Saturday, February 13, 2021

forse è un altro pezzo di psicopippa multiripartita. [poi però divago]

sono un po' stonato. non è una condizione sufficiente per scrivere qualcosa di interessante. è che sono anche stanchino. anzi, non solo. ri-attraverso la sensazione di non aver nulla da scrivere qualcosa di interessante. tze. già capitato molte altre volte. quindi, figurarsi. [poi la contraddizione si sostanzia con il fatto scriva. quindi uno ci prova, comunque. provando a convicersi di smentire sé medesimi]. e poi son talmente poco soddisfatto dell'ultimo post, che poi si censura. quella roba lì, l'ultimo post intendo, è la prova provata non potrei fare il notista politico. scritto lasciando fluire la rabbia, la delusione, senza nessuna fiammata interessante, impiegando tanto tempo. poi è altresì vero non era un post da notista politico. ma non so bene nemmeno io cosa.

ho letto che alcuni giornalisti, fino alla lettura dell'elenco dei ministri di ieri sera, non sapevo che voce avesse draghi. al netto della boutade, mi è sembrato un elemento interessante. che nella percezione mainstream del personaggio quello consegnatoci è il uotteverriittteichs del 2009. che funziona per tipizzare un personaggio. non uno slogan. ma l'affermazione che lo trascende, anche per l'impatto globale che ha avuto. semplificando fu l'inizio del salvataggio dell'euro, almeno: così l'ho capita io. perché interessante? perché in quella frase c'è tutto il peso dell'autorevolezza, della capacità di determinare come orientare processi finanziari se non speculazioni e basta, che avrebbero potuto riverberare in maniera devastante. che sono pochi quei personaggi lì, neh? ma possono usare e/o bloccare [man]leve che noi saremo pure i miGlioni di pesci piccoli che se si uniscono mangiano il pesce grosso, ma finché siamo uniti non oltre le magliette e i post sul feisbuch, quei pochissssssssimi pesci grossissssssssimi ce la infilano dove vogliono, per usare un termine tecnico di macro economia e finanza globale. "whatever it takes" è facile da ricordare. tanto facile tanto in grandissima proporzione  c'è dietro una complessità, capacità di comprenderla e di muovervisici dentro che è davvero per pochi [non è una considerazione agiografica, o di sperticata stima. credo sia un dato oggettivo. al netto possa essere entusiasta o meno del personaggio]. come poche possono e spesso dovrebbero essere le parole. specie in alcune situazioni. anche quelle apicali. che un presidente del consiglio dei ministri parli poco, o che non si conosca quasi che voce abbia, potrebbe non essere un qualcosa di negativo. anzi. una economia di parole che si fa ecologia di comunicazione. per valorizzare anche quanto significato porti seco il silenzio. da dosare, appunto, con le [azzeccate] parole. come la completezza espressiva che dà il contrappuntarsi tra i piano ed i forte in musica. roba buona et giusta, insomma. e specie se si fa il giochetto del confronto con la messe oceanica di supercazzole, di parole vuote, di discorsi impalpabili che ci inondano quei [mediamente] fenomeni che abbiamo deciso [anche con l'ignavia, tipo la mia] di metter lì come classe politica dirigente. da una parte è la nuova realtà soscial-massmediatica, bellezza. dall'altra continuano a rimanere supercazzole. e si rincorrono per sbrodolare a chi ce l'ha più lunga. a contribuire alla obesità informativa con apporti più o meno venefici. che poi uno si arrende, e lascia loro le praterie, acciocché scorrazzino giammai i migliori. ma quelli mediamente con la supercazzola più efficace. anzi nemmeno efficace: stordente.

