Wednesday, May 27, 2020

dicotomie [massì, un po' di lamentele giusto per tornare a scrivere un pochetto]

beh, dai, suvvia.
da quando sono nell'hometown non son più riuscito a scrivere.
ed ora lo faccio giusto per tornare ai vecchi tempi, quello delle giaculatorie.
credo di essere di nuovo in mezzo ad una buchetta. odg li ha definiti stati depressivi. credo sia quella cosa lì.
ma come? - uno giustamente avrebbe da riprendermi - sei in un bel posto, spazi verdi et ampi, il lago nell'ora del crepuscolo che accoglie placido le tue passeggiate, aria più pura, meno assembramenti, meno contagiati, meno gente, meno sbattimenti per aver pronto pranzo et cena, pure la pet-terapy cor cane: cazzo ti lamenti?
difatti mica mi lamento.
sono dentro una buchetta.
e vivo le dicotomie.
tipo di sentirmi in una situazione da cul de sac, per nulla sereno, sfiduciato, abbattuto, frustrato, imbarzottito. e quindi sentirmi pure uno stronzo, quasi irrispettoso verso chi, in questo delirio, ha perso la vita, si è ammalato più o meno duramente, ha perso il lavoro, o guadagna poco un cazzo, o è in una situazione oggettiva più di merda. roba da fare carte false per essere nella situazione - oggettiva - in cui mi trovo io. buchetta a parte, intendo.
oppure, a proposito sempre di dicotomie.
vivere con insofferenza il riflesso pavloviano di matreme, che ogni tanto le parte. come se le scivolasse via il piede dalla frizione. quello di considerarmi ancora un quindicenne cui fare il culo. ma il punto è che lo viva io: talmente male, spropositatatmente con fastidio, iper-reattivamente con turbamento che, probabile, 'sta cosa fa contatto con altro che lì lì a sbordare nel conscio. fa contatto e sono scintille. e balugina su un incazzo ex-post che coinvolge qualcosa nel passato. che quindi è passato. e non si può più modificare. e che matreme è stata una delle protagoniste - involontarie - ma non c'è mica stata solo lei. e nel contempo sentirmi pure uno stronzo che mi è chiaro il fatto sia matreme, con tutto il valore di quell'unica presenza che davvero conta, dopodiché sarò inevitabilmente, inesorabilmente, incontrovertibilmente solo. oltre al fatto che può essere la viva peggio di me, 'sta cosa, ma nel suo solito, consolidato, arroccato meccanismo di difesa, non fa altro che rimanere lì, in attesa che passi ad entrambi. io sapevo che questa cosa sarebbe potuta succedere. mica non lo sapevo. quando mi dicevano: dai, ficata, torni nell'hometown, io ero certo che questa trappola da convivenza era lì pronta a chiudersi. difatti.
ed infine, sempre per quel che concerne le dicotomie.
leggo post qua e là. alcuni sono catoneggianti e pieni di livore. puntuti e scritti bene quanto con la visione teleobbiettiva per quanto ci si spacci per dotati di grandangolo ampio. documentati ed estesi quanto esalanti un perculamento dileggiante se non la si pensa in quel modo, se si esce appena dalla banda passante del filtro strettissimo. ed in tutto questo sentirmi un pirla, perché soggiogato dall'eco dell'idealizzazione che mi ero fatto del personaggio. quando ci sarebbe da svitare di mezzo giro il bullone che tiene su un impiantito che, in fin dei conti, vuole farsi obiettivo, ma è surrettiziamente di parte. e verrebbe giù un gran bel pezzo di roba. ma non lo faccio. perché con poca voglia di far polemica, in quella bolla lì. perché non è il mio humus ideale. perché è controproducente. perché la vera rivoluzione per cambiare le cose è imboccare cifre stilistiche che vanno nella direzione opposta. tra gli incattiviti dietro una tastiera c'è una fottia di assembramento che levete. invece sono qui. in questo blogghettino che per tratti nessuno scrive e in pochissimi leggono. ci vorrebbe un po' di grinta esistenziale. mica la buchetta. capace al limite di intuire le dicotomie. a far le analisi, probabile, sono bravino. è uscire dall'angolo e far sintesi che servirebbe. ah cazzo, se servirebbe fottutamente. ed invece nulla.
lavoro. accarezzo il cane. arranco, nella buchetta.
cose così.

1 comment:

Anonymous said...

Ola. Tanto per cambiare scrivo qui al posto di Whatsapp. L'avere contezza dell'essere nella buca credo non sia cosa banale o da sottovalutare, probabilmente è il primo passo per poterne uscirne. Uscirne rimane difficile, ma senza questa consapevolezza credo sia ancora più difficile. Inoltre sono ormai convinto che la spinta al miglioramento della propria situazione sia insita nell'essere umano, non c'è nulla di sbagliato. E mettere in prospettiva le cose, sapendo che c'è chi sta peggio, definisce che tipo di persona sei, senza rendere sbagliato voler cambiare. Tutto ovviamente in my humble opinion... ToeflExpired