Monday, August 15, 2022

post d'intermezzo ferragostano: di moti [interiori] a luoghi [che sembran sempre quelli. come l'acqua di fiume che sembra che è ferma ma hai voglia se va]

da piccolo scolaro ero un fervidissimo campanilista. e lo ero nella maniera più lineare e ovvia possibile. io vivevo in piemonte. quindi il piemonte era la regione più fantasticherrima esistesse. figurarsi la debosciata lombardia. torino era bellissima, milano doveva essere uno schifo. matreme mi fece notare che comunque lei era pagata dalla provincia di milano [tuttuncomplessodicose]. non fa nulla, allo 'stigrandissssimicazzi dovevo ancora arrivare. il piemonte su tutto, la sicilia troppo lontana per i miei strali, che gli portava via il primato di regione più grande d'italia. e poi confinava con ben quattro regioni, il piemonte non la sicilia. portando via alla sfigata lombardia la liguria. già, perché c'è un lembo di piemonte che incrocia con l'emilia, un piccolo istmo trebbiano. come si baciassero furtivamente. lo guardavo ammirato sulla cartina appesa al muro, appena lì accanto. chissà com'era quel ricciolo d'intuzione dei tratti dei confini, quella gentile concessione del piemonte a farsi toccare dall'emilia. chissà com'era passarci lì in mezzo, quel tratto fortunato.

lo feci molti anni dopo, d'estate. era un giorno con tutte le carte in regola per essere bellissimo. gita fuori porta con l'amica del cuore, e naturalmente il suo compagno di allora. avevo appena finito di leggere "pompei" di harris, ed ero esaltatissimo. l'amica del cuore si risentì. eh. ma parla dell'eruzione del vesusio, lì sotto abitano i miei. ci rimasi un po' male. come se costruirci un romanzo diciannove secoli dopo fosse lesa maestà per costei. o leggerlo rapito. ma quella giornata, quel giorno, fu bellissima. quell'anno sembrava fosse bellissimo. pareva andare tutto nella direzione che ero quasi felice, pronto, mi divertivo al lavoro, viaggiavo spesso. era tutto leggero e cose così. e poi questa amicizia con questa persosa che era tra le più importanti della mia vita. che fortuna avercela come amica. e poi le vacanze che stavano arrivando, cui sarei andato incontro senza esitazione a quel giro. prima in barca a vela. a poi in normandia, viaggio più intimo con i miei amici. e col pensiero, forse, c'era 'sta regazzetta che sembrava essere interessata a me. avevo colto delle vibrazioni importanti [la cummmmà liude e l'amico luca dissero di me, mentre lei ed io eravamo fuori [si sentiva il sonoro di milliondollarbeibi, proiezione all'aperto lì accanto], sul ballatoio di casa loro: se non la bacia, dopo tutti i messaggi che gli ha mandato durante la cena, lo si corca di botte. per quanto è più cosa da amico luca che cummmmmà liude]. era tutto quasi perfetto.

a novembre morì mio padre.

in quell'estate, in quel giorno in cui passai in quel lembo di terra che avevo immaginato più e più volte da piccolo scolaro, tutto avrei pensato, tranne che da lì a pochi mesi sarebbe venuto giù abbastanza tutto. la regazzetta mi disse, inizio autunno, che si era permessa di giocare con le mie emozioni, in virtù della nostra amicizia [la conoscevo da sei mesi, per lavoro]. le trasferte finirono a metà ottobre, quando seppi di mio padre. l'altro lavoro mi fu di fatto sfilato: 'ché ora che tuo padre sta male, mica lo sappiamo quanto tempo sarai impegnato ad assisterlo e il resto.

certo. certo. oltre le foto delle vacanze, che sembravano così stranianti ed irreali, era rimasta l'amicizia con quella persona così speciale. avrei voluto averla accanto, in quei giorni. le chiesi di venire al concerto della banda dove mio padre aveva suonato per oltre cinquantanni, il giorno dopo il funerale - tutto accadde con una incredibile sceneggiatura del destino. alla fine declinò. il compagno non stava bene. era complicato raggiungermi da milano.

tutto questo cazzo c'entra col ferragosto?

c'entra. sempre a proposito di amicizie emotivamente provanti, che poi deviano.