[parentesi. che poi, in tutto questo, sia corresponsabile anche tutto il carrozzone massmediatico [mediamente] non credo sia 'sta considerazione così arguta. quanto meno per l'effetto riverbero che [mediamente] danno, titillandole le supercazzole. ma mica posso scrivere tutto qui, adesso. ecccccceddddiamine].

mi rendo conto la stia facendo giù con il falcetto, grossolana e imprecisa. ma in fondo non sono un notista politico né con la sensazione di riuscire a scrivere cose interessanti. ma quanto meno non mi lascio trascinare da un hiphiphiphurrrrrrrà a prescindere per questa riserva della Repubblica [apro parentesi: riserva è il panchinaro che non trova spazio in prima squadra così come riserva è la bottiglia, il pezzo pregiato che si tiene per l'occasione importante. che bella, poliforme, complessa la lingua italiana]. né tanto meno mi rifugio in un pfiuuuuuuuu di sollievo, per il fatto siano arrivati dei tecnici. anche se mi senta comunque pervaso da un sottile senso di dicotomia di auto-convinzione. da una parte, di primisssssssssimo acchito, mi scappa fuori questa sensazione di scampato pericolo, pensando sia qualcun altro e non questa classe dirigente politica a dover gestire questi tempi nuovi. e la competenza - che tecnicamente dovrebbero avere - non significa per concessione più o meno divina riescano ad inanellare le decisioni migliori, quando non più giuste, nel senso di rifarsi ad un concetto di giustizia. anche perché tecnicamente non esistono governi tecnici. ma la visione di fondo, nel solco del quale fare cose, è strutturalmente qualcosa di politico. anzi, è la politica nel senso più genuino del termine. anche se poi alcune visioni - dal mio punti di vista - sono da aborrire. anche se poi la declinazione, in questo momento storico, l'han fatta questi politici qua. appunto.

quindi ben venga la competenza. ecchecccazzo. tanto più che fino all'altro ieri ci hanno sfrancicato i coglioni con la supercazzola del popolo contro le elite che significava solo la mediocrità - rivendicata, ostentata, mostrata con fierezza - contro la spocchia dei professoroni, che preservavano lo status quo, e vai di palingenesi con la minchiata dell'unovaleuno o con quello che diceva di esser uno di noi mentre trangugiava fettuccine al ragù. quindi anche meglio un laureato in un ateneo che sia tale, piuttosto che quelli venuti fuori dall'università della vita. uno dei motivi della frana che sta tirando giù tutto è anche questo. è il ribaltamento dei paradigmi fondativi e del buon senso: a costutuire classi dirigenti servono risorse preparate e capaci, che non è privilegio, ma è anche e soprattutto il frutto ci si debba fare anche piuttosto un culo, oltre che avere attitudini, talenti, intelligenze variegate. hanno provato a saltar la fila: vanno bene anche meno delle intelligenze medie, figurarsi farsi il culo. quasi un revanscismo nei confronti del secchione, che magari non è cosè abile nella supercazzola. è sgrossato giù col falcetto, vero. ma è anche per questo che - son convinto - si sia messi così. poi è vero pur vero che sono stato più secchione [tecnicamente non è stato così, ma per capirci] che abile con la supercazzola. quindi ovvio che stia scrivendo con la punta di incazzo risentito. anche se - molto onestamente - il senso del mio percepirmi irrealizzato, insoddisfatto, incompleto, con quelle note fruttate di retrogusto di frustrazione e financo di fallimento, vengano soprattutto da tutt'altra parte. per quanto lo sbertucciamento della competenza coinvolga anche un zicccchinino di percepito personale [e un po' di rammarico, certo, che poi abbia da potenziali mie competenze sia venuto fuori della pula, altro che grano].

quindi ora arrivano [un bel po'] di tecnici. è complicato sottrarsi del tutto dal metterli in contrapposizione con i politici. che credo non sia cosa così oculata dal farsi, non ostante il mio affettarla giù col falcetto. e per quanto ora abbiamo i tecnici per l'intortamento in cui si sono infilati i politici [parentesi. prendersela solo con quel guappo che si paragona a macchiavelli [poi uno dice: servono le categorie psicanalitiche], mentre in fondo ha sparigliato con grande azzardo, per i personalissimi cazzi suoi, è chiave di lettura un po' troppo parziale. al limite il mio più profondo e sentito disdoro per il fatto ce lo supercazzoli come un sacrificio, emotivamente stressante, per il bene del paese. l'ha provata, rischiando di grosso il collo. l'ha scampata e si mette sul capo l'alloro come vincitore, fine stratega. mi sento preso per il culo da un tatticista di palazzo. bravo in quello neh? però la politica è altra roba. soprattutto senza mettere in gioco il culo della nazione]. 

