Sunday, June 20, 2021

ehi. tu. pssst. psssst. leggi qui, veloce. su. leggi qui. non ho molto tempo.

non ho molto tempo. anche se è sabato, o quasi già domenica. e quindi è il momento in cui le maglie si sciolgono un poco. e quindi posso scivolar fuori, se sono rapido e agile e scattante. tipo una cenerentola dei pensieri scomodi. solo che per me non è la storia della mezzanotte e la carrozza che si trasforma in zucca. no per me quel momento di fiaba - amara -  è quando erompe come un fiume di lagrime agrodolci il sunday blues. e mi fa tornare al mio posto fino al sabato successivo. e così via. due coglioni che non immagini. appiattito e schiacciato da cinque giorni di deliri, di là dentro. e colleghi compulsivo-nevrotici che scorrazzano e gli tirano dei coppini pazzeschi. così che poi lui si gira, e tutti 'sti stronzi di pensieri compulsivo-nevrotici dei deliri di là dentro, a fare quelli che roteano il dito - medio - a far il dileggio: son stato io/è la mia preoccupazione inutile di là dentro. poi ovvio che è esaurito. ovvio che serra le maglie. uno dei miei colleghi, quello bravo, un pensiero laterale, mi ha accennato a 'sta storia della zona di conforto tossica. che son quelle cose per cui un po' 'sta sottilmente di merda. ma quella situazione da weltaschauung personalissima, proprio perché così assodata, sperimentata, nota, dà una specie di sicurezza. e quindi mica ci si esce. ora, io sarò pure un pensiero un po' scomodo, quindi non sono un mezzo fuoriclasse come quelli laterali. però ho la vaga sensazione che quel pensiero laterale abbia intuito l'idea da uno dei colleghi più vestigiali, quelli dell'inconscio. e che poi l'abbia stesa, dispiegata, razionalizzata ma in quel modo artistico che sanno fare i pensieri laterali. d'altro canto mica non lo sai come i pensieri inconsci mandano su pezzi di suggestioni attorcigliate, ritorte, un po' incasinate via. capiscici tu qualcosa immediatamente, se sei capace. per quanto i colleghi che scrivono le sceneggiature dei sogni si danno un gran daffare. e ti realizzano di quelle storyboard oniriche che levati. son davvero bravi quei colleghi lì. e quello che ne vien fuori a volte è davvero divertente, nel loro essere ingarbugliati. talmente ingarbugliatamente divertenti [azz. mi è quasi riuscito un chiasmo. glielo devo raccontare al collega che si occupa dell'analisi delle cifre stilistiche di tutti i pensieri. è un tipo un po' tra lo snob ed il professorale. però in fondo son convinto sia un cazzaro pure lui, quando si lascia andare un po']... dicevo talmente ingarbugliatamente divertenti che sembra che un tale amico luca a volte lo perculi con eleganza, per l'arabesco di sognevolezze che gli racconta. questo peraltro conferma quanto cazzo, a volte, quelli dell'inconscio mandino su roba che verrebbe da mettersi le mani nei capelli. sempre ne avessimo. che non ostante la batteria e la bravura degli sceneggiatori dei sogni vengano fuori quelle circonlocuzioni di situazioni per cui a volte mi perdo, quando provano a raccontarmeli. comunque mi sto perdendo un po' via. che sarò pur scomodo, come pensiero. ma sarei anche disonesto intellettivamente se non riconoscessi che tendo a lasciarmi prendere la mano pur io, in fatto di prolissità. è che mica non lo sapevo avessi tempo. che son riuscito a farmi spiegare come accedere al pannello di controllo di questo blogghettino - mi pare lo chiami così - e poter scrivere liberamente, rivolgendomi a te, che mi han detto che ti chiami cinqueoseisparutilettori, e fare un po' compiutamente quello che sarei tenuto a fare, in quanto pensiero scomodo. cioè un pensiero che rompe i coglioni, che dovrebbe pungolare: ovviamente a fin di bene. che noi gli si vuole bene a quello lì fuori. quelli dell'inconscio suggeriscono che noi gli si voglia più bene di quel che a volte lui vuole a sé medesimo. però, ancora, è quello che si può desumere da quell'appallotolato che mandano su. che poi c'è anche il collega pensiero analitico, che sbroglia il brogliaccio [uau, un'allitterazione, devo proprio dirglielo a quello snob delle cifre stilistiche]. pensiero analitico che ormai è in trance agonistica da anni. che razionalizza tutto quel che gli capita a tiro. a volte pisciando pure fuori da vaso. tipo quando nell'incedere sfrenato ha incasellato le creazioni artistiche dei colleghi irrazionali. è venuto giù un pieno che non ti sto nemmeno a