Saturday, June 20, 2020

cuscinetti a sfera e solstizi

c'è stato un tempo in cui l'hard gardening mi tirò fuori da una impasse di quando ormai c'era l'odore che l'aziendina stava venendo giù. solo che, anosmico qual sono, l'odore c'era ma non lo percepivo. ma tutto il contorno racconta quello. quindi feci hard-gardening di bbbbbestia. mi trovari pieno di segni, graffi, reliqui della mia poca esperienza. e molta voglia di secernere endorfine. fu l'estate, peraltro, in cui conobbi l'amica viburna.
ripartii da lì. dall'hard gardening. e mentre hard-gardenizzavo pensavo a sproloqui di post. che poi postavo quasi felice. e se ne uscivano fluenti. forse addirittura interessanti.
questo accadeva allora.
ci sono due cose di questo periodo e quest'altra nuova impasse, che mi danno una - psicopippnonica - affrantevolezza.
che non riesco più a scrivere.
e che mi sono fottuto questo solstizio. l'avvicinarsi, dico. e solo questa sera me lo sono goduto. giusto il giorno prima.
però oggi ho fatto pace con i cuscinetti a sfera.
ne scoprii l'esistenza da bambino. quando con improvvida volontà di rendere più fluido il rotolare dei miei pattini - o schettini, come li chiamava matreme - mi adoperai a maneggiare con il bullone attorno ad una delle ruote.
"sbagliavo in fretta, non mi fermavo, provavo tutto" [cit.], incredibile come in fondo promettessi bene, allora. e come poi non si mantenne 'sta promessa. ma vabbeh.
insomma uscirono queste sferette una volta reso lasco il serraggio tra la ruotina di gomma dura ed il perno. e mi sembrò qualcosa di irrimediabilmente compromesso. non prima di aver provato lo stupore di vedere rotolare ovunque per la strada queste palline. che erano con questa cosa grassosa nera intorno. e soprattutto era stranissimo, quasi esoterico, che ci fossero 'sti cosi uno accanto all'altro a rendere così rotondo e fluido il movimento delle ruote del pattino. roba da non riuscire a spiegarsi. e che avevo scoperto perché lo volevo più fluido, quel movimento. e cosi provai ad ingegnarmi e rendere più lasco quel bullone, e già che c'ero guardandoci dietro. e tutte 'ste sferette che uscirono. ed io non riuscii più a rimettere esattamente in maniera funzionante quel meccanismo. che sicuramente ne persi qualcuna a provarle e rimetterle dentro, serrare il dado, e trovarmi con le dita nere con la patina di unto grassoso. e le ruote che non giravano più così bene. anche quello contribuì redermele un po' avulse.
un mistero queste sferette. da allora una specie di eco di qualcosa che non riuscivo a controllare del tutto.
che poi scroprii si chiamavano cuscinetti a sfera.
e solo qualche anno dopo ne capii il principio di fondo. questa collaborazione sferica. quasi rinunciassero ai tre gradi di libertà che ha ciascuno, per mettersi ordinatamente e coordinatamente ad un obiettivo: far rotolare lungo un asse l'elemento che le contorna, per cui sono a servizio. che da soli combinano poco, vagolando quando si lasciano correre via. ma combinati ed in interazione reciproca funzionano, e funzionano bene. forse la cosa che funziona meglio.
e che anche devono lubrificarsi. spesso con il grasso, quel elemento connettivo anche piuttosto sgradevole. ma necessario. riduce l'attrito, favorisce la continuità e ne ammorbisce lo sforzo. come se ci fosse un significato profondo in tutto questo. anche solo per cavarci fuori un post.
per certi versi è tutto molto meno naturale dell'hard gardening. ed è uno sporcarsi diverso. a sistemare manufatti che sono punti di arrivo della meccanica più o meno di precisione. ed il risultato è lì. nel parco corone di una casette shimano hypeglide c, che ha ritrovato quasi del tutto il suo colore bronzeo, dopo averlo pulito da quell'indistinta morchia nerastra ed unta, ad averci estratto cose che non immaginavo si potessero nascondere in un parco corone.
e soprattutto le sferette. ventisette nella base del mozzo, ventitre nella parte superiore. poi quelle più grandi: nove più nove da una parte e dall'altra del perno attorno a cui gira la ruota. tutto ingrassato a dovere, forse un po' troppo. le sferette prima ripulite dal grasso vecchio e poi re-inserite, una ad una, con la pinzetta.
quando l'ho visto fare, nel primo dei tutoriale di iutttttubbbe - il nuovo oggetto transazionale per oviare a questo periodo incartato - mi son detto: toh, di nuovo le sferette, che ci si adopera per non farle scappare via. sarò buono di far una cosa così anch'io? contarle, metterle da parte, pulirle, ri-montarle com'era all'inizio. una sensazione di inadeguato deja-vù.
e invece l'ho fatto.
ho rimontato tutto, e ora la ruota gira in maniera quasi silenziosa. non si sente nemmno più il tic-tic-tic-tic-tic-tic-tic-tic di quando il meccanismo delle alette che si sollevano in una direzione - grazie ad un anellino sottilissimo - e lasciano correre nell'altra. sarà il grasso eccedente.
però è come se avessi fatto pace con i cuscinetti a sfera. sapere di sapere come trattarli e gestirli. acciocché ci comportino come devono e rendano fluido quel moto rotatorio.
mentre facevo tutto ciò percepivo il sole alto, dietro gli alberi. inclinazioni davvero particolari, luci che arrivano  da dove non sei abituato arrivino. è il solstizio, bellezza. che è ormai e qui, e non me lo sono goduto come avrebbe meritato.
fanculo questo tempo paralizzante. non ostante  non abbia di che lamentarmi.
poi questa sera sono finalmente uscito, con l'altra bicicletta ri-sistemata dopo anni. ho guardato poi il cielo dopo le 22.00 ancora chiaro, verso nord-ovest. che è quasi strafottente quanto il nodo del tramonto stia così a nord.
ho guardato il chiaro. con addosso questa stanchezza [anche per la tensione] delle sferette da ricollocare tutte per bene, dopo avero compulsato i tutorial iutttttube, che sapessi quasi a memoria cosa e fare e come [o forse questa paura fottuta di sbagliare].
le sferette le ho montate.
ho omaggiato il solstizio.
il post, forse non così pregnante, è venuto.
mi piacerebbe tornare a leggere.
cose così.


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