Saturday, April 19, 2025

pèsach

niente. la pasqua non passa. tecnicamente vivo un personalissimo pèsach. non dalla schiavitù in egitto alla terra promessa, declinazione veterotestamentaria. non dalla schiavitù del peccato a quella della redenzione per mezzo del sacrificio dell'agnello, declinazione neotestamentaria. tutta roba che ha un senso, neh? per quanto con un sacco di effetti, pragmatici, che impatta milioni, miliardi di persone. no. è roba molto più intima, privata. la pasqua però non passa, nemmeno dopo l'apostasia personale di fine millennio scorso.

anzi.

il problema era proprio la pasqua.

un paio di paragoni, un po' improvvidi, forse. o forse no. forse accostarli. forse. c'è di mezzo il sangue.

le donne, quando sono in cinta, i primi due-tre mesi possono avere piccole perdite mensili. il ricordo del corpo del ciclo mestruale.

sembra che le stimmate di padre pio da pietralcina, durante il venerdì prima di pasqua, sanguinassero in modo copioso.

sangue. quello che rendeva impure le donne. quello che era segno importante della santità del frate. poco importa sia ben lontano da pensarla così. la religio, qua e là, manda fuori di giri il buonsenso razionalista. oltre che avere una discreta fascinazione per il pulp.

anche per questo feci apostasia, al netto del pulp. il personalissimo pèsach.

però la pasqua non passava. come un grondare qualcosa proprio in quei giorni.

dalla sensazione di spaesamento di quando si scioglievano le campane a festa, al termine della veglia madre di tutte le veglie, cui non partecipavo più. quell'annuncio a distesa lo ascoltavo attutito nel soppalchino. solitudini passate a scriverci sopra, condividendo all'inizio con la sola queen, colei che mi disse: apriti un blog, e scrivici. 

la pasqua non passa non ostante le serene convinzioni costruite passo a passo. non ostante mi senta lontanissimo dalle sovrastrutture e le ritualità automatizzate. "il rifiuto delle vuote ripetizioni. la religione come gerarchia"*. aver fatto pace e liberato da "Da inferni e paradisi, da una vita futura/Da utopie per lenire questa morte sicura"**. dal fatto sia necessario un dio trascendente per dare un senso a questo immanente disperante. così, tra l'altro capire, che non sono di sinistra perché ero cattolico, convinto, praticante, illuminato dalla dottrina sociale della chiesa. bensì sono stato cattolico, illuminato dalla dottrina sociale della chiesa, perché sono [ontologicamente] di sinistra.

non di sinistra perché cattolico. ma [stato] cattolico perché di sinistra. ecco il chiasmo che mi ha chiarito cose.

però la pasqua non passa.

non so se l'eco solo dell'educazione sentimentale della pre e adolescenza. quando tutto sembrava possibile. anche l'idea di salvare il mondo. non basta l'azione convinta del giovane convinto, che sceglieva la pasqua, lasciava ai più il natale soffocato dal consumismo. anzi. penso non sia solo questo. c'è qualcosa di più profondo. lo percepisco senza saperlo. i riverberi vengono da più lontano. forse solo alla cultura secolare, che ci è attaccata? o bisogna andare ancora più indietro? ad un qualcosa di ancestrale, di archetipo? ad un cassa armonica che abbiamo dentro dove risuona il nostro essere spirituali? il soffio, il respiro, il πνεῦμα (pneuma) che da fiato alla scintilla divina? posto sia necessario mettercelo l'aggettivo divino?

la pasqua non passa. e va benissimo così. ha tutto un suo senso. specie nei momenti di quiete come questo. le campane ormai si sono sciolte a distesa. è resurrezione per i cattolici. è comunque pèsach per me. oltre il sabato dell'indifferenza, quello tra il venerdì della passione ed la domenica della resurrezione. qualsiasi cosa laicamente significhino.

le domande lasciamole lì. a posto così. ci sarà da qualche parte un oltre, forse. può lenire la certezza disperante. ci può convivere assieme, mi sembra un contributo interessante. un oltre che mica deve per forza essere trascendente. magari, questo sì, trascenderci: nel senso di non confinato in ciascheduno. ognuno neuroncino di una intelligenza, collettiva. o qualcosa che le assomiglia. o le va oltre.

buona [la] pasqua che non passa. 

[ora ho una gran voglia di fare l'amore.]

 

* un paio di suggestioni, tra le meno significative, di un'interessantissima uotsappata con la mia amica letizia, aka mirtillogirl. difatti, nella rubrica, lei è mirtillo. rara intelligenza, la laeta, quanto importanti i suoi pungoli.

** un paio di versi di "libera nos domine". che quando ero un convinto praticante solo bianco nero mi mandò in crisi. e smisi di ascoltare il guccio per qualche tempo. che simpaticissimo pirla ero.

