Saturday, February 18, 2023

comevorreinonmorire@gmail.com

e così andai in radio, ad un suggeritore night life, dove ci sono presentazioni, anteprime di spettacoli teatrali in scena, da lì ad un po'. c'erano più artisti sul palco che spettatori. mi aveva incuriosito la storia del punk apotropaico [acustico]. due fulminati, ma tutt'altro che sprovveduti. accanto a loro c'era 'sta ragazza alta, con la chioma leonina. mi ha colpito per come tenesse il tempo, battendo la mano sul ginz, durante l'esibizione del duo punk-acustico.

poi la ira presenta 'sta figliola. eh, niente, ho scritto questo monologo stand-up comedian per elaborare la malattia e la morte di mio padre.

attenzione - mi son detto - e questa chi è?

ha recitato un brano dello spettacolo. brava l'era brava. ad un certo punto, per esigenze interpretative, ha calcato sull'inflessione toscana, la sua nativa. molto attizzante. e nel mentre una fottia di suggestioni.

nell'uscire dall'auditorium demetrio stratos le sono passato accanto. non so bene chi abbia preso l'iniziativa di domandarle una dettaglio di quel suo momento, durante la malattia del suo di padre. pazzesco: io che attacco bottone così, come una cosa naturale e spontanea. a lei è stato molto più naturale il self-marketing [sei un'autrice, stand-up comedian, qualche rapporto strutturato con l'autostima dovrai pure averlo]: vieni a teatro e così ascolti il resto, e vediamo cosa ti stimola.

così, qualche giorno dopo, non so bene chi abbia preso l'iniziativa di chiudere all'improvviso il picccì, ratificando: sì va a teatro. ora. non ostante nessuna possibilità di prenotare il biglietto, nonché la biglietteria latitante al telefono. vado. al massimo, se non ci son più posti, torno indietro.

invece son finito in terza fila. financo ad interloquire con lei, durante lo spettacolo: a domanda al pubblico si risponde. brava l'era brava. e poi a teatro si crea questa tensione emotiva. cazzo, mi pare quasi banale acclarare che la sua chioma leonina mi abbia ammaliato.

non so bene chi abbia preso l'inziativa di farmi rimanere, dopo lo spettacolo, ad aspettarla fuori dalla sala, assieme a tutta una fottia di persone che sembravano conoscerla. quando è stato il mio turno, trotterellando verso l'ucita del teatro, punta il ditino verso di me:

- radio popolare! [ndo: nel senso tu sei quello di] alla fine è venuto.

- ma come? non ci davano del tu.

- giusto. ti ho riconosciuto [ndo. avevo la mascherina] quando ti ho chiesto durante lo spettacolo. anzi mi stavi mettendo in difficoltà.

- infatti. mi stava partendo una mezza psicopippa, ma non volevo portarti fuori il fluire del tuo monologo. e comunque si sono smosse un bel po' di cose.

- scrivile sulla pagina dello spettacolo. scrivimile, mi rendo conto ci voglia qualche giorno per far sedimentare le cose.

- sì. provo a lasciar decantare. e comunque ti sarai ben resa conto del fatto che ogni volta che porti in scena lo spettacolo, il tuo babbo è come se fosse lì con noi. è come fosse ancora vivo. un po' foscoliano, mi rendo conto. però ho avuto questa sensazione.

- sai che all'inizio non ci avevo mica pensato a 'sta cosa. poi mi son reso conto che è così.

stavo per prendere l'iniziativa chiedendole: ma se ti invitassi a prendere una birra, se non ora in un altro momento? poi qualcuno deve aver preso l'iniziativa di dire: magari anche no.

però ho pensato ad un sacco di cose, camminando per parecchi passi, prima di incrociare uno stallo di biciclette.

ne sono fluite molte altre. tra cui un sogno significativo e toccante, in cui è comparso mio padre.

così le ho scritto. siccome questo è un blogghettino che ce la contiamo fra di noi, quel che segue è quello che le ho inviato.

 

cara comevorreinonmorire,

son quellodiradiopopolare.

mio padre faceva il giardiniere, con un'anarchia tutta sua. di lui ho gli occhi sporgenti. almeno ne avessi preso anche il colore ceruleo. ma va bene uguale.

dopo una vacanza all'elba, c'è stato un periodo della preadolescenza di mio nipote in cui ha chiamato mio fratello: babbo. qui si usa poco, mica non lo sai. mio nipote che ha appena iniziato [splendidamente] medicina, e che son certo diventerà un gran bravo chirurgo [ndo: il padre di costei era un chirurgo, viceprimario a firenze], come ha già in testa da tempo [diventare chirurgo intendo, che sarà bravo lo so io]. è un predestinato, sembra che tutto gli riesca con una facilità disarmante, senza che per questo se la meni. ha talento, certo. ma sono altrettanto certo che è anche per come mio fratello gli è padre.

