Saturday, October 25, 2025

capito

io so di essere nella parte destra della codina. so di essere fuori dall'ordinario. so di valere. so che ho tutto quel mi serve per riuscire, fare, realizzare.

è che non l'ho [ancora] capito.

le cose quasi esclusivamente mi capítano. non ne sono quasi per nulla il capitáno.

[e caso mai l'avessi capito, forse l'ho dimenticato]

Friday, October 17, 2025

ronzinante

in questi giorni la radio è in campagna abbonamenti [abbonatevi]. che significa, tra l'altro, che il palinsesto è rivoluzionato, manco l'ottobre rosso del 1917. e le trasmissioni sono una shakerata di coppie improbabili di conduttrici e conduttori. provano a convincere scrocconi che ascoltano senza essere abbonati, appunto, ad abbonarsi [è il caso che vi abboniate]. i microfoni sono aperti. e partecipano tutti. anche i già abbonati, ovvio. ed è bello ascoltare quelli nuovi che l'annunciano: l'ho fatto. è tutto molto conviviale, da comunità di ascoltatrici e ascoltatori, molto radiopopolare. è un interessantissimo caos creativo, tra il cazzaro ed il serissimo. spesso il tema della conduzione nasce per caso. un continuo ping-pong con chi ascolta. [e comunque l'abbonamento è cosa buona et giusta].

stamani ero in ufficio. alle 09:00 va in onda il bacchetta in coppia con non ho capito bene chi - nuovo, mai sentito prima. l'abbonaggio col bacchetta è interessante tanto quanto il suo tutto scorre. in abbonaggio diventa un po' perculante, un po' auto-ironico, un po' dal ragionamento finissimo. bel mics. [come si fa a non abbonarsi quando c'è questo bacchetta, così]. mentre lavoro provo ad ascoltare tratti di conduzione, poi mi chiamano per quello, mi chiedono quest'altro, mi contattano per dei bei pezzi e rognette. insomma. seguo poco la conduzione. capisco solo che stanno cercando il nome per la nuova bicicletta scattante dell'altro conduttore. nel mentre arrivano anche nuovi abbonamenti [abbonatevi].

ad un certo punto, tra messaggi, chiamate, mail spunta ronzinante. per il nome della bicicletta intendo. 

ronzinante.

ronzinante, non mi è nuova. deve averla usata qualcuno, da qualche parte. non mi sovviene chi e dove. così ci pensa il bacchetta a chiarire il dubbio. prima fa partire un brano, che sembra siano due. poi chiude un po' di applicativi sul computer della conduzione [così si autodenunciò]. poi, dopo qualche attimo, fa partire il brano.

lo riconosco subito. ecco dov'era ronzinante. nel don chisciotte. la mia ignoranza è sconfinata. e lo ricordavo dalla canzone del guccio. brano dell'ultima parte del suo repertorio. che ho amato quasi sperticandomi, quella canzone intendo. che cantavo a squarciagola ormai lustri fa. sognando addirittura di farlo in duetto con qualcuno, su di un palco. cose così. canzone pazzesca. canzone bellissima. canzone di uno che quel romanzo deve averlo introiettato, come le preghiere quando vai all'asilo dalle suore. canzone con dei versi che son ricami elegantissimi. canzone con una trama musicale ed un crescendo dell'arrangiamento, della tonalità, che è un vortice, come il pathos ascendente del testo.

canzone che avevo rimosso. il pathos del senso di quell'epica annebbiato, scolorito. e non è solo la mancanza degli inibitori dei ricaptatori serotoninergici. è proprio il senso che mi manca. figurarsi uno scopo. roba così.

e quindi ho interrotto quel che stavo facendo, per godermi il momento. la canzone a sciorinare i suoi versi, le sue note. ogni tanto rientravano a parlarci sopra - è pur sempre una conduzione di abbonaggio [perché bisogna abbonarsi]. nuove proposte per il nome della bici che al fin si chiamerà bella cià. intanto si capiva che il bacchetta voleva proprio ascoltarsela quella canzone. come volevo farlo io. e quindi via, abbassa i microfoni di conduzione, il la al crescendo del brano.