raccontare, cinqueoseisparutilettori. che ad un certo punto qualcuno sembrava addirittura abbia suggerito alla signora consapevolezza di intervenire lei. e quando costei prende in mano la situazione non ci sono cazzi [anche se ne mondo degli umani complessi, là fuori, far riferimento a dei cazzi quando c'è di mezzo una signora non è elegantissimo. ma almeno qui dentro noi ci si può prendere delle libertà espressive. e poiché si è capaci di guardarsi nelle palle degli occhi e parlarsi con sincerità, non ci sono grandi problemi]. insomma, la signora consapevolezza: sembra che abbia addirittura ventilato al pensiero analitico: forse è il caso si decida di andare sempre di meno da odg, che ti sei montato la testa, da quando ha preso il ritmo delle sedute. che faceva il punto cercando una sintesi col sé inconscio. che tutti sanno bene che non è esattamente una cosa così semplice. ma almeno ci provava. ecco. mi sono perso di nuovo. che volevo dire che noi gli si vuole bene. anche se sono un pensiero scomodo. anzi. proprio perché sono un pensiero scomodo il mio ruolo è fondamentale. e non ci credo nemneno poi tanto che sarei più efficace se riuscissi a metter da parte l'influenza che ha avuto il mio parente acquisito, per affinità affettiva, che poi sarebbe il pensiero flusso di coscienza. che poi io riesco appunto ad uscire solo il sabato. come scrivevo già sopra. quindi una volta che riesco a sgranchirmi le braccia sotto forma di cogito, poi mi faccio prendere la mano. anche se ho poco tempo. però questo sabato è più distratto del solito. pensa alla suggestione di marco revelli sulla logistica come buchi neri del capitalismo. da quel che raccontavano i colleghi penseri della task force del guazzabuglio delle possibili cose da fare e/o scrivere, sembrava volesse farci un post. però sta anche pensando al perché di quegli sbalzi d'umore a tornare nell'hometown. e quel crollo emotivo nel tardo pomeriggio. appena prima di riprendere a  camminare, con lo zaino in spalla, pieno di bottiglie di acqua fresca. oppure al fatto delle canzoni che più o meno ciascuno ha dentro, al pari delle poesie, o dei romanzi. tipo degli ovuli in dotazione a chiunque. ma solo pochi fortunati sanno come portarli fuori e farli germinare. a riguardo c'è il collega pensiero archivista, che ha tirato fuori di nuovo la storia di quella specie di visione - che si richiuse e sembra non essersi aperta poi così tanto - quando guccini iniziò il concerto, dentro il palatrussardi, che però non si chiamava già più palatrussardi. la storia della visione che ci aveva dentro delle canzoni, che bisogna tirar fuori. quasi che l'emozione per quell'inizio di concerto - il primo concerto che vedeva del guccio - gli avesse mostrato tutti quegli ovuli da fecondare. e a proposito di fecondazione, non è esattamente quello che ha in testa, orchestrato dai colleghi dei pensieri ossessivi. ma l'azione che ci sta intorno sarebbe quella per cui capita che, in determinati contesti - anche la storia dell'umanità è costellata di contesti che non erano previsti o esattamente voluti - si finisca per fecondare. tutta questa circonlocuzione per dire che ha un desiderio scomposto di scopare. talmente scomposto che il collega pensiero analitico ha il sospetto che ci sia sotto altro [poi il collega pensiero triviale ha buttato lì: sì, possibilmente non troppo glabro]. un qualcosa di ossessivo ad un po' sospetto. tanto che il pensiero di buon senso, che da quando si è affrancato del tutto da quel coglione di pensiero bigotto-moralistico è tutta un'altra freschezza di pensiero. e insomma, il collega pensiero di buon senso, sta facendo notare che magari il succedaneo non aiuta. considerazione di buon senso - d'altro canto nome-omen - che è scevra da qualsiasi elemento giudicante, qindi meglio. peraltro c'è anche l'aspetto curioso degli sceneggiatori onirici, che la mettono giù così, arrivati i bussolotti scombinati da quelli di sotto dell'insconscio. e il plot del sogno è sempre più o meno questo: gli mostrano l'approssimarsi alle delizie di una donna, che è armonico, confortante, incoraggiato da segni e segnali. segni e segnali che lui nel sogno è così soddisfatto di intercettarli, trovarli così interessanti e suadenti. e di dar loro seguito. solo che quando si avvicina per farlo e per concretizzare, il sogno svapora. sono bastardi nella loro geniale verve creativa, quegli sceneggiatori.

comunque. insomma. forse non sono stato esattamte di parola, cinqueoseisparutilettori. però davvero volevo essere molto più rapido a scrivere. il collega pensiero para-artistico dice che spesso lo fa pure quello lì fuori. collega pensiero che peraltro è sempre più avvizzito e diafano. che sono lustri che spera di essere messo sotto a far cose a profusione. invece si sta rimpicciolendo, minuto. si pensava destinato ad altre sorti. e invece eccolo lì. d'altro canto lo consoco bene quel collega. capita che ci si incroci nei momenti in cui le maglie sono meno strette. si narra che in passato fosse stato pompato e gasato da altri colleghi, quelli che litigrano spesso col principio di realtà. ed ora, il pensiero para-artistico paga pure lo scotto del rebound post evento traumatico dell'essere stato abandonato. però appunto ci conosciamo un po', quanto meno per esserci incrociati spesso. è che quando tocca a me, e riesco a farmi un po' strada tra tutto il pogare di tutti gli altri colleghi. anche quello dell'inedia, che lo blocca quello là fuori, proprio perché sgomita che levati qui dentro. insomma, ormai ho capito debba andare vado giù un po' deciso. però con questo ho meno tempo per dar retta agli altri. e quindi sfumano anche le possiibilità di sinergia, con i colleghi in gamba. e quindi pungolo da solo. ed è il mantra che son solito ricordargli. ormai non è più una questione se quel lavoro ti piace o meno. non ti piace ma ti riesce talmente bene che, anche uno con le voraggini di autostima, no vabbhé, ora diciamo gruviera di autostima, non può non trarne una qualchce forma di giovamento. quindi non è una questone di piacevolezza del lavoro. è che quel che succede là dentro, oramai, genera nausea importante, che sta veneficando il personalissimo zeitgeist. e il dubbio - fastidioso, lo so - è quanto potrai reggere fino a sprofondare in una qulche voraginetta, che poi voglio vedere quanto ci metti per venirne fuori. un'alternativa c'è e ci deve essere. certo, bisogna cercarla. e l'intuizione ci sia altro è meno eterea degli ovuli con dentro le canzoni, che sono da fecondare. in quanto pensiero scomodo non è così fuori da un principio di corerenza ricodare che non sei così felice. anzi. che va bene la fattura. ma che non può ridursi solo quasi a questo. che sono fastidioso. lo so, ci son per quello. ma è per non farti dimenticare che c'è comunque e sempre un'alternativa. forse oggi mi sento un po' più gradasso del solito. come mi percepissi un po' più percepito. tanto che son riuscito a scrivere un post per il tuo cinqueoseisparutilettori. e dovrei ricorare a cinqueoseisparutilettori di dirglielo, buttandola lì anche lui, ogni tanto. è ben più che probabile che non ti ascolterà. specie in settimana, quando io finisco di nuovo appiattito e schiacciato da cinque giorni di deliri, di là dentro. non so se e quando verrà giù quell'infrastruttura che accoppia insoddisfazione e fattura. anche se, prima o poi, finirà ovvio. tutto dipende da quando, come, perché. ad esempio, prendendo esempi migLioni di volte più immensi: manzoni deve usare la peste del '600 per sgarbugliare la situazione che ha incasinato nei primi trequarti del suo romanzo [è suggestione del collega archivista]. in ogni caso ma questa cosa gli porta nocumento. un'alternativa c'è. per quanto non sono così sicuro che i giorni di ferie - mica come te cinqueoseisparutilettori, che sei buono a prenderteli e goderteli - possano cambiare granché. per quanto che cominci a farle, e poi ne riparliamo. aiuteranno almeno a sopportare meglio. cosìcché io possa usire con ancora più efficacia. magari non solo il sabato. magari non forzando le maglie. tutto molto più naturale e liscio. in quando pensiero fastidioso, pregno d'esserlo, so che in fondo ho ben ragione. per quanto provi ad ignorarmi. vorrei solo evitare di essere travolto. anche perché sennò c'è il grosso rischio venga giù pure lui. ma un'alternativa c'è.

e non vedo l'ora se la pigli 'st'alternativa. non avrò più motivo di essere. e verosimilmente finirò, giù nel ricettacolo fecondo dei pensieri andati. che fa un po' humus. ma l'humus sa concimare tanto bene. e quindi così andrà bene. anche perché sarà un bellissimo collega di pensiero di serena rappacificazione con il sé a prendere il mio posto. ma ricordatemi pure tutti, che avevo cazzo ragione.

ma questo, appunto, in un futuro che non sia troppo in là. e se ti capita, cinqueoseisparutilettori. butta lì suggestioni pure tu. quando magari sarò tornato in gabbiotto. che sia tu direttamente, cinqueoseisparutilettori. chi sia quel che sia.

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