Sunday, January 5, 2020

mica è solo una storia di tagliare degli alberi /2

scrivevo, quindi, della storia di quel ragazzo del fridayforfuture[milano] con la sua invettiva severaMaGiustaPerQuantoDaRipensareDalPuntoDiVistaDellaComunicazione. e quindi dell'amica viburna.
immagino siano due persone piuttosto distanti. anche nel senso che, non mi meraviglierebbe, se l'amica viburna - tecnicamente - se lo trovasse di fronte ad un orale: discente lui, docente lei. e in questo rapporto interlocutorio gli facesse moderatamente il culo, anche per quel tono cantilenante ed un po' sincopato. e magari gli direbbe pure di ritornare alla sessione successiva.
però mi è venuto di metterli assieme, in quel brodo di pensieri mentre stavano tirando giù quegli alberi.
già.
perché quel giovane, e quel suo cantilenare scandalizzato, è come se mi fossero sembrati come i primi passi di un bimbo. che all'inizio quell'incedere è - tecnicamente - pezzottato. certo, fa molta tenerezza - le meraviglie dell'ossitocina - perché è un paffutellissimo bimbo che è da mangiare di baci per come si avvia a compiere quei primi gesti incerti, traballanti, incerti. ma dal punto di vista della catena sinapsi-sistema nervoso-sistema muscolare - che non si fa rincoglionire dall'ossitocina - sono passaggi abborracciati, sgrossati giù col falcetto con filo di lama che è un ricordo. grande impegno, ma il camminare spedito e sicuro rivediamoci più avanti.
quell'istanza in quei pensieri, ossia non è mica solo una storia di tagliare alberi, è come l'idea che diventerà adulta, sicura, convinta, stutturata come un adulto sano e sereno sa essere.
e perché anche l'amica viburna?
è semplice.
ma prima con una doverosa parentesi di spiega introduttiva.
con l'amica viburna ho condiviso anni di interlocuzioni serrate, piene, coinvolgenti, arricchenti, emozionali, intense, maieutiche, confortanti. credo fosse dovuto anche al fatto che, incidentalmente, l'amica viburna è una delle persone più intelligenti mi sia mai capitato di conoscere. certo, scazzavamo spesso. credo fosse dovuto al fatto che, incidentalmente, io sono una delle persone tra le mediamente intelligenti abbia mai avuto modo di conoscere. scazzavamo e mi faceva girare i coglioni. non mi meraviglierebbe sapere che io facessi girare le ovaie a lei [uso la distinzione di genere, in ossequio all'ipotesi di saphir-worf]. poi, incidentalmente, avevo ragione io, e qualche volta pure lei.
una cosa che mi ha sempre colpito di costei è di come riverberasse, ed emotivamente soffrisse, quando vedeva tagliare un albero. la sua disperazione passava anche di qua del mezzo di comunicazione intermediante. quasi riuscisse ad andare oltre le reti di telecomunicazioni che ci permettavano di interloquire. le provocava un effetto talmente vivido che era quasi destabilizzante. un qualcosa di così intenso che mi spiazzava, come se non riuscissi a cogliere il senso profondo, che mi sfuggiva, quasi imbarazzato. un volta scazzammo per gli olmi di via mac mahon. si doveva rifare la sede del tram 12, alcuni alberi erano pericolanti, ci fu un primo piano di taglio e riduzione. i cittadini si opposero e venne concordato un nuovo piano. [tipo quello che i signori politecnici hanno fatto finta di voler intavolare, facendo poi maramao!]. io le raccontai della fazenda, quando si acclarò, prima dell'inizio dei lavori. lei riverberò anche per gli alberi di un'altra città. ricordo che provai molto affetto per una sensibilità talmente accentuata che la faceva quasi soffrire. poi scazzammo nel senso che le dissi ci si stesse adoperando per ovviare e migliorare il piano: ridurre gli abbattimenti, altre piantumazioni per ovviare. lei, provata a distanza, andò giù dritta e dura a dirmi che tanto sarebbe finita a schifio, come spesso accadeva da lei. ci arroccammo sulle nostre posizioni: che si sarebbe fatto qualcosa per migliorare il piano Vs sarebbe finita a schifio.
quella volta ebbi ragione io. [peraltro le capitò di vedere quegli olmi. solo che non ebbe molto tempo per ammirarli. quel giorno faceva un gran caldo, e si dovette aiutare a rincasare una signora che, scendendo dal tram, ebbe un mancamento. posizione antishock alla fermata, ed in due che la riaccompagnamo a fatica fin dentro il portone del palazzo, dove arrivò il marito. dopodichè andammo ad ascoltare sulla guerra del donbass, con relatori che per poco non vennero alle mani. pomeriggio intenso].
ecco.
l'altra mattina, mentre motoseghe sbriciolavano segatura sotto quell'appartamento dove passai anni comunque importanti, mi è sovvenuto che magari quel baganetto cantilenante e la viburna siano avanguardia. roba tipo i neuroncini più pronti, per costruire la rete neurale su cui si consoliderà quel pensiero per l'intelligenza collettiva: non si abbattono così gli alberi, perché non è mica solo una storia di tagliare degli alberi.
l'intelligenza dell'umanità si sta svilppando così, no? ci sono stati tempi in cui era naturale pensare di ridurre in schiavitù altri essere umani. o di discriminarli istituendo apartheid. o meno drammatico, di far votare solo alcune persone, o solo gli uomini. perché non potrà essere che si strutturerà coscienza che organismi viventi, specie in alcuni situazioni, sono bene comune raro, prezioso, fondamentale. fare pulizia sull'argine di un fiume antropizzato, tenere puliti gli alpeggi è un cosa. abbattere alberi in un contesto complicato, inquinato, iperurbanizzato come una città è un'altra cosa. in quegli ambiti, specie quando in passato non si considerava compiutamente il suolo come un bene comune costruendo a cazzo, ogni singolo albero, ogni spazio verde è fondamentale [non che fuori città fossero più avveduti, c'era solo pù spazio a disposizione per le persone presenti. è questione di domanda più bassa. per un uso a cazzo del suolo uguale]. proprio perché ancora più raro. proprio perché una specie di alveolo naturale con cui respiriamo collettivamente. sono consapevolezze nuovo, in divenire, che si faranno talmente condivise ed accettate che arriveranno ad essere ovvie. e lascerà straniti che si pensasseil contrario. abbattere un albero sano se non per ragioni di grande nocumento per donne e uomini, diventerà qualcosa di eticamente inaccettabile. consumare nuovo suolo diventerà una pratica da evitare, agli occhi degli uomini, magari anche non solo di buona volontà. e non solo perché è cosa rara e preziosa. ma perché è un bene comune e condiviso. che spetta a tutti. esattamente come la libertà di pensiero, di opinione, d'azione.
io non so mica quanto ci vorrà.
so, se non ci estinguiamo prima, che prima o poi sarà così. e per un numero di neuroncini inevitabilmente da intelligenza condivisa.
e sembrerà una cosa curiosa e inconcepibile quello che si fa oggi. e sarà così perché sarà struttura solidissima il pensiero che si è sviluppato, specie grazie al contributo, prima che di altri, di alcuni neuroncini.
tipo il giovane cantilenante e l'amica viburna.

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