Wednesday, October 12, 2022

faccio un post cazzaropolitico /ultimo - la diciannovesima, e che dioochiperlui ce la mandi buona

quando nel 2006 il cosidetto centrosinistra riusci a vincere non vincendo, io me ne tornai a sixthsaintjohn improvvisando la partenza dall'hometown. incazzatissimo. avevo riposta molta fiducia che quelle elezioni potessero essere un primo raggio di sole - simbolico - dopo la morte di mio padre. e invece nulla. la primavera continuava a tardare ad arrivare.

scrissi un post di getto, nel primissimo blogghettino. e ricordo che mi venne in mente venditti. ed il suo "scopare bene, questa è la prima cosa". quindi immaginai che non mi restava che scopare, per consolarmi. naturalmente non se ne fece nulla, nei molti mesi successivi. non solo per quello non mi consolai molto. e la primavera, quell'anno, fu come se non fosse arrivata mai.

a proposito di scopare non è che le cose siano poi cambiate. oltre tutto la mia amica paola mi ha ricordato che qui forse stiamo rovinosamente andando a cozzare addosso all'armagggggheeedon nucelare [cit. sliiiipiiigiò]. ed oltre a non sapere cosa mettermi, continuo a non scopare. e questo è seccante, oltre che beffardo. forse è il caso mi iscriva a tinder. ma ho la vaga sensazione non basterà nemmeno quello. 

ma non divaghiamo.

anche perché, a proposito di tracolli elettorali, domani si inaugura la diciannovesima. nel senso di legislatura. il parlamento più a destra degli ultimi cento anni. altro che scopare per mitigare. per quanto non sia così incazzato come in quella primavera che non venne mai. quindi possiamo anche chiuderla qui con [questi] post cazzaropolitici. che poi son talmente sul pezzo, che ho fatto passare quasi tre settimane dalle elzioni. però appunto, il tutto inizia domani.

che poi sarebbe anche uno di quei giorni di compleanno che non è necessario ci sia qualcuno o qualcosa a ricordarmeli. lo so da me che domani compie gli anni la mia amica simona. e che compleanno, soprattutto. una splendida quarantenne che levati. che devo interloquirci piuttosto diradato, per avere il tempo di elaborare le suggestioni preziosissime e pregne, dense più o meno come una stella di neutroni. che poi ogni volta è come se imparassi qualcosa di nuovo. o capissi qualcosa di più.

però appunto, questa diciannovesima destrissima legislatura in un qualche giorno, doveva pur incominciare. ed è il giorno di un compleannissimo dell'amica simona. e nel mio piccolo da questo piccolo blogghettino della minchia, posso comunque affermare di averci praticamente abbastanza quasi preso piuttosto bene, più o meno.

cioè.

i faivstarrrrre, che han tenuto fede al doppio mandato. pure quelli che se ne sono usciti dai faivstarrrrre, che mica li hanno rieletti. legislatura destrissssssssima ma - tipo - senza toninelli e ggggggiggggiinonnuostro.

l'avvocatoconte, in quanto capo dei faivstarrrre o forse i faivstarrrre ora sono il PdC [partitoDiconte]: incarna perfettamente lo spirito da non-statuto del movimento. che loro dicevano di non essere né di destra né di sinistra. e il loro capo vi fa fede, però per sintesi addittiva. cioè: dopo esser guidato un governo di giallo-destra, quindi uno giallo-rosino, nonché in maggioranza in quello di giallo-rosino-destra-vivalafiga, ora è pacifista-proletario. il suo partito non è né di destra né di sinistra, lui è riuscito ad essere tutto, ed il suo contrario. trasformismo doroteiano. quindi pure dicccì. che zelig de noarti 'stovvvvvocatoconte.

carlo-vuinston-calenda fa carlo-vuinston. mena fendenti tuitteristici a chi non è carlo-vuinston. prova a ribadire, in tutti modi, che qualsiasi cosa non venga fatta sotto l'egida di carlo-vuinston, sciolta li colga. e lui fa cose a prescindere da tutti gli altri che non sono carlo-vuinston. e gli altri che non sono carlo-vuinston, possono giusto confidare in un folgorazioine tipo san paolo sulla via di damasco, ravvedersi e chiedere a carlo-vuinston di proteggersi sotto l'ala della sua egida. ma prima chiedere: per piacere, ovvio. chissà cos'altro ci riserverà. e comunque a furia di menar fendenti e tarantolarsi sembra abbia perso da qualche parte l'agendadraghi®. anche se, in tutto questo, io ho quel brividino di sensazione di attesa. quello che ti prende quando senti cantare il gruppo spalla. che si sbatte un casino per provare ad intercettare le emozioni deli astanti. ma nulla. gli astanti hanno già il cuore e i polmoni pronti e tesi ad accogliere il protagonista principale. quello che attende dietro il gruppo spalla, osservandosi distrattamente le unghie ben curate e che pensa: "ma quando cazzo smamma questo, che ora vi faccio vedere quanto so artista forgiato dal sacro fuoco del talento in purezza". che poi addirittura l'ha portato in parlamento, 'sto gruppo spalla, mentre lui magnava popcorne sul jet privato in giro per l'italia. carlo-vuinston, pivellino, ora scansate. lascia fare a lui. vedrai cosa sarà capace di combinare sul palco esclusivissimo del senato della repubblica.