alcuni [bravi] della mia bolla soscial - peraltro sempre più rachitica - stigmatizzano il fatto che le scelte politiche le facciano i tecnici. e dopo la lettura della lista dei ministri - ecco che voce ha draghi - probabile si sia meno entusiasti di prima che ce la leggesse. ma è di nuovo fare il pat-pat sulle spalle al principio di realtà. specie per l'elenco politico. ma questa è la farina che c'è per fare il pane. e soprattutto una cazzo di fiducia deve essere votata dal parlamento che c'è. che siano i migliori è un eufemismo. e soprattutto una specie di ingabbiamento da parte dell'uomo dai capelli di kevlar: un governo dei migliori. ingabbiamento mediatico-comunicativo che poi diventa percettivo. l'uomo dai capelli di kevlar, un bel punto di snodo fondamentale nella degradazione qualitativa. questo ha dato un gran bel contributo alla modifica antropologica di questo paese. ovvio che giù giù son venuti anche quelli che son classe dirigente politica [mediamente]. per i paradossi del divenire ora sembra quasi [ma quasi, neh?] piuttosto verosimile ad assomigliare per mimesi ad un uno che il bibitaro tipo bubuyoghi di mio cugggggggino asserisce essere un padre della patria. dopo un pizzicotto per cercare di riprendermi ci penso su e in fondo dico che potrebbe [ma potrebbe, neh?] confondersi alla luce del [viale del] tramonto. ma non ci casco. però oltre la tenerezza della vecchiaia è che non ci siamo accorti di quanto siano poco presentabili [mediamente, neh?] gli altri. in gran parte per causa sua, certo. ma anche perché si sia scivolati in basso senza rendercene conto. un cosa lenta ma costante e inesorabile. e quindi ora eccoceli qui. toh. brutta sorpresa.

sono tempi nuovi. siamo tutti variegatamente stanchi, quando non preoccupati per cose diverse dalle mie facezie. non so quanto totalmente si sia in buone mani con questi tecnici. quanto sia sufficiente per poter dormire tra guanciali di morbida et rilassante tranquillità. a prima sensazione mica tanto. ma vedremo. però un po' di ecologia della comunicazione potrebbe non guastare. davvero. se lo farà il presidente del consiglio dei ministri forse a cascata qualcosa vuoi mettere possa venirne fuori anche dagli altri. specie dai migliori [pedddddire, ovvio]. ovvio che non basta. ennnnnò che non basta. basta non farselo bastare.

[e comunque, oggi pomeriggio, camminavo con la scarpa grossa. pensavo. e fuggivo da una parte pensieri cupi di fallimento ontologico, dall'altra ragionavo anche come organizzare in un post le idee che mi frullavano sparse in testa. peraltro ne ho lasciate fuori alcune. figurarsi che sbrodolamento ulteriore ne sarebbe uscito, a proposito di ecologia della comunicazione. anche se io sono un po' un caso umano che se ne sta ai bordi dell'impero. dicevo. camminavo. dopo aver ribadito essere stonato ma fondamentalmente stanchino, ho cominciato una brevissima salita. ero un po' barzotto, tra il malinconico e lo sconfortato, sì. poi ho alzato lo sguardo, che è andato più in là. al cielo ormai del tutto sgombro, con sotto le montagne che stanno dall'altra parte del lago. si vedevano innevate da poco. con la luce del tramonto che accendeva tutto di un rosa-arancio. ennnnniente. mi sono commosso senza un senso apparente. ma qualcosa che in maniera non del tutto chiara - e forse non del tutto razionale, o razionalizzabile - mi avesse ricordato nell'emozione che non tutto è davvero perduto. cose così.]

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