Saturday, June 5, 2021

errenneamessaggeri

quindi sembrerebbe che saranno sequenze di rna messaggero, quelle che insegneranno al mio sistema immunitario a creare gli anticorpi contro questo fottutissimo virusssssedemmerda. anche se il virusse fa il suo, nel senso che prova a replicarsi. ci ha questo riflesso pavloviano genetico. è tutta la sovrastruttura che viena giù. coinvolta, tutta coinvolta, con variegatisssssssssssssssime modalità.

quindi lo spero. che avanzi un qualche pezzo di rna messaggero. nel senso che il più faccia il suo, insegni al mio sistema immunitario. e poi avanzi un qualche brandello di informazione che sappia sintezzare schiocchi di dita in rapida sequenza, due-tre volte - cluick-cluick-cluick - proprio in fronte frontale alla mia testa un po' sbiellata. mo basta. aiò. sveglia. muoviti. dis-ciula il culo. su, su. insomma, cose così.

figurativamente, ovvio. ma son quei simbolicamente in cui un po' ci spero.

d'altro canto il codice dentro l'rna è messaggero. appunto. ti spiega come si fa. ma mica lo fa lui. fare. il fottutissimo fare. voce del verbo ripigliatiquellochesarebbeunosprecolasciarscivolarevia. da coniugare col modo: fanculo l'effetto che la vita non sia altro che "il diversivo delle incomenze da assolvere mentre la cosa che aspetti continua non succedere" [cit.]. insomma. occhei il libretto d'istruzioni. ma dalla speculazione intellettiva bisogna pur declinare stimoli nervosi, tendini e muscoli che s'adoperano. pensiero che da potenza si fa atto. mettere 'sta cazzo di marcia. mollare gradualmente la frizione. energia che da termica si fa cinetica. muoversi. agire.

cluick-cluick-cluick.

nei primissimi giorni della chiusura hhharde, marzo dello scorso anno, ricordo di queste specie di percezioni ex-ante. venivano e andavano. roba rapida. flash in cui mi pareva di intravvedere in infilata i riverberi di quel che sarebbe successo. sapevo che, non sapevo come. il senso di smarrimento. la diffidenza della vicinanza delle persone, che si sarebbe infilata infingarda negli interstizi più bastardi da stanare. roba complicata da levarsi di dosso. l'involuzione cui sarei andato incontro. il grande boh di quello che sarebbe venuto. la grande onda che ci avrebbe spazzati tutti, per quanto in maniera variegatissima. ognuno a suo modo. un incamminarsi verso qualcosa di decisamente nuovo e mai provato prima. all'inizio, come avessi la necessità di darci un senso [tipo l'ossigeno di cui erano affamati chi si ammalava, chi moriva], ho davvero creduto avremmo potuto imparare tutti - tutti - qualcosa. per far 'sì che 'sto infarto della storia [cit.] non venisse invano. tanto lo credevo così come quanto sapevo sarebbe stata complicata, lunga. per quanto complicato e lungo possano essere concetti decisamente relativi e declinabili - anche per le varie angolature di reclinazioni per porgere le terga.

quella sensazione di grande incognita, che si spalacava davanti, non era granché piacevole. anzi. il non sapere. smarrimento appunto.

il giorno di pasqua lessi un articolo di massimo recalcati. nel senso di psichiatra-analitico. sembrava lo avesse scritto apposta per me. o meglio: prendendo spunto dai dubbi e le percezioni intorcigliate che mi giravano dentro. per prenderli, srotolarli, di-spiegarli, appunto. a dare senso e forma e perché a quei dubbi, con le percezioni conseguenti. e scrisse anche che il punto di svolta sarebbe stato il vaccino. ma non tanto dal punto di vista dell'ammaestramento del sistema immunitario di tutti. no. come chiave di volta. l'appiglio per cominciare a dare un ordine a quel senso di mai provato prima. come il grimaldello là in fondo, cui guardare con fiducia per ricondurre la realtà di un'esperienza così mis-conosciuta: sapendo che si sarebbe congiunta con un domani che avremmo riconosciuto come simile a quello che c'era prima. ci sarebbe stato insomma un dopo a quel presente così spiazzante.

per un attimo ho davvero visto una specie di luce, là in fondo. sapevo si era nel tunèl. sapevo sarebbe stata lunga. ma in quel momento ho visto esattamente la cosa. ed è stata un'onda pazzesca in cui si realizza che tutto ha un senso perpetuo e continuo. l'ho capito. un attimo. e poi di nuovo dentro nel tunèl. come tutti, ciascuno a suo modo.

poi è passarci in mezzo, al tunèl. che non è come immaginarselo ed averne contezza si sarebbe dovuto passarci. passarci è altra cosa. anche lo star passandoci adesso. ora. durante la scrittura di questo post.

però oggi ho ripensato che leggendo quell'articolo, per un momento, ho visto e ho capito.

poi non avrei potuto spiegarlo. e non tanto perché mi avrebbero guardati basiti e perplessi - ed in fondo stigrandissssssimicazzi, ma mica sono i cinque-sei lettori di qui. e poi in fondo non avrei fatto nemmeno in tempo a spiegarlo. talmente è stata veloce l'inoculatia. talmente ho fatto finta che il tutto venisse con una indifferente e bellissima normalità del divenire.

però un po' ci spero che davvero faccia 'st'effetto. come un punto di giunzione di averla vista e capita, quel giorno là.

che 'sto cazzo di errrrennnneamessaggero avanzi un qualche brandello di informazione, e mi suggesioni come fare.

cluick-cluick-cluick.

muovi il culo.

fai.

sta arrivando il dopo. e vedi che magari hai pure imparato qualcosa.




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