Friday, April 18, 2025

agnelli

agnelli, nel senso di sacrificali. che poi basta spostare un accento. piano: sacrificàli. oppure bisdrucciolo: sacrìficali. o forse no. è lo stesso. agnelli sacrificàli come l'agnello che si dona ai suoi aguzzini. però vale anche l'altro. agnelli, sacrìficali. un'esortazione. che tanto ci pensa lo scorrere delle notizie, sempre non le si ignori. sempre trovino ospitalità nell'elenco di quelle che ci danno.

sacrificàli, che fa molto venerdì santo. sacrìficali che fa molto gente spazzata via. le zone son ben più o meno quelle. sante, per alcuni. che di santo non hanno un beato cazzo. per molti altri. figurarsi per chi quella terra è tutta una distesa buche, macerie, distruzione, devastazione. e dolore. e fame e sete. chissà se e come l'ha voluto il dio che tirano in mezzo. dei dii che si sentiranno strattonati. posto che un dio possa sentirsi così. anche in quel caso, il dio o i dii, tutto piuttosto collegato. solo questioni di tempi e di interpretazioni. e di libri che si vogliono sacri. declinazioni diverse. una discreta fascinazione per il sacrificio. l'agnello funziona bene. così inerme, così placido, così plasticamente adatto al sacrificio. non c'è bisogno nemmeno di accanirsi. si toglierebbe centralità al sacrificio.

decine di migliaia di sacrificàti. cinquanta, sessanta, forse il doppio. tutto con la placida indifferenza dei quasi tutti. non è nemmeno perché siamo solo cinici, e guardiamo dall'altra parte. tipo quando si sacrifica l'agnello. tipo come se i mattatoi fossero fatti di vetrate, quanti vegetariani in più. 

agnelli sacrificàli, che coinvolgono come si ascoltano i riti pasquali del venerdì. quello dove l'agnello si consegna ai suoi aguzzini. grande dolore e tormento per il figlio dell'uomo. la leggono, ci passa oltre. oppure l'agnello del sacrificio la notte di pèsach. con il cui sangue segnare l'architrave, così l'angelo della morte non entrerà in quella casa. una delle letture presente nella madre di tutte le veglie, domani sera.

stesso coinvolgimento.

mentre a migliaia vengono spazzati via. ormai talmente tanti che ci si è corazzati, emotivamente. per non farci coinvolgere. e quindi sacrìficali. come se ormai non fosse altro cosa che capita. come la lettura della passione, ad ogni triduo pasquale.

in quel fazzoletto martoriato è venerdì di passione ogni attimo. chissà quale dio approverebbe tutto questo. posto esista un dio, al netto possa essere così stronzo.

per alcuni riservisti dell'esercito e dell'aviazione della stella di davide ormai è troppo. si stanno rifiutando. obiettano. non vogliono più essere loro il braccio del sacrificio. ricorda il soldato del girotondo del faber. "ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà". 

salverà, rifiuterà. tutto al tempo futuro. mica adesso. già.

e chissà quanto servirà. per esserci abbastanza soldati che non vogliono più il sacrificio. per averne abbastanza di agnelli sacrificàli, per obbligarci ad obbligarli a dire basta. 

quanto tempo occorrerà? 

finiranno prima i soldati che vorranno adoperarlo, il sacrificio?

finirà prima la corazza della nostra indifferenza, al sacrificio? 

oppure finiranno prima gli agnelli, per il sacrificio? 

e sarà questo il senso de: tutto è compiuto? [peraltro così lontano da quello del venerdì santo. ma d'altro canto qui non c'è resurrezione. non vale la terza trova di dio è morto.]

Sunday, April 6, 2025

inadeguatezze

cazzo.

che rientro.

due mesi abbondanti fuori di qui.

relativa speranza et fiducia.

va là, che forse vengono pure certe cose anche a me.

i tempi che si allineano.

le coincidenze che convergono.

le presenze che si fanno catalizzatori.

le creature che infondono coraggio - gimmmmiiifaaivvv, blonde cupid.

e poi cose mai fatte prima.

coricamenti non più soli.

e poi questa leggerezza e cose un po' dopaminiche che scorrono.

financo tratti di felicità [cazzo, fatemeli godere questi mesi. che poi può essere passi l'effetto dopaminico].

anni, probabilmente, che non mi sentivo così.

bellissimo.

poi.

zac.

i nessi temporali che si scambiano per causali.

e tutto sembra roteare, trottola impazzita, proprio dove non ci si aspettava.

occccazzzzo.

cazzo.

cazzo.

cazzo.

no.

quindi, prorompente come un lanciatore vega che spinge da sotto il culo, eccolo.

il senso di inadeguatezza.

non sono fatto per stare in una relazione, compiuta, propriamente detta.

non è roba per me.

a gazzigLioni di persone riesce. bene. male. ottimamente. arrancando faticosamente.

ma riesce.

a me no.

che si fottano i coach che dicono: occcccchio, che se usano questa scusa, fuggite.

[andatene affffffanculo coach della mia minchia.]

no. no. inadeguatezza.

faccio casini. che divori energie per provare a fare esattamente l'opposto pare non contare. granché.

non è self sabotage.

devo averci una qualche vita senza fine montata al contrario, nel kernel.

inadeguatezza.

provoco turbamento, incazzo, voci a tratti strozzate. vorrei esattamente il contrario.

sto di merda.

nemmeno più voglia di scopare.

cazzo.

che rientro [blogghico].

le ingiustizie epocali del mondo, cazzo le scrivo a fare? ci sono gazziGlioni di genti che lo fanno meglio di me.

le facetosità del vivere, mica mi viene di scriverle. me le faceto.

cazzo.

che rientro [nella realtà solita et immutabile singol].

che uichend del cazzo.

non mi voglio infilare nella vita di nessuna.

figurarsi.

che poi, se lo faccio, va tutto a troie*.

inadeguatezza. 


[*con immenso rispetto per le ragazze che sono costrette a mercimoniare il proprio corpo. meritano più considerazioni loro. c'entra niente i libri].