me allora. non mi meraviglierebbe sapere lo sapesse. era una spigolosa intelligenza emotiva, ne sono certo. ogni tanto, negli anni, mi son chiesto se per caso 'sta cosa forse non l'imbarazzasse o non si sentisse adeguato, o qualcosa che se ne sta in quei dintorni.

a sedici anni ebbe a prendermi a male parole, davanti ad un po' di persone. tecnicamente per una minchiata, che però a lui sembrò offensiva e poco seria, per me l'occasione con cui cominciare a sentirmi adulto. fu a suo modo un piccolissimo punto angoloso, forse uno dei primi. un paio di giorni dopo mi chiese scusa, ma io ero ancora un po' frastornato. un paio di mesi dopo se ne andò dalla banda, io presi il suo posto, anche fisicamente sul palchetto dove si facevano le prove, oltre che a scrivere le presentazioni dei pezzi nei concerti, ovviamente con risultati piuttosto diversi. ci perdemmo piuttosto di vista.

però è sempre stato l'Ermi. tanto più che cominciò a vivere di scrittura. cosa che intuii avrei potuto fare anch'io, tra le altre cose. anche per far sì potesse diventare un qualcoa in cui imitarlo [anche se sappiamo com'è andata a finire].

ho la più che convinta sensazione che se son venuto su così - per la pars construens - è anche perché ho cercato un qual mimetismo con lui. a prescindere dal risultato che continuerà a declinarsi.

forse gliel'avrei anche detto. era da qualche anno che pensavo mi sarebbe piaciuto farci una bella chiacchierata. chiedergli e spiegargli un po' di cose di quei tempi, di quando era un riferimento importante. e magari chissà, provare a farmi coinvolgere in un qualcosa avesse in mente di fare. probabilmente l'unico intellettuale di questa hometown così infighettatasi ed arricchita. sono quelle belle idee per cui uno pensa ci sarà sempre tempo per farlo. difatti. mi sarebbe piaciuto, ma ho anche idea mi sarei sentito molto imbarazzato. per tutta una serie di cose. e di come rotolano a partire da quando cominci a vedere alcuni adulti come coloro da cui prendere ispirazione.

fu una delle persone che più mi sembrò colpito quando se ne andò mio padre. per quanto non mi era mai parso di cogliere quel tipo di famigliarità e confidenza, che invece aveva con altri. mi fece molto specie. come se ci fosse un qualcosa che le apparenze sembravano celare, quanto meno quelle che potevo cogliere io. comunque sempre con l'eco di quello che lui era significato per me, un paio di decenni prima.

l'Ermi scriveva bene, cazzo se scriveva bene. ma la sua prosa non è semplicissima, anzi. come a volte accade per le cose raffinate. probabilmente era molto più abile come giornalista, storico, studioso che come narratore. la cifra stilistica non è piana e lineare, per quanto asciutta e rapida. però secondo me lui era proprio così, come quando una scrittura rappresenta esattamente una persona. invero da quel che riuscivo ad intuire, da quel che si lasciava intuire. forse era un modo per celarsi, non mostrare in maniera banale l'intelligenza, il mondo, la sensibilità, la profondità che era riuscito a conquistarsi dentro. ho perso sicuramente un'ottima occasione di provare a capirla, per quanto avrebbe voluta farmela - eventualmente - capire lui.

se n'è andato scivolando sul pizzo Marona. una cima epica per quello che è stata la Resistenza che lui ha studiato, ha raccontato, per poi allargare la sua curiosità al mondo di qui, negli anni di un pezzo di secolo scorso. se n'è andato camminando sui sentieri su cui si è scritto un pezzo di Storia. forse, nell'insensatezza di andarsene così, da questa cosa forse poco sensata che "è quel vizio che ti ucciderà e che ti porti, cioè vivere" [semicit.], c'è un che di coerentemente assurdo. che il luogo del suo destino sia stato proprio quello, come qualcosa che va a chiudersi in un posto a suo modo, intimamente, laicamente, sacro.

ciao Ermi. che l'andare pe' monti ti sia lieve. 

[updt: quando alla fine del saluto, in quel campo d'oratorio, in questa giornata così beffardamente cristallina e calda, prima che rinuonasse "bella ciao", il tazio s'è avviato verso il microfono, mi è sembrato di vederlo. per un attimo rapidissimo ho immaginato di sognare, anzi: che fosse un sogno tutto quello intorno. ed il tazio ha svelato una chiave di volta, che non potrò mai più usare [cazzo]. "l'Erminio in montagna si trasformava, era un'altra persona". ecco. cazzo. lì ho realizzato che quella è una cosa che non mi capitò mai di fare, per una serie di ragioni che adesso sarebbe lungo enucleare. forse lì sarebbe stato più semplice, anche per un intimidito come me. [e comunque, dopo anni, sono finalmente riuscita a cantarla di nuovo, "bella ciao". solitamente le parole mi si strozzano in gola. oggi no, vai a capire come girano certe cose.]]



No comments: