Saturday, February 27, 2021

sulla storia dei sentieri, nonché l'indicazione di dove si dovrebbe andare

il sabato cammino. è un modo per dare un sbbbblleng che rompa lo stillicidio di giorni tutti uguali. come infilare un paletto, un cuneo, nel nastro trasportatore della ripetizione continua. dare una qualche forma a qualcosa di diverso, giusto per non perdere l'addentellato con l'idea che non sarà sempre così. è anche il modo per dare modo al corpo di riprendersi la centralità: il fiatone, il sudore, il [relativo] vigore all'inizio e la stanchezza che pian piano conquista dolce le membra, con il piccolo torpore alla fine. è il corpo che comanda, quindi il cervello si adegua. e non il contrario. come quando sei davanti ad un piccì, a riparar le tante piccole falle di quelli là. tanto qualcosa continuerà comunque a pisciar fuori, a prescindere.

cammino e provo a camminar sentieri e posti nuovi. qui attorno ce ne sono gazziGlioni. la maggior parte non li avevo mai calpestati. c'è una valle burbera, irta, con il fondo strettostretto. anche il camminarci dentro a tratti lo diventa. così che sai da dove parti, dove arrivi, più o meno dove passerai. ma poi la strada precisa è un dettaglio che si compone di un passo dopo l'altro. a cominciare a capire dove si imbocca il sentiero. che uno lo dà per scontato. però prendere quello giusto non è mica un obbligo che ti spetta a prescindere. come la salute. o come scegliere una scuola, che è quella buona per te. vabbhé. divago. torniamo sul sentiero.

ecco. appunto. il sentiero. credo di essere abbastanza bravo ad intuirlo, anche in mezzo alla foglia, che è caduta e nessuno la raccoglie. o forse è una cosa che sanno fare più o meno tutti, ed io mi glorio con un po' di inutilità di essere bravo ad intuirlo. nel caso, stigrandisssssssimicazzi. anche perché poi l'importante è tenerselo sotto i piedi, 'sto sentiero.

e poi ci sono i segni. bianchi e rossi. ne avevo già scritto. quando si aprì in maniera roboante la questione, oltre lo scarpone. quando non riuscii ad arrivare non ostante mi fossi prefissato di. ma fu bella lezione e buona cosa e bella camminata anche tornare indietro. e va bene uguale. il segno bianco e rosso è un bel compagno di camminata. ci passi accanto e per corroborare l'intuizione di sentiero, intanto alzi lo sguardo a cercare quello successivo, più avanti. e quindi sai che è fatta per altri venti-trenta-cinquanta-cento metri. e si avanza così un pezzo per volta. può essere un gioco, la storia di cercare i segni bianchi e rossi. quando non un piccolo impiego di risorse, che occupa parte del cervello. e magari si è più impegnati a cercare il segno più avanti, invece che godersi come digrada il monte verso valle. la disposizione elegante dei faggi. la distesa delle foglie. com'è il sole che filtra oltre la sommità. percepire come si incueano le curve isoipse, che negli innumerevoli invallamenti si fanno cuspidi. ed il punto angoloso è come si incunea il terreno della montagna, ad immaginare quanto dev'essere impetuoso, quando piove molto, il trascinar a valle di terra, sassi, alberi caduti, lì dove ora c'è il piccolo riale che opssssss, salti via. vabbhé. divago di nuovo.

torno ai segni bianchi e rossi.

ad un certo punto, sull'iniziar del camminare per sentieri nuovi, ho provato una fottuta riconoscenza, più o meno ex-post, per tutti coloro che mi hanno accompagnato su vari sentieri. si passa di qui. e quindi tutta l'emozione a godersi il momento, quello che si vede intorno. mi è sovvenuto l'amico luca - con un po' di irrisolta nostalgia - per tutti quelle volte che bastava ci fosse lui, e il resto era camminare e godersi quell'attimo, onusto di percezioni veriguuudvaibrescions. e da che parte passare non era questione più o meno di distrazione affannosa.