già. che la figura paterna è riferimento diverso per le bimbe, piuttosto che per i bimbi.

non hai idea di quello che si sta smuovendo da un po' di giorni. e i sogni che ne stanno uscendo. e pensare che in radio ero venuto incuriosito da quei due fulminati punk-acustici. avevi catturato la mia attezione distratta giusto perché tenevi il tempo sulle loro canzoni. poi hai spiegato del tuo monologo. e mi son detto: ohibò, e questa chi è? virandoti una nuova attenzione, e mica per la chioma leonina.

mi son quasi stupito di averti agganciato dopo la presentazione. e di come abbia deciso di venire al parenti [ndo: nel senso del teatro], così, senza pianificarlo, quasi improvvisando.

quindi mi son sgorgate una fottia di considerazioni. ma eviterei di sommergerti. però un paio di suggestioni sì. anzi tre, via.

ho un ricordo di bambino pure io, che non riesco a cacciare dalla memoria. di quanto subito mi vergognai. e provai un dispiacere lancinante per come doveva essersi sentito lui. l'ho ancora davanti, pietrificato, dopo aver letto quello che avevo scritto anche su di lui. non ebbe nemmeno la forza di cazziarmi, come mi sarei aspettato. fa ancora un po' male ricordarlo oggi [anche se quel bimbo, allora, stava sfogando alcune frustrazioni]

quando la malattia si acclarò - un ittero improvviso. fegato. roba partita dal pancreas si seppe poi - chiedemmo un secondo consulto "informale". gli dava un anno, un anno e mezzo. molto meglio delle poche settimane del primo responso. ero in auto, tornavo da una specie di docenza. e pensai a come e quante cose avremmo potuto fare in quell'anno e mezzo. giurai a me medesimo che non ne avrei sprecato un minuto. se n'è andato esattamente un mese dopo quel primo ricovero, dopo esser diventato giallo dalla sera alla mattina.

tornando a casa dal tuo spettacolo ho forse capito perché proprio adesso si stiano muovendo cose. che ormai il lutto di mia madre è già un po' che lo tengo sotto controllo emotivo. no. il punto è che alcune cose si stanno smuovendo ora, perché comincio ad essere serenamente e consapevolmente orgoglioso di me medesimo. che il lavoro sull'autostima understatement è roba complessa, ma che sta riuscendo. oroglioso come - comunque - lui di me lo è sempre stato, a prescindere, al netto di non aver questa grandissima capacità di manifestarlo ed acclararlo. però c'era. lo sapevo ma non lo sentivo. e poiché, quell'orgoglio, non lo riconoscevo a me era come se non gli riconoscessi potesse farlo lui. mentre lui di quell'autorizzazione, ovvio, se n'è sempre battuto, com'è giusto che fosse. tutta roba sotto il livello del conscio, ovvio. adesso è come se ci capissimo anche su questo. una specie di sintonia emotivo-affettiva ex-post. e si sta decisamente meglio. e molto fluisce.

io al destino ci credo poco. molta più epistemiologia dal caso. però mi piace il caso di essere stato in radio, per la prima volta per quella cosa del suggeritore, proprio quel lunedì.

ora.

quasi mi stupisco, così come mi stupivo avrei voluto buttartela lì dopo lo spettacolo.

però, se capita, se ti va, mi piacerebbe far altre due chiacchiere con te. si. insomma. una birra o quel che capita o cose così. non so come funzionino queste situazioni qui. solitamente non invito autrici e attrici teatrali. peraltro era da parecchio non venissi a teatro.

però c'è tutto il discorso dell'elemento artistico e creativo, la drammaturgia, la necessità e capacità [e coraggio] di fare arte, per tirar fuori parte del mondo che hai dentro. roba che mi titilla molto. tutto un complesso di cose. se non un confuso desiderio di fondo, da anni et anni. che si declina in maniera mimetica giochicchiando [ndo: declina in maniera mimetica è anche questo blogghettino]. che io farei tutt'altro nella vita [invero con poca soddisfazione interiore e realizzazione, ma va bene uguale. anche solo per rispetto verso chi non è privilegiato, lavorativamente, come lo sono io].

comunque è stata una bella suggestione. e comunque viva il teatro.

quellodiradiopopolare

 

dubito risponderà. ed è ancora meno probabile si farà offrire una birra. però, davvero, mi importa fino a un certo punto, un punto che è piccolopiccolo. perché son già coinvolto da tutto questo gran fluire di cose dentro, come non accadeva da un po'. e sogni come un fiume di montagna impetuoso.

[peraltro c'erano altre tre suggestioni, sgorgate pure loro dopo quello spettacolo. legate al mestiere che faceva patreme. gliele ho risparmiate. magari prima o poi le riverserò qui dentro.]

[comunque sì. brava l'era brava. ben più di quanto, alla fin fine, non sia riuscito non ammettermi di quanto fosse anche bella]




[e comunque non è un caso, questo post, oggi]

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