ascoltavo ad occhi chiusi. ascoltavo. e di colpo mi è tornato in mente perché adoravo quella canzone. quell'insopprimibile voglia, necessità, tensione di averci sul culo l'ingiustizia. pensando a quanto sia - se possibile - ancora più attuale oggi, rispetto a venticinque anni fa. ora che sembra valga tutto e non sembra vedersi un tappo, in fondo al pozzo delle cose che possono andar peggio. ora che ancora più evidente che "il potere è l'immondizia della storia degli umani", e chissà cos'altro potrebbe ancora inquinare, intossicare, avvelenare.

ascoltando, pelle d'oca, quasi un mezzo magone, è come se si fosse acceso un lumicino. un senso, se non uno scopo, come quello di non arrendersi e "farsi umili ed accettare che sia questa la realtà". avercelo dentro, come elemento fondante, sputare il cuore in faccia all'ingiustizia, le storture del mondo. mica non lo so che continuerò a vederle, leggerle, ascoltare di tutto questo. mica non lo so che non evitare di leggerle, ascoltarle, non ignorarle contribuisce ad aver bisogno degli inibitori dei ricaptatori. mica non lo so che passerò oltre, come un potenziale sancho panza de noartri. ma il punto è che posso esser portatore di quell'istanza. insieme a tutta una fottia di consimili, che 'sta cosa ce l'hanno dentro da secoli. e che continuerà per altri secoli ben dopo di noi, della radio, del bacchetta e dei don chisciotte contemporanei. un anelito insopprimibile. dentro in quel flusso in cui transita un pezzo di umanità. ci si può sentire parte di qualcosa che, appunto, ha uno scopo che ci trascende. nell'immanenza delle cattiverie umane. quelle piccole noiose e fastidiose. quelle che generano gli abomini.

sono stati attimi radiofonici musicali in cui è come se ci fosse stato un click. come a fermarsi nel mentre si scava la buchetta, alzar il muso ad annusare lo sguardo di quel che c'è fuori. roba così, di colpo. attorno alle 10:20 di questo venerdì. sarà stata pure la minima densità plasmatica degli inibitori. sarà stata la musica ed i versi del guccio. sarà  stato che il bacchetta proprio si capiva che voleva far[se]la ascoltare fino in fondo quella canzone.

però, quell'attimo, è stato davvero bello. rincuorante.

il finale da sceneggiatura sarebbe stato: io che mando un messaggio [mai chiamato in diretta], raccontando dell'emozione della canzone e, ringraziando il bacchetta, annuncio di un abbonamento sospeso o dell'ennesimo ritocco al mio di abbonamento. ma ero troppo assorto e stordito da quel piccolo riverbero. osservavo il monitor del piccì quasi in trance. ma meno di-sperante. ero lì ma in quel momento ero altrove. e poi il bacchetta ha salutato tutte e tutti. conduzione terminata. sotto altri due.la campagna abbonamenti continua.

[ed in ogni caso, abbonatevi. per una informazione [di altissima qualità] libera da padroni e condizionamenti editoriali].

[e comunque mica detto che l'abbonamento sospeso non lo faccia ugualmente...] 

Saturday, October 4, 2025

sumud

naturalmente questo è un post in ritardo.

nel senso che ce l'ho in testa da giorni. da quando la vincibilissima flottila era tra le notizie per i soli cultori della materia. roba nelle pagine interne dei quotidiani.

avevo in testa del perché, proprio poiché vincibilissima la flottilla, sarebbe comunque stata imbattibile. perché avrebbe funzionato. giuringiurello che immaginavo, pensavo, sapevo quello che sarebbe accaduto. con tutti i risvolti per cui molte coscienze si sono accorte [stavo scrivendo svegliate. troppo tronfio come verbo. le coscienze ci sono. bisogna solo aver la voglia di sintonizzarle]. 

