da domani, l'amico luca, vivrà il suo nuovo paradigma. l'amico luca si è licenziato, oggi il suo ultimo giorno di lavoro. nel senso che è l'ultimo nell'accezione più ampia. nessun complemento di specificazione di quello che verrà dopo: dimissioni per nuova assunzione. né, savààààsandiiir, la pensione. no. non ci sarà un nuovo lavoro ad attenderlo. almeno non immediatamente. almeno non necessariamente. se non è un cambio di paradigma questo.
ed in fondo un po' lo invidio, l'amico luca. piacevole invidia da quando me lo disse, del cambio di paradigma (*).
e non per la sensazione del primo acchito: smetto di lavorare. perché credo non sia una scelta così banale. poi sì, certo. se lo può permettere. il contesto che lo circonda, l'agiatezza che ha deciso va bene quella, la possibilità di scegliere e dire: adesso basta, voglio poter tagliare l'erba di casa la domenica, ed il giorno dopo rimanere a godermelo, il prato, il taglio. se lo può permettere ma non è scelta semplice, o così scontata. in un modo o nell'altro un tocco di orror vacui penso gli si spalancherà sotto.
però ha scelto di riprendersi quello che, sempre e comunque, il lavoro ci conculca: il nostro tempo. che vabbhé chs iamo privilegiati, ché a noi è richiesto il mercimonio della nostra intelligenza. puttane intellettive. e come le donne che mercimoniano il loro corpo ma non la loro anima, noi la nostra intelligenza vendiamo. ma non ce la portano mica via, quella ci rimane. però il tempo no, quello è conculcato. e non torna mica indietro. né qualcuno ce lo restituirà.
l'amico luca si è ripreso il suo tempo. e farlo con la consapevolezza di averlo deciso, è come se avesse stabilito un patto. un nuovo contratto con una delle cose più preziose abbiamo. da goderselo al meglio e nelle migliori condizioni possibili. meno coglioncelli spregiudicati dei giovanotti, ancora ben in bolla. una combinazione mica da poco. consapevolezza nella salute.
però sceglierlo è un privilegio e una responsabilità verso sé medesimi.
io ce l'ho avuto del gran tempo a disposizione. tratti della mia vita dove ne avevo a iosa. peccato fosse un'abbondanza non ricercata, ma subìta. e in contesti di precarietà, autosima presa a martellate, costrizioni, fallimenti, lutti [poi vabbhé, avrei potuto vivermela meno peggio, occhei. ma poi dove lo trovavo tutta la messe per i post giaculatori? eppoi, che avrei bisogno, altrimenti, di una brava?]. quindi mica lo rimpiango, quell'abbondanza di tempo. anzi.
ma a sceglierlo sì. cazzo se mi piacerebbe. riprendermelo.
l'amico luca un po' lo invidio. ma lui 'sta cosa se l'è ampiamente meritata. e non solo perché mentre io giocavo a palla contro il muro nel campetto dell'oratorio, lui già disputava campionati importanti. capace e più sul pezzo, centrato, ingranato con molta determinazione e convinzione. mica farfallone idealista. tipo io sbattevo i piedi che volevo farlo, il telecomunicazionista, per poi scoprire quando me l'hanno fatto fare, che non me ne fregava granché. peggio: avevo sbagliato facoltà. e quindi altri cambi, altri tentativi altri campetti polverosi di periferia. mentre l'amico luca cambiava casacca, pronto a far da titolare in cempions.
poi non ci è andato. per scelta. per carattere. per spigolosità. non che gli mancasse lo standing per farlo. anzi. sa essere cinico quel che serve. è che per quelli capaci è molto raro siano disposti alla piaggeria per carrierismo. l'amico luca è più da vaffanculo, se la cosa non gira com'è efficiente dovrebbe girare.
l'ho ascoltato per anni, raccontare gli aneddoti lavorativi. pensavo che avrei voluto avere la sua assertiva spigliatezza. il suo porsi sì, sì, no, no. per tutto un insieme di cose mi son scoperto di farlo nemmeno una diecina di anni fa. da quando sono là dentro. per accorgermi, tra l'altro, di esserne ben capace pur io. a volte pure pensando: non avrò esagerato in un tenere il punto di modo così assertivo? [che poi è lo zic appena prima di sfanculare qualuno più in alto di te. che poi là dentro, lo sono tutti. più in altro di me. formalmente].
e da quando sto là dentro, come folgorazione immediata ed inevitabile, vorrei riprendermelo il tempo. come se lo è riconquistato l'amico luca. che siamo diversi in un sacco di cose. simili in altre. sicuramente con la stessa, strutturata ed irrinunciabile etica del lavoro. per questo rimase così colpito dal tino, de "la chiave a stella". per questo me lo consigliò così caldamente. per questo l'ho così amato anche io.
lui probabilmente ha amato il suo lavoro, ben più di come ami il mio. però lo si è fatto bene ugualmente. lui, per il momento, al passato. io ancora non so per quanto.
vorrei arrivarci anche io. per utilizzarlo in maniera - probabilmente - anche in modo diverso. come diversi siamo lui ed io. perché so che lo userà al meglio. e tutto tranne che per sprecarlo col cazzeggio più banale. non è affatto da amico luca.
quindi, intanto, che se lo apprezzi, momento dopo momento, il suo nuovo paradigma. e lo coccoli, il suo nuovo tempo riconquistato: troverà il modo, son certo, per scoprire nuovo ed altro senso, e le possibilità di nuovi modi di essere sé stesso e di divenire. un po' lo invidio, che è ben diverso dall'essere invidioso. sono lieto quando son liete le persone cui voglio bene. per questo sono davvero contento per lui.
buon tempo e buon nuovo paradigma. saprai far fruttare cose sicuramente interessanti.
(*) [poi vabbhé, ho stampato nella memoria dove, come, quando me lo comunicò, il suo sorriso ed il suo sguardo. peccato aver condiviso quel momento così importante, ancorché simbolico, con la presenza del grande abbaglio e del grande sbaglio. però le cose vengono. e se serve passano. e va bene ugualmente così.]
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