Friday, February 18, 2022

genialismi

nell'autunno della terza superiore feci il primo tema del triennio. "racconta un film che ti è rimasto impresso". era il primo con la nuova professoressa magistrini. tanto brutta quanto segnante per tutto quello che son diventato. o avrei voluto diventare. la folgorazione che mi colse quando spiegò il cantico delle creature. ma appunto, il primo tema. avevo visto da poco amadeus, di milos forman. scrissi della frustrazione di salieri a fronte della genialità di mozart. probabilmente impressionato dalla scena - tra le altre - di quando wolfy improvvisa sulle note della marcetta di benvenuto, che salieri compone - per farsi bello a coorte - per la prima visita all'imperatore di mozart . un motivetto banale, che wolfy re-interpreta, insufflandoci il tocco della sua genialità. e si intuisce l'aria del "non più andrai, farfallone amoroso". molto cinematografico, holliwoodianamente. però son quelle cose che, poi, raccontano di sé medesimi in maniera cristallina. seppur in milleventiquattresimi. la genialità di mozart mi turbava, come asintoto che mai avrei raggiunto. ed in fondo ero un salieri qualsiasi. presi dal setteallotto. che la magistrini - stretttttttisssima di voti - poche altre volte elargì nei tre anni successivi a tutta la classe. feci meglio in quinta. ma lì ero in trance agonistica, e certi voti arrivavano più facili in vista della maturità [in tutto l'anno presi due volte sei. come minimo, dico. ossessionato. poi uno dice che alla fine non finisce da odg].

mozart improvvisava. solo che poi metteva su carta, penna d'oca e calamaio, e scriveva trii, quartetti, ottetti, sonate, sinfonie, opere. verosimilmente una buona approssimazione al concetto di genio, declinato in musica. chissà cosa doveva succedere dentro la sua testa.

il mio cuginodeandrade, invece, non improvvisava. ma era un ri-generatore di emozioni. viveva, percepiva, introiettava, ascoltava, studiava e poi scriveva canzoni. le sue canzoni. che son sue e che un po' diventano mie, per come attraversano il muscolo emotivo. e che non so quanto ho voglia di condividere. canzoni solo mie, dico. se devo dirla tutta, ultimamente faccio un po' fatica ad affiancarmi alla spettacolarizzazione del suo mito. sarà perché sono orso, sempre di più. sarà che le cose massificanti poi diventano conformismi di ritorno. sarà che anche basta quelli che le cantano a sguarciagola e pensano siano solo loro [in tutta coerenza, nevvero. mi piace ammantarmi di queste piccole incoerenze]. e comunque le cantano male. sarà perché ci percepisco una qualche forma di agiografia che si fa sciòòbiissneees. sarà che mi cullo con l'idea che avrebbe dato fastidio pure a lui, tutto 'sto bailamme. però, 'sticazzi.

però il mio cuginodenandrade era un passista. cazzaro. tabagista e con tendenze etilista e facile a tutta la scenografia personaggistica che ci hanno attaccato sopra. solo che lui era così. è la cosa posticcia sopra a darmi fastidio. ma era un passista. ha impiegato un anno a scrivere i trecento e rotti versi de la buona novella. fa un verso al giorno. io devo gestire dalle tre alle quattro segnalzioni di guano informatico, ogni cazzo di giorno accendo il piccì. non è la stessa cosa, lo so. però mi dico: cuginodeandrade, è bello tu abbia potuto scrivere mediamente un verso al giorno. o abbia potuto leggere qualche libro sui sinti e cui rom, prima di scrivere khorakhané (a forza di essere vento), che eri andato in tripppppe per quelle realtà. ma con una specie di maieutica anarcoide hai portato teco le genialità - in centoventottesimi - di un pezzo dei musica leggera italiana, della seconda metà del ventesimo secolo. poi per scrivere anime salve - tipo - capisco ci voglia una forma tutta tua di genialità.

che mi ossessiona pure quella, ovvio.

però nel mentre da odg ci sono stato. e quindi si fa un po' pace con quell'ossessione. che salieri, in fondo, non era neppure 'sta chiavica di musicista. e forse nemmeno così ossessionato da wolfy. certo, non conosco nessun pezzo di salieri. e se non avessi visto amadeus, probabilmente, non so nemmeno avrei mai saputo della sua esistenza. perché in fondo oltre ossessionamenti di genialità, è l'ignoranza ad essere sconfinata. e comunque potrei leggerne anche dozzine di libri su un argomento, o spremermi tutti i pori emzionali, ma dubito potrei arrivare ad intuire anche solo il verso "evaporato in una nuvola rossa, in una delle molte feritoie della notte". o forse potrei pure buttarla giù una cosa del genere. ma dare una coerenza di fondo non credo mi sia concesso. non perché non sia possibile. ma perché non è roba cui possa tendere. se non come asintono, appunto. anche se, in alcuni post, c'è pure dentro una specie di ritmo, o di struttura versificante. ma è roba talmente blanda ed evanescente, che non la trovo più nemmeno io, magari, nel rileggerlo qualche tempo dopo.

però. appunto. la cosa importante è farci pace. o stendere il serenissimo 'stigrandissssssimicazzi. che da una parte l'ignoranza sconfinata, dà la possibilità di intraprendere viaggi. senza perdere di vista il fatto siano, a volte, solo dei trip. a volte invece quella fantastica roba che è parte della meta [cit., cazzo, cit. che ora ha tutto un amaro che levati. pace].

rimane quella sottilissima, e credo genuina, invidia. che si è creato qualcosa da ascoltare, perpetuandolo nel tempo. con i birillini dell'emozione degli altri ad essere toccati. anche salieri, per dire - celebrato, peraltro, in un'opera di battiato. è l'atto creativo in sé. che è una piccola goccia di splendore. che l'infinito e l'eternità sono concetti sopravvalutati. [il marmo del david, prima o poi, sarà polvere]. se c'è il guizzo di una nota, di un'armonia, di un verso è financo più fico.

ci avevo intuito giusto, in quel tema. mi faccio pat-pat sulla spalla, a quell'ossessionato speranzoso di allora. non so quanto l'abbia deluso. però penso vada bene ugualmente. ci si è provato. ci si prova. e così si guarda il mare fianco a fianco, l'uno all'altro. secondo me ce la possiamo anche godere rilassandoci così. creativi, a modo nostro. cose così.




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