niente. la pasqua non passa. tecnicamente vivo un personalissimo pèsach. non dalla schiavitù in egitto alla terra promessa, declinazione veterotestamentaria. non dalla schiavitù del peccato a quella della redenzione per mezzo del sacrificio dell'agnello, declinazione neotestamentaria. tutta roba che ha un senso, neh? per quanto con un sacco di effetti, pragmatici, che impatta milioni, miliardi di persone. no. è roba molto più intima, privata. la pasqua però non passa, nemmeno dopo l'apostasia personale di fine millennio scorso.
anzi.
il problema era proprio la pasqua.
un paio di paragoni, un po' improvvidi, forse. o forse no. forse accostarli. forse. c'è di mezzo il sangue.
le donne, quando sono in cinta, i primi due-tre mesi possono avere piccole perdite mensili. il ricordo del corpo del ciclo mestruale.
sembra che le stimmate di padre pio da pietralcina, durante il venerdì prima di pasqua, sanguinassero in modo copioso.
sangue. quello che rendeva impure le donne. quello che era segno importante della santità del frate. poco importa sia ben lontano da pensarla così. la religio, qua e là, manda fuori di giri il buonsenso razionalista. oltre che avere una discreta fascinazione per il pulp.
anche per questo feci apostasia, al netto del pulp. il personalissimo pèsach.
però la pasqua non passava. come un grondare qualcosa proprio in quei giorni.
dalla sensazione di spaesamento di quando si scioglievano le campane a festa, al termine della veglia madre di tutte le veglie, cui non partecipavo più. quell'annuncio a distesa lo ascoltavo attutito nel soppalchino. solitudini passate a scriverci sopra, condividendo all'inizio con la sola queen, colei che mi disse: apriti un blog, e scrivici.
la pasqua non passa non ostante le serene convinzioni costruite passo a passo. non ostante mi senta lontanissimo dalle sovrastrutture e le ritualità automatizzate. "il rifiuto delle vuote ripetizioni. la religione come gerarchia"*. aver fatto pace e liberato da "Da inferni e paradisi, da una vita futura/Da utopie per lenire questa morte sicura"**. dal fatto sia necessario un dio trascendente per dare un senso a questo immanente disperante. così, tra l'altro capire, che non sono di sinistra perché ero cattolico, convinto, praticante, illuminato dalla dottrina sociale della chiesa. bensì sono stato cattolico, illuminato dalla dottrina sociale della chiesa, perché sono [ontologicamente] di sinistra.
non di sinistra perché cattolico. ma [stato] cattolico perché di sinistra. ecco il chiasmo che mi ha chiarito cose.
però la pasqua non passa.
non so se l'eco solo dell'educazione sentimentale della pre e adolescenza. quando tutto sembrava possibile. anche l'idea di salvare il mondo. non basta l'azione convinta del giovane convinto, che sceglieva la pasqua, lasciava ai più il natale soffocato dal consumismo. anzi. penso non sia solo questo. c'è qualcosa di più profondo. lo percepisco senza saperlo. i riverberi vengono da più lontano. forse solo alla cultura secolare, che ci è attaccata? o bisogna andare ancora più indietro? ad un qualcosa di ancestrale, di archetipo? ad un cassa armonica che abbiamo dentro dove risuona il nostro essere spirituali? il soffio, il respiro, il πνεῦμα (pneuma) che da fiato alla scintilla divina? posto sia necessario mettercelo l'aggettivo divino?
la pasqua non passa. e va benissimo così. ha tutto un suo senso. specie nei momenti di quiete come questo. le campane ormai si sono sciolte a distesa. è resurrezione per i cattolici. è comunque pèsach per me. oltre il sabato dell'indifferenza, quello tra il venerdì della passione ed la domenica della resurrezione. qualsiasi cosa laicamente significhino.
le domande lasciamole lì. a posto così. ci sarà da qualche parte un oltre, forse. può lenire la certezza disperante. ci può convivere assieme, mi sembra un contributo interessante. un oltre che mica deve per forza essere trascendente. magari, questo sì, trascenderci: nel senso di non confinato in ciascheduno. ognuno neuroncino di una intelligenza, collettiva. o qualcosa che le assomiglia. o le va oltre.
buona [la] pasqua che non passa.
[ora ho una gran voglia di fare l'amore.]
* un paio di suggestioni, tra le meno significative, di un'interessantissima uotsappata con la mia amica letizia, aka mirtillogirl. difatti, nella rubrica, lei è mirtillo. rara intelligenza, la laeta, quanto importanti i suoi pungoli.
** un paio di versi di "libera nos domine". che quando ero un convinto praticante solo bianco nero mi mandò in crisi. e smisi di ascoltare il guccio per qualche tempo. che simpaticissimo pirla ero.
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