da lì il pensiero si è fatto più scivoloso. una cosa diversa di quei passaggi dove quel che intuisci del sentiero è stretto, coperto di foglie, passaggio monte-valle tanto rapido, con un bel salto nel lato scoperto. quindi si abbassa il baricentro, il peso a monte, bastoncino a valle. che finir giù può essere un attimo. le conseguenze variegatissime, anche non raccontarla. no. il pensiero è decisamente meno pericoloso. ma infingardo. che rischia di ammonticchiare lanugine che poi imbriglia. e tornarci sopra a ciclo continuo. quelli bravi la chiamano coazione a ripetere. e tra le altre cose diventa comoda giustificazione per il fatto non si agisca. che poi spesso è uscire dalla zona di confort. il pensiero un po' autoassolutorio del: ci fosse stato qualcuno a dirmi qual era il sentiero, ahhhhh allora sì avrei spaccato! e invece, guarda un po' qui come son messo. qualcuno ad indicarmi la direzione via via da prendere. in battuta penso a mio padre. che forse non se lo merita, o forse un po' sì, ma non per volontà precipua sua. per quanto mi venga da reciderla veloce 'sta divagazione che non porta a niente. perché si ricurva nel tempo andato. mentre io avanzo in quello che deve venire. comunque siano stati quei passi nel passato. c'è da viversela in una sola direzione. come quando cerco il segno successivo da raggiungere. quello che vedo se mi volto, mi serve mica tanto. anche perché devo sfrondarmi di tutto il superfluo, e riconoscere che bisogna essere in due. l'amico luca spiega da che parte si cammina. ma soprattutto io mi metto nella modalità ascolto e fiducia. quanto invece non fu allora, con quell'ammanco che ogni tanto mi riempie di relazioni irrealizzate. mio padre che mi avrebbe guidato volentieri per quei sentieri, a suo modo, coi suoi tempi. ma a cui mai chiesi, per dire. anche solo per quella sottile ripicca di figlio così intricato da comprendere, che quando mi ci portava lui, coi suoi tempi, con i suoi desiderata, mica la vivevo tanto così bene. non è un caso che ancora oggi non ho 'sto gran desiderio di passare le notti in rifugi, anzi. non è un caso abbia impiegato tutti questi anni per riprendere più o meno ad andare per sentieri qui intorno.

sì. mi avrebbe fatto comodo che qualcuno mi indicasse il sentiero. sarebbe stato ancora più importante però convenussi ad ascoltarlo. 'ché sennò è un po' come buttar via la possibilità di. e proverbiale testadiminchia in fondo fui, e forse sono. e per quanto poi, per contrappasso, qualcuno l'ho pure ascoltato. pure troppo. specie gli alcuni che con più o meno con volontà mi hanno portato davvero fuori strada. vai a fidarti. per quanto la fiducia, quelle fiducie, erano la cosa più rassicurante cercassi. forse per quello che prima non avevo avuto di rassicurante o con cui non abbia voluto rassicurarmi. così ho creduto di trovarla in taluni figuri. e difatti si è visto quanto smoccolamento abbia smoccolato.

e quanto smoccolameno smoccoli.

anche per questo cammino. perché è lasciarsi indietro quello che se cammini ormai è andato. anche le strade sbagliate. che da qualche parte si arriva. meglio se con la voglia di ri-partire. che è re-incamminarsi. raccordando quella che è la suggestione del percepire qual è il sentiero, con l'indicazione che viene a buttar lo sguardo a cercare i segni bianchi-rossi. un passo alla volta. che poi è il presente. che poi sarebbe quello che conta.

il passato è passato. ci sono un sacco di altri sentieri da fare. qui intorno ne è pieno. e la cosa interessante è sono, tra le altre cose, che quel adesso ho a disposizione, in questo contesto. ma è roba a disposizione per vivere il momento. e farlo mentre so che il momento si farà ricordo da mettere in quelli che sarà valso la pena viversli. ci sono i sentieri. e me li piglio. dà soddisfazione come camminarseli.

cose così.

[camminarseli, al momento da solo. ma con la sensazione che ogni tanto farlo in compagnia sia cosa ancora più onusta di gudddddvaibrescion. ma questo è tutt'altro discorso.]




2 comments:

Robe di Robi said...

Questo vince a mani basse.
(La sposa con la mascherina non "gareggia", ovviamente)

odisseando said...

la cosa interessante è il post della sposa nacque perché andai in centro a cercare il signor carere. visto che avevo visto quell'epigrafe sotto una meridiana. quella che si vede se scendi a campeglio, risali per cinzago, poi devi a destra per scendere verso ronco. se ci arrivi dall'alto la vedi.
è partito un po' tutto da lì...