perché quel fottuto dell'amico daniele è quello che ha coniato, o riportato, l'idea che: il viaggio è parte della meta. per questo ulisse, odisseo, è così fico. perché la ragione del viaggio è viaggiare. ed ho voluta farla mia 'sta cosa, oggi, in questo ferragosto solitario. che traguarda questo periodo, che sto cercando, temendo, subendo, nuotando la solitudine. sono venuto sul terrazzino, al mare. e non era molto pianificato. e che ho soprattutto voluto farlo lento. non ho toccato gli ottanta chilometri orari nelle lunge e lente e godibilissime ore di viaggio. solo lungo statali, passando in mezzo al lembo di terra tra lombardia e liguria. il piemonte a scorrere a destra. quello che guardavo sulla cartina da scolaro estasiato. quello di quella giornata così viva nella memoria.

e ho rivisto quella collina che si fa monte appennino di nuovo. come se nulla fosse cambiato rispetto a tutti quegli anni fa. c'era ancora il mercatino sotto gli alberi, così generosi a dare ombra. dove il compagno di allora comprò alcuni numeri di tex. in quella giornata che doveva essere così bella, di quel periodo così bello et pieno di fiducia promessica da lì in avanti. 

ci son passato in mezzo. con tutto così diverso, anche se c'era la stessa luce e la stessa serenità del luogo di allora.

nel mentre ho capito, da molto tempo, che quella persona sia stata una delle cose più sciagurate mi sia capitato di incrociare. da lì a pochissimi anni mi si sarebbe parato davanti, compagno nuovo e coinvolgimento nuovo, di come tutto fosse costruito sulla dualità inevitabile. dove c'è un narcisista [mansueto] che vuole essere idolatrato ed avere il controllo, c'è un'altra persona che le dice: ecco, mio idolo, le chiavi di casa, pensa tu alla mia serenità, realizzazione, felicità. che lo si faccia più o meno consciamente cambia un cazzo.

guidavo e ripensavo a quella giornata con la consapevolezza di essere ormai oltre anche quello. come se non ci fosse ormai più da tempo. oltre. per fortuna. quella cesura, quel dolore, quella delusione. masticata e rimasticata. ma quel posto che continuava ad essere interessante.

così come passarci di mezzo lento.

anche perché ci sono comunque sempre io, a viaggiarmi il viaggio parte della meta. nonostante.

non ostante quella giornata che fu una bellissima giornata. ma che si reggeva su elementi disfuzionali e tossici. non ostante di lì a poco sarebbe venuto giù un bel po' di roba. non ostante non riesca a baciare mica poi tanto nessuno su ballatoi o meno. che ogni volta sembra una combinazione astrale, e poi non riesco a tenere. o me ne vado, per fuggire ciò che è tossico.

già perché quei luoghi sembravano così uguali. e siamo cambiati noi. come l'acqua di fiume che sembra che è ferma, ma hai voglia se va [cit]. e siamo, appunto, ancora lì a passarci per quei luoghi. non ostante.

nonostante il viaggio parte della meta è stato un modo per non essere troppo in un luogo per arrivare in un altro. che poi è il trucchetto di questa specie di sottile inquietudine malinconica. con l'estate che è uno dei momenti, tecnicamente, più depressivi. specie per chi è solo, qualsiasi cosa significhi, qualsiasi cosa [non] si faccia, [non] si riesca, per ovviavi. tutto sommato la sto svangando bene. al netto della malinconia inquieta. andare. prendere e spostarsi con la vetturina. come per spiazzare tutto e tutti. più o meno improvvisando. anche il parcheggio, alla fine del viaggio, a metà montagna.

nonostante i passaggi bui - robetta illuminata, a confronto di molto altro per molti altri - nonostante sia regredito socialmente, e a volte ho ancora un po' paura della mia ombra. nonostante le ubbie, le indecisioni, le titubanze.

le amicizie andate, le speranze frantumate, le difficoltà incrociate.

sono un privilegiato. e il terrazzino, che mi si è spalancato, è qui simbolicamente a ricordarmelo. eponimo di tutto quello che è comunque sempre un dono da parte degli altri. anche se ogni tanto la malinconia mi ottunde e non me lo fa percepire così nitida, la fortuna. anche se ora che credo di aver intuito che un bel trucchetto è quello di dare, non aspettando niente indietro. se viene, tanto meglio. lo si apprezza di più. anche il fatto sia libero di prendere, partire, a partecipare lento alla mia meta.

del ferragosto, in fondo, non me n'è mai fregato nulla. nemmeno quando cattolicheggiavo duro e puro. mi sembrava qualcosa di financo troppo etereo e poco emozionante.

è sempre stata una scusa per far altro. quando non una causa di malonconia ancora più grande.

ma passa tutto. come il passaggio dei vari paesaggi che ho visto cangiare così arditamente. siamo noi e siamo sempre diversi. un po' è faticoso. ma è soprattuto vivere.

viaggiatori viagganti. cose così.







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