avevo anche ipotizzato possibili altre conclusioni. che la tracotanza di quel governo criminale avrebbe usato altri metodi, altra violenza. convinti, nella loro visione delinquenziale e delirante, che avrebbero potuto farlo, e nulla sarebbe accaduto. non è andata così, fortunatamente. e non credo perché siano più avveduti di quello che la mia percezione [frustrata] possa pensare. non credo si sarebbero posti problemi ad usare forza bruta e letale. forse è che, semplicemente, hanno fatto capire loro sarebbe stato davvero troppo. forse, chissà, anche consigliati per le vie diplomatiche.

e invece è andato in altro modo. e la assoluta vincibilità della flottilla l'ha resa imbattibile.

perché è davvero molto più chiaro, acclarato: assaltare barche ben fuori le acque territoriali non è difesa. è pirateria. che voler forzare un blocco navale illegittimo non è atto irresponsabile [fraella dixit], è dimostrare l'illegittimità del blocco.

è far vedere, plasticamente, l'arroganza di chi se ne fotte del diritto internazionale. è metter un bel cuneo nel ragionamento un po' automatico di quel che accade ogni giorno. quello non si può fare. toh, l'avevamo dato per scontato. con l'arroganza dello status quo. non è normale quella roba lì. è invece il modo in cui opera un governo criminale. se ce ne fosse bisogno diventa molto più immediato, consequenziale, accorgersi ancora del crimine epocale stanno portando avanti nella striscia.

guarda cosa possono fare una quarantina di barchette, e l'utopia di portare aiuti umanitari. ribaltando quello che non hanno saputo, potuto, voluto fare i governi. 

per forza tutto ciò sta mandando in eccezione software tutta la cozzaglia governativa nostra, con i tromboni della propaganda conseguente. è roba talmente auto-evidente, che puoi contrastarla con variegata disonestà intellettiva. pronti via la si percula e la dileggia. oppure cerchi il pelo nell'uovo, tanto capzioso quanto ridicolo. ne fai una questione pratico-ragioneristica. tutto pur distrarre dal valore simbolico, alto. che magari questi proprio davvero non colgono, talmente piccoli sono. alla bisogna ci son le insinuazioni su chi ci stia dietro. è la batteria della disinformatia. bisogna distrarre l'attenzione.

la flottilla non pretendeva di risolvere il problema degli aiuti che non ci sono, ovviare alla carestia come arma di guerra [dice: servono centinaia di tonnellate al giorno, avete impiegato giorni per portarne poche decine. se vi interessava portare gli aiuti, potevate lasciarli a cipro li avrebbero consegnati]. ma ha reso lucido e lampante, se ce ne fosse bisogno, quanto è immondo l'affamare un popolo.

sono persone, cittadini, che hanno deciso di starsene un po' meno col culo al caldo e al sicuro. a fronte dei governi e la loro inazione: partendo dal non ci si riesce, fino alla complicità di coloro che non vogliono far nulla. ovvio che, quanto meno, attira l'attenzione. e se c'è l'attenzione diventa sempre meno semplice continuare a pensare: è normale sia così, quello che succede laggiù. e diventa sempre più semplice arrivare alla conclusione che un governo sta compiendo un genocidio. e di quel governo non si vuole essere complici, figurarsi amici.

ed anche la flottilla, vincibilisima, ha dato il suo contributo a far accorgere le coscienze. mica serve essere attivisti, basta essere portatori di umanità. coscienze che lo sanno: no che non è normale. sì che laggiù l'umanità è umiliata. e no che non puoi permetterti di continuare farlo. e sì che sei dalla parte sbagliata della storia.

e sumud, la flottiglia l'ha fatto con la non violenza. che è l'avanguardia rivoluzionaria. non ostante o forse proprio perché assolutamente vincibile. che non potrà fermare il genocidio, non almeno in modo diretto. ma sarà sempre meglio essere vincibili, piuttosto che indifferenti. che poi è così che si comincia a diventare complici.