Thursday, February 18, 2021

qualche considerazione, qua e là - ambivalenze genetliache

l'amica Cinzia è quella che ha trovato il grimaldello, per oggi. che quello che è un traguardo - qualsiasi cosa significhi - in realtà è nello stesso tempo una nuova partenza.

più o meno poco dopo scriveva l'amica Vale, per cui mi strussi un paio di lustri fa. che va bene la nostalgia per quel che [non] è stato. ma ancora meglio viversi tutto quello che sarà, e che potrebbe essere.

non da meno l'amico Itsoh [accidenti, comunque è tutto un florilegio di lettere maiuscole] qualche giorno fa. e la storia che l'esistenza sono quei due o tre grandi rimpianti diventati punti angolari, e viversela è fare in modo di evitare di ripeterli.

insomma suggestioni che recano dentro delle ambivalenze. o polisemie simboliche. anche se [toh, un'ambivalenza] da una parte possono sembrare quelle cose da suggestione onusta di buon senso. che vien bene per i baci perugina, la versione non per gli innamorati, dico. però che se te le raccontano degli affetti - variegatissimi - fanno effetto. come se quel valore aggiunto, no di più, l'RNA messaggero lo facesse appunto la relazione, il fatto siano persone importanti ed importante per loro, variegamente ovvio. e quindi la suggestione ti entrasse dentro, a portare il significato benefico, che scalda il cuoricino o quella roba lì.

guardare avanti, piuttosto che indietro. che è invece uno slittar di frizione che mi vien fuori piuttosto spesso. il riferirsi all'indietro dico. forse è per quello che non amo troppo il genetliaco. che l'indietro è un po' più numeroso. per quanto siano convenzioni [tze, figurarsi il numero di anni]. per quanto giusto un infighettato può esser preoccupato per il genetliaco. figurarsi proprio di questi tempi, che mediamente l'ordine dei problemi è ben altro. ma d'altro canto - ambivalentemente - son venuto fuori così, a passare in mezzo al passato, quindi è occhei comunque, l'oggi. con cui guardare verso l'avanti.

che poi, diciamolo, a proposito di auguri genetliaci, ci sarebbe dentro il cruccio ambivalente del formalismo degli auguri. che chissenefotte delle persone che te li fanno per appunto convenzione. ecco perché meglio toglierlo dalle bandierine dei calendari più o meno che rendono comodo il tutto. e molti augurano qualcosa convenzionalmente. per questo che gli auguri siano pochi ma variegatamente sentiti. con quella sottilissima ansia che siano in pochi. anche se molti e pochi son concetti evanescenti, cui manca il gancio deittico. pochi o tanti rispetto a cosa? rispetto a quanto? che poi mi imbarazzano uguale neh? ma torna la questioncina che son venuto fuori così. e quindi è da resiliare e viversela com'è il momento ora, che poi - toh - di nuovo l'oggi. che è il prodromo per il domani.

anche se in fondo, in quell'imbarazzo che arrotola un po' la questione, c'è il fatto che è come se volassero via assieme all'incompletezza che mi percepisco. che poi è una cosa scaltra quanto buttar il bambino con l'acqua sporca. senso per com'è passato il passato, appunto. i rimpianti cui faceva riferimento l'amico Itsoh. che ormai le cose son venute fuori così. ma la cosa interessante è come si possono far proseguire. sempre senza dimenticarsi del nuovo amico, il principio di realtà. che è chiaro meglio esserselo fatto amico, invece che spettegolargli appresso o peggio ancora tirargli dietro improperi, come il più banale dei leoni da tastiera. e il nuovo amico - che dice le cose dritte per dritte - ricorda che il contesto è questo qui. che la cosa più preziosa oltre la salute, variegatamente declinata, è il tempo che si può spendere per sé medesimi. che in questi ultimi settantacinquemesi è pochino. certo che è pochino. ma che ne basta altrettantino poco, per riassaporare rapidi una gocciolina nebulizzata di splendore. tipo il cactus, che l'acqua se ne bastare pocapochetta. e guarda che cactus di imponenza sa regalare in mezzo al deserto.

son venuto fuori così, dopo tutto questo tempo. probabilmente con [e/o a causa di] un daimon non esattamente cacato, a voler semplificarla un po'. bene. questo è quato ora, oggi. quindi? che si fa? potremmo star qui a contemplare questi numeri così che intimorano, per il loro simboleggiar giubileggante. ma dipende da che parte la si guarda, appunto. che potrebbe farsi in quella direzione, tipo avanti. sapendo però che le sterzate repentine rischiano di farti andare fuori strada, con lo stridio degli pneumatici che non ti tengono dentro la carreggiata. oppure si può guidare con gli aggiustamenti scaltri di timone. che però è andare. avanti, appunto. che i traguardi sono fatti per proseguire. mica per contemplare il delirio che c'è stato dietro. in fondo odisseo hanno pure immaginato mica si sia fermato ad itaca, con tutto il buuuuurdello che aveva fatto per arrivarvici. ma abbia ripreso l'andare. cazzo, vuoi mica vedere che la ragione stessa del viaggio è viaggiare.

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