Saturday, October 15, 2022

traslochismi

in effetti passo da un piano all'altro. esattamente sopra donde scrivo ora. almeno so già come andare a pisciare di notte tenendo gli occhi chiusi.

eppure non è stato semplicissimo. e tanto per cambiare ho tergiversato fintanto che il coinquilino ha cominciato a tossicchiare: e mo sarebbe anche ora di muoversi. non è nemmeno così escluso mi sia ubriacato di lavoro, nelle ultime due settimane, per aver la scusa per non prendere le cose pesanti e definitive e chiuderla qui, con questo appartamentino, invero sempre più sfighinz, oltre che ormai lasciato andare e svuotato pezzo a pezzo. proprio ora, nella sala giorno-notte c'è il riverbero degli ambienti quasi completamente vuoti, frose l'eco del ticchettio dei tasti del picccì. domani sposterò la scrivania e tutti gli ammennicoli con cui lavoro, cazzeggio, ragiono et alter. avevo financo pensato di farlo nel pomeriggio, che così non si tergiversava davvero più, mi ero detto. anche l'amico emanuele - sia ringraziato il destino, il cielo o chi per lui di avermelo fatto incrociare quasi trent'anni fa -  mi ha pungolato: dai portiamo su anche 'sta roba. ma dopo il frigorifero, il divano letto, gli armadi spostati e ri-montati poteva bastare così.

sono contento ci sia stato lui. la mia rete sociale meneghina si è particolarmente ristretta. non è che sono solo orso io, è che poi alcune persone è meglio allontanarle, si sono allontanate geograficamente, oppure sono state cacciate dall'amicizia condivisa. sì. sono più solo, ma certi tossicismi è meglio tenerseli alla larga. quindi l'amico emanuele ha un [doppio] grande valore simbolico, nella mia necessità di agganciarci sempre una qualche lettura transazionale.

se ripenso a quando vi entrai, qui dentro,  [mi] è davvero cambiato il mondo almeno due-tre volte. fuori sicuramente, ma di certo dalle parti del mio coinquilino e mie. cosa speravo, credevo, mi immaginavo, preconizzavo, desideravo, sembrano quasi cose di un personaggio un po' coglioncello, onusto di buoni propositi, molto illuso, non ostante tutto. sembra davvero il protagonista di un romanzo di formazione che non ho mai scritto, o le gesta da infilar nei versi di una canzone ironica che non ho mai composto.

entravo qui dentro dando fondo, di fatto, ai miei risparmi, per un cambio di vita che non poteva che essere un trampolino verso magnifiche sorti e progressive personalissime. avevo già immaginato nella mia testa di una fantastica festa inaugurale, in cui si sarebbero presentate ben tre fanciulle di nome federica [una nella serenità delle cose - la cugina, un'altra nella complicazione logistica - da roma conoscenza blogghica, l'ultima per l'ossessività dei tranquillizzanti film mentali, sganciati dal principio di realtà] oltre le altre due dozzine di partecipanti. pensavo: staremo strettissimi ma sarà un inizio col botto. che in realtà ci fu, il botto, che con la fine dei risparmi arrivò la fine di un'amicizia. che forse peraltro non era mai inziata: era semplice manipolazione che io scambiavo per cosa preziosissima immaginado una reciprocità che non c'era. il punto angoloso con la persona che stava quasi in cima all'elenco delle persone fondamentali. colei che mi aveva spinto a fare il passo. colei che mi aveva intuito fosse un appartamento giusto. colei che mi arredò sala e cucina - le dissi: pensaci tu. invece scoprii che non era la cosa pensavo fosse. fu un personalissimo piccolo trauma. ed alcune cose sono andate in vacca. e da lì un disfacimento inevitabile di quello che ci stava attorno.

entravo in questo appartamento rimirando orgoglioso il piano di marmo, che impreziosiva la cucina ikea. dono dell'amico daniele. l'avevo scelto di materiale nobile, che mi piaceva quello, senza sapere fosse così nobile. me lo posò con maestria, in una giornata di marzo. ne fui molto contento e grato. tenni il vuoto della bottiglia che bevemmo quel giorno per molto tempo. quando mi proposero, oramai più di un anno fa, di trasferirmi la prima cosa cui pensai fu il piano di marmo. e chiesi subito: e come faccio a smontare la cucina? solo per il piano di marmo è un delirio da spostare. mannò, mannò la cucina c'è già, mi risposero. ed io pensai, quasi con sollievo, che era arrivata l'ora di lasciare anche quell'oggetto transazionale, a testimonio di quello che si era incrinato con l'amico daniele, da qualche settimana. un altro personalissimi piccolo trauma. e io non riesco a togliermi dalla testa sia stato anche quello a far smottare le cose, in quei mesi. che poi è arrivata la setralina.

quindi mollo appartamento che titillarono altri, con un piano di marmo che ricordava altri momenti, che sarà semplice non usare più. è davvero un piccolo grande cambio. come ogni volta che si cambia casa. non credo sia così scorrelato il fatto ne stia sognando spessissimo una di casa, che non c'è più. quella dell'hometown prima versione, quella dell'adolescenza e prima giovinezza. prima che fratteme si costruisse la sua vita rigogliosa e piena di soddisfazioni prendendosene la sua metà di quella: la parte alta, che avrei voluto tanto io. campione dell'inazione già allora.

trasloco solo di un piano. ma è un cambio importante. che naturalmente ho rallentato. cambio la disposizione dei mobili per dargli un segno anche topologico. 

scavallato l'ultima ritrosia fattuale - frigo e letto - con l'aiuto dell'amico emanuele, che è lui il simbolo transazionale, che ho la vaga sensazione non produrrà personalissimi piccoli traumi. forse la comunanza di educazione sentimentale regala propaggini cui aggrapparsi, anche negli anni della maturità e oltre.

trasloco con l'idea che vorrò andarmene spero presto da lì. e questo è anche un modo per cominciare a prendere confidenza con il cambio che spero avverrà non troppo in là. e quindi sarò meno titubante, me lo auguro almeno. è come se mi servisse una specie di conferma: sì, ce la posso fare. cambiar casa si può eccome. è ora di guardare avanti. molla qui i simboli transazionali di questo appartamento. come molli questo primo piano col serramento più importante che è un colabrodo termico. è roba passata.

pubblico il post, spengo e salgo. si dorme altrove, da questa notte.

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