il pidddddddddddì ha perso. me cojoni. e quasi per statuo, tra quelli che hanno perso, cioè praticamente quasi chiunque, è l'unico che sembra abbia perso solo lui. e da partito della serietà e della responsabilità onora giudiziosamente le tradizioni e l'ontologia. così quello che stanno facendo, dicendo, smarmellando è l'apotesi dell'essere piddddddddì. nuovo giro, nuovo segretario, solita apoptosi delle correnti, nuova sconfitta. quindi a posto così.

la destra ha vinto. cioè no. ha vinto la fratelladitalia, che he il triplo di voti degli altri due: il duo di maschi alfa e [capellidi]kevlar, che son stati suonati per bene. ho ascoltato parecchi bravi ribadire quegli abbozzi di pensieri che già mi erano venuti. ora questi partono, domani. non è così impossibile riescano financo a dar l'impressione di farlo per bene, di buona lena. poi sarà guerriglia urbana. la fratelladitalia è tutt'altro che sprovveduta, tatticamente ovvio [gli statisti giocano un altro campionato]. quindi è verosimile non farà le minchiate che hanno combinato, a loro modo, i suoi precedessori destri e destrissimi. fatico a credere segherà anche lei il ramo su cui è seduta, per delirio di onnipotenza o per il semplice fatto di essere pirla. però il periodo è tenicamente un puttanaio, le tocca 'sta cosa all'inizio dell'autunno e non in primavera. con tutto quello che simbolicamente poteva significare. iniziare quei sei mesi dopo si immaginava: non foss'altro per aver il tempo - che pensava di sfruttare - e che viene a mancare, per preparare meglio il tutto. e altri a far il lavori sporchi, che adesso dovrà far lei.

non sarà semplice. e le cose potrebbero non mettersi così bene. sia per la dabbenaggine complessiva. sia per il contesto globale. oltre alla questione delle pistolettate - figurativamente ovvio - che non mi meraviglierei cominceranno a tirarsi vicendevoli. o i maschi alfa-[capellidi]kevlar contro la fratella. e per confodere, come una spettacolare cortina fumogena, potranno picchiar duro su altre istanze. quelli su cui possono andare d'accordo. specie a martellare le alterità che non sono loro. i diritti civili, in tutte le possibili declinazioni. anche perché se la gente è incazzata per le bollette che non si abbassano, sai quanto gliene fotte che menano un frocio? che annegherà più umanità nel mediterraneo? che diventerà sempre più complesso abortire? che ci scappa qualche manganellata di troppo nelle manifesta? che qualche diritto sindacale, oplà, diminuito.

chiagneranno e fotteranno. si lamenteranno contro qualcos'altro non son loro. facevano già così i fascisti.

già. i fascisti. che ovvio non tornerà il pelatone a parlare dal balcone. è tutto il fancleb sentimentale che può nebulizzare chissà cosa. e forse avrà più senso, lo riscrivo, scendere in piazza. anche per ricordarci che i diritti non sono una cosa inavobile, una volta conquistati sono lì per sempre a prescindere. bisogna saperli e saperseli far mantenere. è necessario tenerli alti e vivi, sospingerli.

non sarà semplice.

e non sarà semplice nemmeno per la senatrice più anziana, che domani presiederà l'aula. a volte le concidenze, il destino, il caso scrivono sceneggiature quasi perculanti. che non bastava che nei ridossi del centenario della marcia su roma, una post-fascista diventerà la prima presidente del consiglio dei ministri. no. la senatrice Segre presiderà l'aula e lascerà il posto, cedendogli lo scranno, ad un altro post-fascista. se possibile ancora più della fratella. lo stesso che con lo sprezzo per la decenza l'ha perculata poche settimane fa. la vittima dell'orrore dell'abominio di quel regime, che cede il posto a chi sosteneva che, quell'abominio, aveva avuto grandi zone di luce.

non sarà semplice. e a vederla in maniera statica, come se fossimo costretti a fermarci all'attimo che congelerà la foto di quel momento, sarà decisamente, decisamente, decisamente sconfortante. quasi una sconfitta.

però.

si può allargare lo sguardo. osservarla nella prospettiva del divenire: da quello che è stato e quel che sarà. e metonimizzare i personaggi. perché il senso più profondo è che una ragazzina, che avrebbe potuto essere inghiottita dal fluttuare del battere di ciglia del caso, è arrivata a sedersi su quello scranno. e proprio tutto quello che globalmente l'ha portata fin lì, può permettersi la possibilità di cedere il posto ad un fascio. nel consesso democratico e delle istituzioni [tuttosommato] libere la ragazzina non può che cedere il posto. è connaturato al sistema, guai se così non avvenisse. ed anche se il fascio [sottosotto] vorrebbe che quel posto diventasse suo, mica succede. ed è comunque solo questione di tempo. perché la direzione del fluire delle cose è che sarà possibile, ad un'altra ragazzina del passato, tornare, sedersi su quello scranno. è nel divenire inevitabile, non ostante gli arabechi neri dei [piccoli] salti all'indietro. il fascio è un intoppo, molto fastidioso ma intoppo. è il vecchio rottame che non è fatto per restare: passa. è la ragazzina a tornare.

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